Adolescenti e Social Network: verso un'educazione responsabile
Dalla Media Education alla New Media Education
In questo capitolo l’attenzione sarà incentrata sulle modalità che il campo dell’educazione ha messo in atto per offrire aiuto, guida e sostegno soprattutto ai più giovani, nell’utilizzo delle nuove tecnologie e in particolare dei social network in quanto, come ho già ribadito, bambini e adolescenti sono i soggetti più a rischio quando diventano utenti attivi all’interno delle piattaforme social.
Nonostante ciò, vedremo anche come i social network non rappresentano soltanto un pericolo ma anche un’opportunità di apprendimento per gli studenti e di insegnamento per i docenti.
É necessario sottolineare che esiste da tempo, soprattutto a scuola ma non solo, una forma di educazione che ha avuto per oggetto di studio l’interazione del soggetto con i vecchi e nuovi mezzi di comunicazione di massa e che quindi non stiamo parlando di un fenomeno completamente nuovo.
In particolare facciamo riferimento alla cosiddetta “Media Education”. Questa disciplina si diffuse nelle scuole italiane a partire dagli anni Novanta del secolo scorso anche se ancor prima esisteva una sorta di educazione ai media fra i programmi scolastici: «a partire dagli Anni Ottanta, i nuovi programmi curricolari dei diversi ordini scolastici (nel 1979 per la Scuola Media, nel 1985 per la Scuola Elementare e nel 1991 per la Scuola Materna) prevedono l’inserimento di attività più specificamente collegate ai media, alla comunicazione e alle diverse espressioni manipolativo-visiva, sonoro-musicale, drammatico-teatrale e audiovisivo-massmediale» (Donì, 2015, p. 193). Tutto ciò allo scopo di proteggere bambini e ragazzi dai media considerati come strumenti negativi capaci di manipolare le loro menti essendo deboli e incapaci di difendersi da soli davanti al grande potere di questi mezzi.
Cambia anche lo scopo principale della Media Education, in quanto in passato essa si proponeva di difendere bambini e ragazzi dai comuni mezzi di comunicazione anche attraverso dei semplici accorgimenti sulla limitazione
dell’uso dello strumento mediale in questione, mentre adesso lo scopo principale è quello di creare le condizioni affinché il bambino o il ragazzo impari a difendersi da sé attraverso lo sviluppo di consapevolezza, responsabilità e senso critico.
La Media Education è dunque «quel particolare ambito delle Scienze dell’educazione e del lavoro educativo che consiste nel produrre riflessione e strategie operative in ordine ai media intesi come risorsa integrale per l’intervento formativo» (Rivoltella, 2001, pp. 36-37) e può essere definita anche come «un processo di insegnamento/apprendimento finalizzato non solo all’alfabetizzazione dei linguaggi mediali ma, anche e soprattutto, a favorire lo sviluppo di abilità critiche importanti per una fruizione attiva dei media, e la possibilità di produrre e riutilizzare le forme comunicative e gli strumenti dei media in modo creativo» (Cappuccio, 2015, p. 71). Si tratta, quindi, di una disciplina che integra i contributi delle Scienze dell’Educazione e delle Scienze della Comunicazione e che concentra l’attenzione su due aspetti fondamentali: da un lato mira all’acquisizione, da parte del soggetto, di una consapevolezza critica da trasformare in autonomia riguardo alle scelte effettuate nel quotidiano, dall’altro lato essa mira a riflettere sulle azioni da svolgere con e sui media.
Il contesto in cui si esercita maggiormente questa disciplina è la scuola e per avviare un percorso di Media Education bisogna tener conto di alcune avvertenze generali (Papuzza, 2008, pp. 12-13):
• ogni docente, a prescindere dalla materia, può affrontare un percorso di Media Education in quanto le competenze richieste per un uso appropriato di tali tecnologie riguardano tutti i campi d’esperienza e tutte le discipline;
• la Media Education, oltre a promuovere la conoscenza tecnica degli strumenti, può svolgere un’utile funzione di educazione ai nuovi linguaggi, offre diverse e più ricche possibilità di azione e una vasta gamma di modalità espressive;
• insegnanti e studenti sono chiamati a svolgere un ruolo attivo: gli insegnanti, da un lato, sono stimolati a sperimentare nuovi metodi e tecniche di coinvolgimento nella didattica, volte alla cooperazione e alla collaborazione fra ragazzi; gli studenti, dal canto loro, imparano a stare in classe in modo diverso, diventando più aperti al dialogo, alla discussione e allo scambio delle idee, anche a distanza, sia fra docenti che fra compagni.
Inoltre, la disciplina della Media Education è costituita da tre diversi approcci (Donì, 2015, p. 187):
- Educazione ai media: si propone di educare all’uso critico dei media facendo in modo che il soggetto diventi attivo, autonomo e, non solo consumatore, ma anche produttore di contenuti mediali;
- Educazione con i media: si occupa di facilitare il processo di insegnamento-apprendimento in ambito scolastico attraverso l’utilizzo dei media.
- Educazione per i media: si occupa della formazione professionale del Media Educator, figura essenziale che guida e orienta il soggetto verso l’uso critico e corretto dei media.
Tuttavia, nonostante i grandi passi in avanti compiuti negli anni dai teorici della Media Education, attualmente quest’ultima non è più sufficiente a garantire efficacia ed efficienza al percorso educativo stesso, in quanto i nuovi media come smarthphone, tablet e computer hanno in parte o del tutto sostituito i vecchi media e il pericolo adesso non è più soltanto quello di essere manipolati e condizionati dai media, ma facciamo riferimento ad una pluralità di pericoli a cui i più giovani sono continuamente esposti, come: cyberbullismo, dipendenza da internet, pedo-pornografia online, truffe, adescamento e perdita della privacy.
Tutto ciò ha portato educatori ed insegnanti a parlare di “New Media Education”, cioè di una nuova visione dell’educazione ai media «che deve necessariamente creare quelle strategie educative che possano guidare gli insegnanti della scuola del ventunesimo secolo a coordinare le attività necessarie a creare un ambiente di apprendimento adatto alle trasformazioni educative dell’oggi» (Perfetti, 2015, p. 135).
Il soggetto dell’educazione acquisisce nuove conoscenze e competenze grazie alla figura del Media Educator, il cui compito principale è quello di «saper operare con i media e le nuove tecnologie della scuola e nell’extrascuola e di attivare e gestire processi formativi nel campo dei media e delle nuove tecnologie» (Rivoltella, 2005, p. 17).
Secondo lo stesso Rivoltella (2005, p. 17), tale figura è sempre stata al centro di un importante dibattito in quanto ci è sempre chiesti se essa sia un ruolo o una funzione: se il Media Educator è un ruolo allora si tratta di una nuova figura che si
aggiunge a quelli tradizionali dell’educatore, del formatore e dell’insegnante; se invece esso è una funzione sono gli stessi educatori, formatori ed insegnanti ad assumerne le vesti in un contesto segnato dalla presenza dei media.
Lo studioso comunque sostiene che il Media Educator è sia un ruolo che una funzione senza che l’uno escludi l’altro.
Altro problema che riguarda tale figura è rappresentato dal fatto che nel contesto scolastico il Media Educator spesso è un esperto esterno, come un pedagogista o un educatore, chiamato ad intervenire su determinate questioni mediali per un breve periodo di tempo. In realtà anche gli insegnanti potrebbero fungere da Media Educator proprio come pedagogisti, educatori e formatori ma manca loro un’opportuna formazione che gli permetta di acquisire particolari abilità e competenze nell’ambito dei media, in quanto tali strumenti vengono spesso utilizzati a scuola come semplice supporto o integrazione all’attività didattica tradizionale senza renderli protagonisti di un nuovo modo di apprendere.
Per diventare una figura specializzata nel campo dei media e della comunicazione, e quindi un Media Educator, è necessario seguire particolari percorsi che consentono di acquisire specifiche competenze riguardo al campo delle Scienze della Comunicazione e delle Scienze dell’Educazione.
In particolare, secondo Rivoltella (2005, p. 21) si tratta di dotare il Media Educator di una “cassetta degli attrezzi” al cui interno vanno inserite almeno queste competenze che vanno necessariamente acquisite se si intende diventare un esperto dei media:
• metodi di lettura dei contesti;
• competenze relative alla progettazione dell’intervento formativo;
• tecniche di gestione dell’aula e dei gruppi;
• competenze di tutoring, supervisione, valutazione;
• conoscenza dei linguaggi e dei processi dei media;
• metodologie e pratiche didattiche.
É necessario, quindi, comprendere che di qualsiasi tematica si occupi l’educazione, compresi i media, non vanno mai affrontate con leggerezza e senza responsabilità, poiché c’è in gioco la vita di soggetti (soprattutto giovani) che stanno affrontando un percorso di crescita interiore e se non aiutati o guidati con cura, possono essere vittime di conseguenze negative a volte anche gravi.
Per questo motivo anche un percorso di Media Education necessita di figure esperte capaci di intervenire nel caso in cui i media rappresentassero un problema per i più giovani ma anche per far conoscere loro le opportunità che tali strumenti possiedono per la loro crescita.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Adolescenti e Social Network: verso un'educazione responsabile
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Informazioni tesi
Autore: | Rosalia Geloso |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2019-20 |
Università: | Università degli Studi di Palermo |
Facoltà: | Pedagogia |
Corso: | Scienze Pedagogiche (Lm-85) |
Relatore: | Enza Sidoti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 73 |
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