Il problema delle leggi in psicologia secondo Adolf Grünbaum e Kurt Lewin
Dall’esperienza alla legge: il problema dell’induzione
Come abbiamo visto, nel sostenere la propria concezione restrittiva della legge, Kurt Lewin distingue il processo induttivo che porta ad una generalizzazione statistica (la "regola") da quello che procede "da un esempio a un tipo" (il quale invece porta alla formulazione di una "vera" legge). Egli tuttavia non dice molto su come questa progressione avvenga, e in particolare non si sofferma ad esaminare le caratteristiche logiche del misterioso processo conoscitivo che a partire dall’ osservazione sperimentale di un caso singolo (e/o un di certo numero di casi) ci permette di arrivare ad una legge. Come vedremo, invece, nella sua critica a Freud Adolf Grünbaum muove da una concezione molto piu’ articolata e moderna della natura e delle caratteristiche dei processi induttivi, e del loro delicato legame con la predittività che secondo la prospettiva logico-empirista contraddistingue le leggi scientifiche. Per difendere la sua asserzione di validità universale della legge Lewin infatti critica Bacone e le sue tabulae presentiae come "aristotelici", facendo appello a Kant e alla sua idea di un principio di causazione universale valido a 69Grünbau (22001)2 39 priori. Nel far questo, egli apparentemente trascura il fatto che – come giustamente osservato da Karl Popper – "già dall’opera di Hume si sarebbe dovuto vedere chiaramente che in relazione al principio d’induzione possono facilmente sorgere contraddizioni; e si sarebbe anche dovuto vedere che esse possono venire evitate, ammesso che lo possano, soltanto con difficoltà."
La mancanza di attenzione a questo rilevante problema da parte di Lewin potrebbe forse essere attribuita ai limiti della sua formazione filosofica, e alla complessità e pervasività delle difficoltà logiche insite in un esame approfondito del problema dei limiti dell’induzione, processo conoscitivo su cui peraltro egli basa la sua idea di legge. "L’inferenza induttiva" scrive Hans Reichenbach, "è lo strumento della previsione", e come osservato anche – seppure in tutt’altra prospettiva – dallo stesso Popper, "agli occhi dei sostenitori della logica induttiva il principio di induzione riveste un’estrema importanza per il metodo scientifico: ‘questo principio – dice Reichenbach – determina la verità delle teorie scientifiche … senza di esso la scienza non avrebbe più il diritto di distinguere le sue teorie dalle creazioni fantastiche e arbitrarie della mente del poeta."
Nonostante quindi Lewin non lo affronti, il problema di giustificare logicamente la base empirica delle leggi riguardanti le classi di fenomeni sperimentalmente "elusivi" che per primi costituirono l’oggetto di studio della psicoanalisi ovviamente rimane, e senza dubbio costituisce un aspetto filosoficamente molto complesso della questione di cui ci stiamo occupando.
Questa complessità emerge ancor di piu’ sul piano pratico se pensiamo al fatto che nel caso di leggi riguardanti eventi mentali complessi (come per esempio la decisione di partecipare ad una riunione) si tratterebbe di giustificare la validità di processi induttivi la cui "base empirica" è, come abbiamo piu’ volte osservato, molto difficile da dimostrare. A questo proposito Grünbaum stesso pur nell’avanzare la sua critica alla psicoanalisi mette in guardia i suoi colleghi dall’adottare un approccio superficiale verso le importanti questioni sollevate da questa teoria quando scrive che "l’incapacità di certi filosofi della scienza di individuare una qualsiasi conseguenza controllabile della teoria freudiana dimostra che essi non ne hanno studiato a fondo o non ne hanno padroneggiato il contenuto logico, non dimostra certo una carenza scientifica della psicoanalisi ... per queste ragioni respingo la presupponente aspettativa secondo la quale, se le ipotesi psicoanalitiche di alto livello sono controllabili, qualsiasi accademico intellettualmente dotato dovrebbe essere in grado di escogitare per esse controlli potenzialmente falsificanti."
Quello di testare logicamente e metodologicamente la solidità della base empirica delle prime leggi proposte per spiegare il funzionamento di processi mentali "profondi" e non direttamente osservabili è dunque il problema di cui si occupa Adolf Grünbaum attraverso la sua critica alla psicoanalisi, critica che come vedremo fu appunto mossa dal desiderio di dimostrare (contra Popper) che il tradizionale criterio induttivistico continuava ad offrire un efficace criterio di demarcazione tra scienza e pseudo-scienza anche quando veniva applicato alle teorie di Freud.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Il problema delle leggi in psicologia secondo Adolf Grünbaum e Kurt Lewin
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Informazioni tesi
Autore: | Maria Grazia Di Giorgio |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2012-13 |
Università: | Università Telematica "E-Campus" |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | Scienze e tecniche psicologiche |
Relatore: | Giuseppe Lo Dico |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 57 |
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