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Fenomeno sharing, dagli U.S.A. all'Italia. La condivisione di oggetti e servizi nell'era digitale.

Da file sharing a sharing economy

È in tempi di crisi che nascono le rivoluzioni, ed anche questa pare non sfuggire alla regola. E se nel dubbio è forse troppo presto chiamarla rivoluzione, è certamente possibile qualificarla come nuovo fenomeno, in quanto evento osservabile e oggetto di studio della scienza.
È per questo, con la crisi dei mercati occidentali, che si individua nel 2008 la scoperta di un nuovo movimento che alcuni chiamano sharing economy, altri collaborative consumption; una trasformazione, un modello economico, fatto di persone che condividono l’accesso a prodotti e servizi, anziché possederli individualmente.
Se, come abbiamo visto prima, è da anni che si parla di condivisone, e lo stesso termine "consumo collaborativo" è datato 1978, è solo con l’avvento di Internet che si è avuto un vero e proprio boom, permettendo a milioni di persone di entrare in contatto tra di loro e di poter scambiarsi risorse, servizi e prodotti, intangibili e tangibili, come vedremo successivamente.
Connettere e condividere, due parole chiave della nostra società.
È sbagliato dire che Internet porta all’isolamento, che i giovani preferiscono Facebook alle conversazioni reali, che i bambini sono sempre chiusi in casa a giocare ai videogame e sono quindi destinati a essere isolati socialmente.
Questa, secondo molti, sarebbe dovuta essere una generazione scollegata, «ma se la rete rende possibile scegliere di interagire tramite un sistema elettronico lontano dal "mondo reale", offre altresì la possibilità di abitare il "mondo reale"» (Harris, Gorenflo, 2013 pp. 5).
In principio fu la condivisione di dati attraverso la rete1, poi i servizi ed ora cose e persone sono connesse all'unisono grazie al web.
Consumo collaborativo indica infatti un nuovo modello economico che sempre più si muove dalla proprietà alla condivisione, senza dover per forza rinunciare ai vantaggi di possedere un bene. È un’alternativa alle forme tradizionali d’acquisto che viene «alimentata dalla potenza del web sociale e mobile; la sharing economy sta cambiando il modo in cui le persone interagiscono tra loro, frantumando vincoli e divisioni e aumentando la nostra capacità di collaborare» (Deularenti, 2012).
Il tutto ad appannaggio dei costi che si vedono sensibilmente ridotti, ma soprattutto dell’ambiente che di queste condivisioni ne trae quasi sempre beneficio, anche quando l’intento principale delle persone è quello del contenimento delle proprie spese e non della salvaguardia dell’ecosistema.
Le aziende incominciano a comprendere che il mercato sta cambiando, e difatti molte grandi realtà si muovono per trasformarsi da aziende venditrici di prodotti ad aziende di servizi. Basti pensare ad IBM e Xerox che cavalcano il trend già da molti anni: "esperienze" piuttosto che "cose". Non si tratta quindi di una minaccia per le grandi realtà, ma soprattutto di un cambiamento di prospettiva. Oltretutto i margini di guadagno sui servizi sono considerevolmente maggiori distribuendo / noleggiando servizi, che vendendo unicamente oggetti tangibili.
Basti pensare al mercato dei videogiochi: non è vendendo una singola console che Microsoft, Sony e Nintendo ricercano profitti, tutt’altro. Vendono anzi le loro ultime novità anche in negativo, rimettendoci, sapendo però che si rifaranno vendendo i giochi, che se vogliamo semplificare sono dei software, dei servizi ludici.
È per questo che c’è un grande interesse intorno a questo nuovo tipo di business. I grandi professionisti sono alla ricerca di nuovi stili di consumo collaborativo, pronti a scommettere in nuove start-up, sperando sia un grande successo, sull’onda di siti web come Airbnb, forse il caso più esemplare, e di tanti altri esempi che vedremo nel corso del testo.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Fenomeno sharing, dagli U.S.A. all'Italia. La condivisione di oggetti e servizi nell'era digitale.

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Informazioni tesi

  Autore: Andrea D'Alessandro
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2013-14
  Università: Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Corso di Laurea in Comunicazione per l'Impresa, i Media e le Organizzazioni Complesse
  Relatore: Mariagrazia Fanchi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 192

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fiducia
sharing
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