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Le Radici Evoluzionistiche della Violenza sulle Donne

Dalla gelosia sessuale alla violenza

Dalla diversità delle strategie di scelta del partner e dalle differenze rispetto ai meccanismi che attivano la gelosia, derivano le diverse tattiche messe in atto da uomini e donne utili per preservare la fedeltà del partner (Costa e Corazza, 2006). Ad esempio le donne puntano sul loro aspetto fisico, dato che per gli uomini è uno dei maggiori richiami verso una donna, oppure cercano di far ingelosire il partner intrattenendo rapporti amichevoli e confidenziali con altri uomini, al fine di richiamarne l’attenzione. Mentre le tattiche utilizzate dagli uomini fanno leva maggiormente sugli aspetti economici e dunque consistono nel fare regali costosi alla propria donna, oppure sono volte a nascondere la partner impedendole, ad esempio di indossare abiti vistosi o di frequentare altri uomini ( Costa e Corazza, 2006).

Questo tipo di tattiche utilizzate dagli uomini gelosi, che temono l’infedeltà sessuale della partner e quindi l’eventuale incertezza di paternità, vengono raggruppate sotto il nome di “mate retention” (Buss e Shackelford, 1997) : cioè dei tentativi e delle strategie utilizzate per fare in modo da trattenere a sé la partner per evitare che ella tradisca sessualmente, o che lasci la coppia per dirigersi altrove. Buss (1988) ha suddiviso le strategie di “mate retention” in due tipologie di comportamenti: le manipolazioni intersessuali, ovvero i comportamenti rivolti al proprio partner; e le manipolazioni intrasessuali, ossia quei comportamenti che vengono rivolti ai possibili rivali dello stesso sesso.

Per quanto riguarda la prima tipologia di strategie, essa include:

a) La sorveglianza diretta, ossia tutti quei comportamenti di vigilanza, di occultamento della partner e di monopolizzazione del tempo. Dei chiari esempi possono essere i pedinamenti, o il controllo ossessivo delle chiamate ricevute ed effettuate, o ancora evitare di portare la propria compagna in luoghi frequentati da altri uomini. Ognuno di questi comportamenti è alla base di quel sentimento che Wilson e Daly (1992) definiscono come senso di proprietà e possesso nei confronti della propria partner e che a volto a limitarne il più possibile la libertà sessuale;

b) Gli stimoli negativi, con i quali ci si riferisce a dei comportamenti aggiuntivi a quelli elencati sopra che hanno sempre lo scopo di evitare l’infedeltà sessuale della partner. Per esempio, quando il marito si arrabbia con la moglie urlando, o dando dei calci a degli oggetti. In pratica si tratta di comportamenti volti ad intimorire e anche a minacciare la compagna.

c) Gli stimoli positivi, cioè quei comportamenti che hanno sempre l’obiettivo di favorire la fedeltà della partner, ma che non entrano in conflitto con gli interessi di una relazione romantica. Ad esempio, fare dei regali costosi alla propria partner o portarla a fare un viaggio.
Mentre i comportamenti relativi alla manipolazione intrasessuale includono tutti quei segnali pubblici di possesso, come tenere per mano o abbracciare la partner, in modo tale da dissuadere gli eventuali rivali.

Tutti questi comportamenti vengono messi in atto a causa della gelosia sessuale dell’uomo e quindi del suo senso di proprietà e possesso nei confronti della donna. Siccome la gelosia è il motivo scatenante della violenza contro la partner, Wilson et al. (1995) hanno dimostrato che tali comportamenti, se messi in atto ossessivamente, in genere possono preannunciare l’uso della violenza nei confronti della propria compagna. Per dimostrare ciò, Wilson et al. (1995) hanno intervistato un campione rappresentativo di donne alle quali hanno chiesto se il loro compagno era geloso e se aveva attuato uno di questi comportamenti.

A coloro che avevano risposto positivamente alle prime domande, sono state rivolte altre interviste, dalle quali è risultato che circa il 56% delle donne intervistate avevano subito violenze spaventose e che il 76%, invece, aveva dovuto ricorrere a delle cure mediche in seguito a delle lesioni (anche se non gravi) riportate a causa di un attacco di violenza da parte del proprio compagno.
Wilson e Daly (1982) hanno inoltre aggiunto che il senso di proprietà e possesso è il motivo alla base della maggior parte delle violenze domiciliari e degli omicidi nei confronti delle donne, e che tale sentimento si evoluto nel corso dei millenni per evitare che la propria compagna tradisse sessualmente e di conseguenza per evitare di dedicare tempo e risorse ad una prole altrui. Dispiegare investimento paterno su figli di altri uomini, è sempre stato, per i nostri antenati maschi, un errore gravissimo da evitare con qualsiasi mezzo, anche con la violenza o addirittura con l’omicidio. Tale violenza è stata da sempre rivolta, non solo nei confronti della donna, ma anche nei confronti dei rivali dello stesso sesso (Gulotta e Del Castello, 2002).

A dimostrazione del fatto che la violenza sia usata per prevenire l’incertezza della paternità, Shackelford et al. (2004) hanno effettuato una seria di ricerche volte a valutare il rapporto tra la differenza di età tra partner e il rischio di violenza. Ebbene: il risultato di tali ricerche è stato che nelle coppie in cui la differenza di età era notevole, i casi di violenza nei confronti della partner erano maggiori rispetto a quelle coppie in cui la differenza di età era minima. In particolar modo è stato verificato che il rischio per una donna di essere picchiata, o addirittura uccisa, dal marito geloso in un contesto di una vera o presunta infedeltà sessuale femminile aumenta con il decrescere dell’età della donna.

In altre parole, le donne più giovani corrono un rischio maggiore di essere percosse o uccise. Da un punto di vista evoluzionistico, ciò avverrebbe perché le donne più giovani si trovano nel loro periodo riproduttivo migliore, e quindi il rischio di avere figli da una relazione extraconiugale è più alto. Di conseguenza per le donne che volgono al termine della loro età riproduttiva, la probabilità di essere maltrattate dal partner si abbassa notevolmente.
Comportamenti di violenza si possono manifestare, non solo all’interno di una relazione di coppia, ma anche nei confronti di una donna che ha deciso di porre fine alla relazione e, quindi, di abbandonare il compagno (Wilson e Daly, 1996). Casi di violenza e omicidi avvenuti nei confronti delle ex-partner, infatti, sono molto comuni e diffusi in tutto il mondo, nella stessa misura in cui la violenza viene agita in un rapporto di coppia. La psicologia evoluzionistica ci spiega una serie di ragioni per cui questo avviene.

Innanzitutto, va precisato che il fattore scatenante è sempre la gelosia sessuale, la quale, in questo caso, si attiva perché l’abbandono della partner può dare luogo al rischio di perdere l’accesso alla sua attività riproduttiva. Inoltre, se la donna in questione decide di relazionarsi con altri uomini, può causare una cattiva reputazione nei confronti dell’ex-partner, il quale, così, rischierebbe di perdere credibilità agli occhi dei rivali. In tal caso, l’omicidio sarebbe motivato dalla necessità di privare i rivali delle risorse riproduttive della propria compagna. Non solo: l’omicidio della donna provocherebbe anche l’omicidio di un eventuale embrione fecondato con un altro uomo. Naturalmente, tutto questo servirebbe anche a dissuadere eventuali rivali futuri (Buss e Duntley, 1998).

La vera o presunta infedeltà sessuale della donna, secondo la prospettiva evoluzionistica, è anche il motivo per cui avviene la violenza sessuale all’interno di una relazione di coppia ( Goetz e Shackelford, 2006). Tra il 10% e il 26% della donne dice di aver avuto esperienza di uno stupro almeno una volta all’interno, sia di un matrimonio, sia di una relazione di fatto (Finkelhor e Yllo, 1985; Hadi, 2000). La coercizione sessuale in una relazione intima non include quasi mai la violenza fisica, dato che gli uomini sono più propensi a costringere sessualmente la loro partner facendo leva su pressioni di tipo emotivo e psicologico, per esempio attraverso la promessa di allusivi benefici o minacciando della fine della relazione (Basile, 1999; Goetz e Shackelford, 2004). Anche la violenza sessuale funzionerebbe come tattica per evitare di crescere figli non propri, e per questo viene messa in atto quando l’uomo sospetta di essere stato tradito, con lo scopo di introdurre il proprio seme (e quindi il proprio patrimonio genetico) nell’apparato riproduttivo della partner.

A tal proposito, Buss (1999) parla di competizione spermatica, che secondo lui, risulta essere un significativo segnale che nella preistoria la competizione tra maschi si sia sviluppata anche a livello di lotta tra spermatozoi in risposta agli eventuali rapporti non monogami delle femmine (Baker e Bellis, 1995). Infatti, anche per la donna preistorica era vantaggioso avere dei rapporti con altri maschi: si potevano ottenere benefici dal nuovo partner, geni di migliore qualità se il maschio era più aitante e un compagno di rimpiazzo in caso di morte del partner (Buss, 2000). Si potrebbe facilmente dedurre a questo punto, che le manifestazioni del maschio geloso nei confronti della propria compagna siano mitigate dalla presenza di figli di cui si ha la certezza che siano propri.

È stato dimostrato, infatti che nelle coppie in cui vi siano figli generati dalla donna in una precedente relazione, il rischio di subire violenza è molto alto (Wilson, Daly e Daniele, 1995); ed è molto alto anche il rischio che sia commesso un familicidio, ossia che oltre alla madre siano uccisi anche i figli (Daly e Wilson, 1988).
Per sintetizzare quanto detto finora, potremmo dire che l’uomo utilizza la violenza nei confronti della propria partner quando teme, o quando ha la certezza di essere stato tradito sessualmente, perché questo comporterebbe il rischio di non perpetuare la propria linea genetica e di investire risorse nei figli dei rivali. Per questo motivo l’uomo è mosso ad agire da sentimenti di gelosia sessuale o dal senso di proprietà e possesso. La donna, raramente uccide il proprio compagno e quando lo fa, è mossa prevalentemente dall’istinto di difendere sé stessa e/o i propri figli.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Le Radici Evoluzionistiche della Violenza sulle Donne

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Informazioni tesi

  Autore: Gilda Ranauro
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi del Molise
  Facoltà: Economia
  Corso: Scienze del servizio sociale
  Relatore: Marco Marchetti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 67

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Parole chiave

donna
abuso
gelosia
violenza domestica
psicologia evoluzionistica
incertezza paternità

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