Storia e Mitologia della Stregoneria tra le pagine del Macbeth
Da cui tutto ebbe inizio: le streghe di North Berwick
Il processo alle streghe di North Berwick avvenne tra il novembre 1590 e il maggio 1591. La sua importanza sta nel fatto che fu il primo processo di massa (furono accusati più di cento imputati), introdusse le idee europee di sabba e patto diabolico e stimolò la caccia alle streghe fino al 1597.
“Secondo l’accusa la vigilia di Ognissanti, la cosiddetta notte di Halloween, del 1590 un centinaio di streghe locali si erano radunate nella chiesa di North Berwick per incontrare il diavolo, un piccolo mostro scuro dal volto orribile: naso adunco a becco d’aquila, occhi infuocati, mani provviste di artigli e zampe di grifone. Dopo il consueto bacio rituale che contrassegnava la fedeltà, questi aveva incitato le donne a commettere azioni malvagie e a profanare delle tombe per impossessarsi di resti di cadavere, giunture di dita, piedi e unghie, da cui ricavare una polvere per compiere dei malefici.”
Obbiettivo di queste attività era uccidere il re Giacomo. Gli accusati confessarono di aver incontrato una seconda volta il diavolo a New Haven, vicino Edimburgo, il quale diede loro un veleno composto da rana arrostita, urina di cavallo e pelle di vipera da spargere sulla biancheria del sovrano e provocarne la morte; non fu possibile realizzare il piano, così avevano fatto un sortilegio a un’immagine di cera di Giacomo a cui poi avevano dato fuoco. Per di più, avevano ordito un piano per far naufragare la sua nave durante il suo viaggio in Danimarca; tale incidente avvenne davvero nella primavera del 1590, quando la flotta reale stava tornando in Inghilterra. La burrasca che la colpì fece perdere alcune navi, mai più ritrovate. Di questo naufragio se ne presero la colpa (o il merito) le streghe di Leith e Prestonpans, le quali confessarono di aver legato dei gatti battezzati al corpo di un cadavere e di averli poi gettati in mare.
Il processo era iniziato con l’arresto di una serva, Geillis Duncan, poiché il suo padrone sospettava praticasse delle guarigioni in modo illecito. Sotto tortura, Geillis fece il nome di altre persone accusandole di stregoneria; si aprì, così, una lunga serie di processi, interrogatori e torture. Tra questi era stato nominato Francis Stewart (o Stuart), conte di Bothwell, oppositore del re Giacomo e aspirante al trono scozzese; se il re fosse morto senza figli, infatti, Stewart sarebbe stato il legittimo erede in quanto fratellastro di Giacomo. Fu incarcerato nel 1591 e poi esiliato a Napoli, dove morì in povertà.
È possibile trovare il resoconto del processo di North Berwick non solo negli archivi scozzesi ma anche – o forse soprattutto – nel pamphlet Newes from Scotland declaring the damnable life and death of Doctor Fian, a notable Sorcerer132. Fu il primo libello sulla stregoneria a comparire in Scozia, e contribuì a diffondere lo stereotipo di strega a livello popolare. Fu pubblicato da William Wright senza una data precisa, forse attorno al 1591, una volta finito il processo; l’autore è anonimo, ma sono state fatte molte congetture: alcuni identificano l’autore di questo pamphlet con Giacomo per analogia di contenuti del Daemonologie, altri con il pastore di Haddington James Carmichael, presente al processo di North Berwick. Ci sono comunque delle caratteristiche linguistiche del testo che limitano la paternità a mano scozzese; le numerose ripetizioni e la scrittura semplice che riporta anche delle frasi colloquiali dette durante le udienze allontanano l’attribuzione a Giacomo, il quale scriveva in maniera colta e precisa. Il pamphlet, uno dei generi letterari più diffusi all’epoca, fu pubblicato in quarto e probabilmente stampato in gran fretta, vista la risonanza destata dal processo. In Inghilterra vi era un’ampia circolazione sia di pamphlets che di newsbooks, una specie di stampa popolare che trattava svariati argomenti sotto forma di ballate o racconti. Fra tutti i newsbooks in circolazione (la stampa a foglio unico permetteva ad alcuni di questi libelli di essere affissi in giro per le strade) i più popolari erano quelli che raccontavano episodi di magia e stregoneria; il loro ruolo era di propaganda, e permettevano anche ai ceti più bassi di interessarsi ad argomenti trattati principalmente da menti eccellenti, come Bodin o Giacomo I.
Il titolo catturava l’attenzione e la curiosità di quel pubblico che aveva sentito parlare degli interrogatori scozzesi: era attratto dalla vita disdicevole e dalla morte sul rogo del dottor Fian, dalla confessione di regicidio e da altri fatti diabolici raccontati.
Il genere del Newes from Scotland è un misto tra lo stile documentaristico, in cui si descrivono le deposizioni del processo, e lo stile popolare, delle fabliaux133. Il suo scopo è di carattere morale, vuole mostrare cosa capita a chi fa uso della stregoneria e attenta la vita del re; se i piani diabolici sono stati sventati, scrive l’autore anonimo, è solo grazie all’intervento divino che aveva protetto Giacomo e gli aveva permesso di accorgersi di ciò che stava succedendo alle sue spalle. L’accusa rivolta ai colpevoli era sì di stregoneria, ma anche di alto tradimento e tentato regicidio.
Il primo episodio riportato riguarda Geillis Duncan, serva di David Seaton, magistrato della cittadina di Tranent. Geillis si allontanava di notte per curare i malati e i feriti del paese, e i suoi interventi si dimostravano eccellenti; ai tempi, tali donne venivano chiamate ‘wise women’, presenti soprattutto in ambienti rurali, e le loro medicine consistevano in piante, erbe e altri rimedi naturali. David Seaton non si fidava delle azioni della sua serva e la torturò per farle confessare il suo rapporto col diavolo: le ferì le dita con delle tenaglie e le strinse la testa con una fune, ma lei non rivelò nulla. Venne poi trovato un segno sul collo, ritenuto il marchio del diavolo; probabilmente si trattava semplicemente di un neo o di una voglia.
Geillis fu imprigionata e, sotto tortura, dichiarò il suo legame con la stregoneria. Fece il nome di altre persone come lei, anche loro subito arrestate: tra tutti sono di un certo rilievo i nomi di Agnes Sampson di Haddington, Agnes Tompson di Edimburgo e il dottor Fian, chiamato anche John Cunningham, maestro della scuola di Prestonpans, non perché fossero di ceto sociale elevato, ma per le confessioni spaventose che rilasciarono.
Agnes Sampson fu condotta al palazzo di Holyrood, Edimburgo, in presenza del re e dei nobili scozzesi, ma anche sotto i mezzi di persuasione più severi non si dichiarò colpevole. La tortura a lei destinata era stata da poco introdotta in Scozia: le legarono arti e testa con delle corde e le rasarono peli e capelli per trovare il marchio del diavolo. Dopo questo supplizio doloroso e umiliante, la Sampson confessò. Era il 7 dicembre 1590. Raccontò di come, durante la notte di Halloween, lei e altre duecento streghe si erano trovate a North Berwick per un sabba; per arrivarci avevano percorso il mare con dei setacci (secondo la visione popolare era uno dei mezzi di trasporto delle streghe). Una volta a North Berwick, Geillis Duncan aveva danzato al suono di un’arpa ebraica, e il re, stupito e sconvolto, costrinse Geillis a ripetere tale danza. Agnes continuò raccontando che il diavolo le attendeva in chiesa, sul pulpito, e tutte avevano dovuto baciarlo per giurare fedeltà. Da lì seguirono “ripetuti rapporti carnali benchè con poco piacere a causa della sua natura fredda.”
Via via che Agnes raccontava, le storie da lei riferite diventavano sempre più inverosimili, e ciò rese il re scettico e sospettoso, fino a quando, ad un certo punto, gli rivelò le parole esatte intercorse tra lui (Giacomo) e sua moglie la prima notte di nozze ad Oslo; ciò lo spaventò tanto da obbligarlo a credere in tutto quello che ascoltava.
Anche la confessione di Agnes Tompson toccò il re sul personale: a lei il diavolo aveva dato un veleno da spargere sugli indumenti del sovrano, un veleno che avrebbe dovuto procurargli dei dolori simili a spine conficcate nella pelle. Il piano, però, era andato a monte, così, con l’aiuto di altre streghe, decise di far affondare la flotta reale sacrificando un gatto battezzato. L’autore del pamphlet sottolinea che “Sua Maestà non sarebbe tornato sano e salvo dal mare se la sua fede non avesse prevalso sui loro piani”135; ricorre spesso il binomio re-Dio in contrapposizione a strega-diavolo per far prevalere la figura di Giacomo come protetta da Dio e nemico del demonio.
L’ultima confessione del pamphlet è quella del dottor Fian: fu imprigionato il 26 dicembre e, come le due Agnes, non parlò facilmente. La sua tortura fu più atroce: gli venne torta la testa con una corda e poi subì la punizione dei “bootikins” o “stivali spagnoli” (una morsa che stringeva le gambe dalle ginocchia alle caviglie ed era così stretta che carne e ossa venivano lacerate e schiacciate). Nonostante queste violenze, Fian non confessò. L’autore riporta, allora, che delle streghe consigliarono ai torturatori di esaminargli la lingua; lì furono trovati degli spilloni che gli impedivano di parlare. Una volta estratti il dottore dichiarò al re di essere il segretario del diavolo e registrava i giuramenti di coloro che diventavano servitori del demonio. Inoltre, confessò di aver compiuto un maleficio su un suo rivale in amore: questo sortilegio faceva cadere periodicamente la vittima in uno stato di follia che durava circa un’ora. Incuriosito da questo racconto Giacomo chiamò come testimone il rivale di Fian che, appena vide il segretario del diavolo, emise un urlo anomalo e andò in escandescenze; ci vollero molti uomini per tenerlo fermo. Quando tornò in sé dopo circa un’ora, al re che chiese se si ricordasse cosa era appena successo rispose che stava dormendo profondamente. Il Dottor Fian rivelò che aveva cercato invano di sedurre la donna del rivale e quindi era ricorso a degli incantesimi per raggiungere i suoi fini.
Qui il pamphlet cambia stile, e assume un tono fiabesco:
“It happened this gentlewoman, being unmaried, had a brother who went to school with the said doctor, […] he did lye with his sister[…]. And therefore secretlye promised to teach him without stripes, so he would obtain for him three haires of his sisters privities at such time as he should spye best occasion for it; which the youth promised faithfullye to perfourme, […] when his sister was a sleep. […] For she being one night a sleep, and her brother in bed with her, suddenlye cryed out to her mother; […] The mother, therefore, being well practised in witchcrafte, did thinke it most convenient to meete with the doctor in his owne arte; and thereupon went to a young heyfer and clipped off three haires from the udder of the cow, […] and give the same to his saide maister. The schoolmaister went straight and wrought his arte upon them. Presentlye the hayfer or cow whose haires they were indeed, came unto the doore of the church wherein the schoolmaister was, leaping and dauncing upon him, and following him foorth of the church and to what place so ever he went.”
Questo episodio confermò i sospetti su di lui, così fu arrestato. In prigione si pentì di come aveva condotto la sua vita, e, nell’udienza del giorno seguente, raccontò di come, quella stessa notte, gli era comparso il diavolo: vestito di nero con una bacchetta bianca, il diavolo gli aveva ordinato di rimanergli fedele, ma lui lo aveva mandato via rinunciando alla magia. Allora il diavolo aveva spezzato la bacchetta promettendogli che sarebbe tornato a catturare la sua anima prima della sua morte. Nessuno credette alla redenzione del dottore, così fu riportato in cella.
Una sera il dottor Fian riuscì a impossessarsi della chiave della prigione e a scappare, ma tutto il paese si mobilitò per catturarlo. Fu di nuovo interrogato dal re poiché Giacomo sospettava che fosse entrato di nuovo in contatto con il demonio, ma lui non rispose; gli furono strappate le unghie con delle tenaglie e fu sottoposto ancora una volta alla tortura degli stivali, che fracassò talmente tanto le sue gambe da farle diventare minuscole e inservibili. Tuttavia nemmeno queste atrocità servirono a farlo parlare; così, alla fine di gennaio 1591, sulla collina dove sorge il castello di Edimburgo, fu prima strangolato e poi bruciato sul rogo insieme ad Agnes Sampson.
La condanna era stata attuata come forma di ammonimento per scongiurare la pratica di magia, stregonerie e sortilegi; alla fine del processo Giacomo affermò che la stregoneria esisteva realmente e pertanto andava repressa. Secondo lui le streghe erano quelle donne che rinunciavano a Dio e si concedevano completamente al diavolo.
Il processo di North Berwick non fu un caso isolato: intorno al 1597 il re partecipò ad altri processi per stregoneria, come quello avvenuto a St. Andrews in cui erano coinvolte centinaia di donne.
Queste Newes erano indirizzate al popolo con il chiaro intento di spaventarlo e metterlo in guardia; ma al re non bastava. Non voleva ammonire solo i cittadini, voleva che anche i ceti più alti venissero a conoscenza dei pericoli della stregoneria. Perché la stregoneria esisteva davvero, e come aveva colpito lui, lui che si considerava il rappresentante di Dio sulla terra, così poteva colpire tutti. Allora c’era bisogno di un messaggio autorevole, colto, capace di arrivare ai nobili e di essere preso sul serio. Doveva essere scritto da chi aveva esperienza e una certa cultura, nonché un rango prestigioso che conferisse serietà e autorevolezza. C’era bisogno di Giacomo e del suo Daemonologie.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Storia e Mitologia della Stregoneria tra le pagine del Macbeth
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Informazioni tesi
Autore: | Serena Gusai |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2017-18 |
Università: | Università degli Studi di Milano |
Facoltà: | Lingue e Letterature Straniere Moderne |
Corso: | Lingue e letterature moderne euroamericane |
Relatore: | Margaret Rose |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 144 |
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