Storie di un altro sviluppo: Corea del Sud

Il 25 giugno del 1950, dopo la partenza di gran parte delle truppe americane, la Corea del Nord invade la Repubblica di Corea.

Questa guerra vede ancora una volta l'intervento degli americani sotto la bandiera dell'ONU in difesa della Corea del Sud. La fine del conflitto viene posta nel 1953 con la firma dell'armistizio, il quale fissa nuovamente i confini dei due paesi.

Gli effetti di questi tre anni sono catastrofici: la Corea del Sud, oltre alle notevoli perdite umane subite, perde circa il 40 per cento degli impianti industriali e il 20 per cento degli edifici civili (Rabellotti, Hirsch, Molini, 2008).

Nel periodo 1950-1960 la Corea del Sud è in un tunnel oscurato da povertà, iperinflazione e forte dipendenza dall'aiuto americano con cui intratterrà importanti rapporti commerciali.

Tuttavia vengono finalmente lanciate delle iniziative volte alla ripresa: un'ulteriore riforma agraria (con effetti benefici sulla distribuzione del reddito), le campagne di alfabetizzazione e di sviluppo della scolarità, la modernizzazione dell'esercito.

L'amministrazione Rhee si trova quindi ad affrontare contemporaneamente tre sfide: ricostruire fabbriche e infrastrutture distrutte dal conflitto, finanziare un esercito di circa 600 mila soldati e riorganizzare l'economia dopo un decennio di turbolenze (Rabellotti, 1995).

A partire degli anni Sessanta si assiste ad un cambio di rotta per un paese che appariva sottosviluppato e impoverito dai precedenti conflitti. Le esportazioni e gli investimenti diventano centrali nell'attività economica dei due decenni successivi.

Il governo decide di indirizzare il gettito fiscale verso il finanziamento dei progetti d'investimento a lungo termine e poche risorse sono destinate alla spesa sociale e al consumo di breve periodo (Goldstein, 2013).

La struttura industriale coreana degli anni Sessanta è caratterizzata dalla maggior presenza delle industrie leggere e dall'assenza di imprese produttrici di beni intermedi e beni capitali, come possiamo vedere nella tabella sottostante (Tassinari, Barbieri, Morleo, 2015). [...]