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Cartoni animati e bambini: effetti sullo sviluppo e consigli per un uso consapevole

Dalla tv pedagogica alla tv dei ragazzi

Il percorso della televisione educativa in Italia ha origini nel passato, già a partire dagli anni Cinquanta con la nascita della RAI si inizia a parlare di “tv pedagogica”. Il termine ha almeno due significati prevalenti: il primo riguarda un atteggiamento primitivo della tv prodotta dalla RAI dagli anni Cinquanta la quale, consapevole della propria influenza sul pubblico, proponeva programmi educativi impliciti ed espliciti offrendosi come una sorta di seconda scuola consentendo così di recuperare carenze scolastiche o di scolarizzare chi non aveva la possibilità di accedere all’offerta scolastica tradizionale.
In anni successivi il termine “tv pedagogica” ha subito una declinazione sul piano ideologico-politico e, da qui in poi, diventa “pedagogica” la televisione che considera il pubblico come un insieme di soggetti immaturi da proteggere, all’interno di un sistema di potere che utilizza la televisione per diffondere i valori e le culture di cui è portatore23.
Il 25 novembre 1958 prendeva il via il progetto Telescuola, un esperimento di scuola attraverso la tv promosso dalla Rai in raccordo diretto con il Ministero dell’istruzione24: si trattava di corsi con programmi analoghi a quelli della scuola ufficiale che consentivano il completamento del percorso di istruzione di base ai telespettatori in situazione di difficoltà scolastica o di abbandono, in particolare in quelle zone dove non erano presenti scuole secondarie sul territorio. Si raccoglievano le persone interessate davanti ad un televisore dalla quale potevano assistere alla trasmissione ed al termine del corso era possibile sostenere l’esame per ottenere la licenza media. L’esperimento ebbe molto successo in termini di ascolti televisivi, considerato che circa quaranta mila studenti vi avevano partecipato durante la prima edizione. Tuttavia, dal punto di vista dell’istruzione il corso di Telescuola non ebbe altrettanto successo in quanto venne calcolato che dei 32mila spettatori, soltanto 800 avevano sostenuto l’esame finale e di questi, solo 500 avevano conseguito la licenza media. Il programma si rivelò quindi fallimentare soprattutto per il fatto che fu calcolato che per ogni alunno erano stati spesi circa 15 milioni per i tre anni di corso e quella cifra avrebbe potuto essere investita in maggiori risorse scolastiche da destinare alle zone in cui non erano presenti scuole medie25.

Un altro esempio di programma facente parte dell’era della “tv pedagogica” è Non è mai troppo tardi del 1960, promosso dalla RAI con il sostegno del Ministero della Pubblica Istruzione e condotto dal maestro e pedagogista Alberto Manzi. Il format del programma prevedeva che il conduttore insegnasse a leggere e scrivere a gruppi di persone presenti in studio e che lo seguivano da casa. Si stima che seguendo questo programma oltre un milione di italiani sia riuscito a conseguire la licenza elementare.
Un approccio con uno stile meno didascalico e meno legato alla didattica era quello della tv dei ragazzi che prevedeva una programmazione specifica dedicata a bambini e adolescenti dalle 16.30 alle 18.30. La politica del tempo dava una grande importanza ai tempi della famiglia e della scuola e questa fascia oraria era stata studiata appositamente per lasciare il tempo ai bambini di svolgere i compiti di scuola prima dell’inizio dei programmi e per lasciare tempo per la riunione familiare al termine26.
Lo scopo di questa programmazione era prevalentemente di concedere un momento di svago a bambini e ragazzi ma, anche qui, non era del tutto assente l’intento educativo: Roberto Farnè sostiene che la tv dei ragazzi aveva il fine di formare il pubblico giovanile attraverso una pedagogia extrascolastica. L’intento non era quello di mettere in discussione l’educazione proposta dalla scuola, bensì di far crescere i telespettatori del futuro educandoli alla cittadinanza attraverso programmi divertenti e interessanti27.



23 R. Farnè, Buona Maestra Tv, La RAI e l’educazione da Non è mai troppo tardi a Quark, Carocci, Roma, 2003 cit. p. 9.
24 L. Bravi, La televisione educativa in Italia. Un percorso di storia sociale dell’educazione, Roma, Anicia, 2021, pp. 20-24
25 Ivi p. 25
26 L. Bravi, La televisione educativa in Italia. Un percorso di storia sociale dell’educazione, Roma, Anicia, 2021, p. 48
27 R. Farnè, Buona Maestra Tv, La RAI e l’educazione da Non è mai troppo tardi a Quark, Carocci, Roma, 2003, p. 115.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Cartoni animati e bambini: effetti sullo sviluppo e consigli per un uso consapevole

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Informazioni tesi

  Autore: Francesca Rota
  Tipo: Laurea magistrale a ciclo unico
  Anno: 2023-24
  Università: Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Scienze della Formazione Primaria
  Relatore: Laura Guidotti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 92

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Parole chiave

psicologia
educazione
cartoni animati
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sviluppo bambino
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