La Sindrome di Alienazione Genitoriale: Violenza Invisibile sui Minori
Dall’affidamento esclusivo all’affidamento congiunto
Non ci sono dati consistenti che dimostrino quanto il padre sia meno competente della madre, ma è un dato comune che i padri non affidatari diventino meno presenti nella vita dei figli dopo la separazione, in quanto il cambiamento di residenza, lo status socio-economico, un secondo matrimonio o una nuova convivenza sono fattori maggiormente legati alla figura maschile. L’affidamento esclusivo alla madre sembra, invece, garantire il benessere psico-fisico-affettivo del bambino, è vista come la soluzione più facile e comoda e nella maggior parte dei casi da provvisoria diventa definitiva.
Una premessa è importante fare. La qualità della relazione tra genitori e figli dopo la separazione dipende dal tipo di vicinanza/distanza emotiva che esisteva, dal grado di conflittualità precedente la separazione, dall’effetto che ha avuto questo cambiamento sulle vite di tutti e dalle risorse sfruttate nella fase post-separazione; tutti questi elementi sono importanti per garantire l’opportunità o meno di mantenere i contatti. Una soluzione più equa a differenza dell’affido esclusivo o “alternato”, che si sta affermando sempre più, è l’affidamento “congiunto”. Tuttavia, benché questa ipotesi sia contemplata dalla nostra normativa in sede di divorzio, ottenerla comporta numerose difficoltà e richiede requisiti particolari: primo fra tutti il consenso di entrambi i genitori.
L’affidamento congiunto o “custodia associata” è entrato in vigore in Italia con la legge n. 54 del 16 marzo 2006 e definisce quella situazione in cui, a seguito della separazione coniugale e in assenza di un contenzioso tra i coniugi, i figli non sono affidati esclusivamente all’uno o all’altro genitore, ma sono inseriti in un’identica relazione con entrambe le figure parentali. In questo modo è possibile garantire la partecipazione di entrambi i genitori al processo di sviluppo del figlio e promuovere il suo reale interesse. A differenza dell’affidamento alternato in cui i genitori alternativamente gestiscono e curano i rapporti con il figlio, indipendenti l’uno dall’altro, nel nuovo istituto, i genitori sono ambedue coinvolti nelle decisioni che sono condivise e ponderate; inoltre un ulteriore vantaggio dell’affidamento congiunto è la neutralità del rapporto, in quanto non c’è chi vince e chi perde permettendo un rapporto tra i due ex coniugi più disteso oltre che equilibrato nel farsi carico della cura della prole.
Ma chi più di tutti ne trae i vantaggi positivi è il minore che potrà attenuare le sue ansie, affievolire i conflitti dovuti alla crisi di lealtà, mantenere entrambi i suoi due punti di riferimento e prospettarsi un’esperienza familiare che rientri nella norma. In passato la giurisprudenza ha inteso congiunto esclusivamente l’usufrutto sui beni della prole anche se nell’articolo 155 c.c. la prima parte del primo comma afferma “il giudice dichiara a quale dei coniugi i figli sono affidati”, e la seconda parte dello stesso comma consente al giudice di adottare ogni altro provvedimento “con esclusivo interesse morale e materiale della prole”.
Ma i presupposti per poter applicare la custodia associata sono molteplici, innanzitutto i coniugi dovranno manifestare le loro reali motivazioni senza che siano influenzate dalla sfera emotiva ma indirizzate al reale interesse della prole, dovranno mostrare idonee capacità genitoriali, rispetto reciproco nel confronto e nella negoziazione e stima ricambiata, poiché sono elementi che permettono di palesare un’effettiva ostilità che spesso viene celata, inoltre si considerano la vicinanza delle abitazioni, l’età e il numero della prole.
Non si più certo dire che l’affidamento congiunto sia la soluzione migliore in assoluto. Le difficoltà si osservano nel periodo iniziale di adattamento, dove il bambino si sente timoroso nel mantenere lo stesso legame affettivo con entrambi i genitori, altre volte, i problemi sono legate all’interesse dell’adulto non esclusivamente diretto ai figli ma a continuare quella lotta coniugale, oppure la possibilità di una nuova relazione di coppia.
Gli accordi che si raggiungono tra i genitori rispecchiano la formula con cui il giudice dichiara i termini, i tempi, le modalità dell’affidamento congiunto.
Al riguardo, si ipotizzano tre possibili forme:
* la stabile convivenza del figlio con uno dei genitori, con diritto di visita dell’altro, il figlio rimane comunque affidato fisicamente ad un genitore, ma l’altro ha una cresciuta funzione di controllo,
* la convivenza alternata del figlio presso il padre e la madre,
* la convivenza alternata dei genitori con il figlio nell’abitazione di quest’ultimo.
Nel 2010 l’89,8% delle separazioni con figli è stata in scelta dell’ affido condiviso, modalità ampiamente prevalente dopo la sua introduzione e ciò attesta la sua funzione propositiva in vista del benessere del minore.
Questo brano è tratto dalla tesi:
La Sindrome di Alienazione Genitoriale: Violenza Invisibile sui Minori
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Informazioni tesi
Autore: | Chiara Lia |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2012-13 |
Università: | Università degli Studi del Salento |
Facoltà: | Scienze della Formazione |
Corso: | Servizio Sociale |
Relatore: | Annamaria Rizzo |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 119 |
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