''Casta'', ''Cortigiana'', ''Giusta'': Mito e Antimito della Serenissima nel Merchant of Venice di William Shakespeare

The Merchant of Venice è in parte strutturato sul contrasto tra rappresentazioni idealizzate e realistiche della società e delle relazioni umane. Da un lato, l’opera ci dice che l’amore è più importante del denaro e che il perdono è preferibile alla vendetta, dall’altro, in una visione più cinica, si può evincere che il denaro governa il mondo e che il perdono non può governare le nostre vite. L’alternanza tra queste due visioni è serrata e Shakespeare associa i concetti alle due ambientazioni dell’opera, ponendo in contrasto in un’opposizione bonaria visibile sul palcoscenico, la città di Venezia e quella fantastica di Belmont.
Una differenza tra le due città si evince paragonando i legami familiari che uniscono i protagonisti: a Belmont la famiglia comporta degli obblighi, il volere dei genitori regge le sorti dei figli fin dopo la loro morte. A Venezia non si dà esempio di alcun legame familiare, non vi sono personaggi cristiani che hanno padri o madri né obblighi impliciti verso parenti.
La figura del padre, quando presente (vedi Shylock o il vecchio Gobbo), è maltrattata o abbandonata.
Tra le due città esiste anche un legame di tipo storico: Venezia, da sempre proiettata sui mari, intorno alla fine del Quattrocento iniziò ad acquisire terreni nell’entroterra. I suoi interessi economici mutarono e, di conseguenza, anche la politica subì un mutamento. Belmont è da considerare una propaggine di Venezia nell’entroterra, rappresenta proprio i terreni dove bellissime ville appartenenti al patriziato veneziano vengono costruite. I due mondi sembrano essere agli estremi dell’asse: mercato e usura (capitalismo) vs la proprietà (feudalesimo).
Da un lato vi è la cupa Venezia, con la sua cinica quotidianità tipica della città commerciale, dove si pratica l’usura e si cerca di accumulare quanti più beni possibile, e dove il contratto di morte viene stipulato; dall’altro, Belmont, un mondo fiabesco e idealizzato, armonico, ispirato al mondo dei romances, dove il linguaggio non può che essere elevato, curato, musicale, al contrario del linguaggio sboccato della sua controparte.
Status sociale e rapporti interpersonali sono strettamente collegati al linguaggio, e, come sostiene Elam:
«Tramite lo scambio linguistico le dramatis personae non solo offrono informazioni sul mondo fittizio del dramma ma interagiscono direttamente quali “abitanti” di quel mondo. Pertanto il dialogo è veicolo di indici più o meno impliciti sul relativo status sociale degli interlocutori e sul conseguente rapporto (simmetrico o asimmetrico che sia) che intercorre fra loro.» [...]