Sostenere i genitori al nido. L'esperienza della promozione del legame genitoriale in un servizio per la prima infanzia

Il matrimonio e la convivenza sono un traguardo importante nella vita di una persona: costringono a pensare al plurale, la dimensione del singolo deve adattarsi e integrarsi con quella del compagno/a. Lo scenario cambia moltissimo se il passo viene mosso dalla casa delle famiglie di origine o da una precedente esperienza di vita indipendente.
Quando il cambiamento è dato dall’arrivo di un bambino avviene come una sorta di riorganizzazione degli equilibri sino a quel momento raggiunti: deve avvenire una revisione non soltanto degli spazi abitativi esterni ma anche di quelli interiori. Se con il matrimonio era stato fatto un lavoro sulle abitudini e sugli spazi personali, questi vengono letteralmente stravolti dall’arrivo di un figlio: cambiano totalmente le priorità e le esigenze personali devono essere accantonate per poter rispondere alle necessità del piccolo.
La coppia diventa “coppia genitoriale”. Essere genitori non è un fattore genetico come spesso erroneamente si pensa, non siamo naturalmente programmati per generare e crescere dei piccoli d’uomo: essere genitori è un ruolo che si costruisce giorno per giorno, mattone dopo mattone, superando ostacoli di vario genere, da quelli pratici come la mancanza di sonno, l’allattamento, la gestione del pianto, ecc. a quelli più emotivi ed affettivi che mettono a dura prova convinzioni e aspettative. Ormai i neogenitori sanno perfettamente che “l’amore è necessario ma da solo non basta, ci vogliono conoscenze e competenze”.
Sempre più spesso i futuri e neogenitori non lasciano niente al caso, si informano, si mettono in discussione e sono completamente assorbiti dal loro compito, consapevoli delle maggiori difficoltà, rispetto al passato, che si incontrano nel crescere ed educare un figlio.
“Per diventare un genitore mentale, e non solo biologico, occorre che madre e padre affrontino un complesso lavoro interiore”.
Nell’educazione di un bambino intervengono tre istanze che sono presenti in ognuno di noi: il sé bambino, il sé figlio e il sé adulto. Significa che portiamo dentro di noi una parte di nostro figlio, una parte di noi e una parte dei nostri genitori e che queste devono essere sempre in equilibrio tra loro per poter svolgere il ruolo di genitore. Inoltre, devono potersi accordare con le corrispondenti parti dell’altro genitore per poter agire in modo complementare e non conflittuale.
Per tutti questi motivi il passaggio non è quasi mai esente da momenti critici per la coppia; la fatica fisica e mentale a cui i genitori sono sottoposti nel primo anno di vita del bambino fa emergere ansie e atteggiamenti mai venuti allo scoperto prima perché legate alle parti più recondite del carattere. Ciò avviene soprattutto perché nella famiglia nucleare spesso non si fa esperienza con bambini più piccoli, come cugini e nipoti, non si riesce ad attivare quella “genitorialità spontanea che nasce dalla tenerezza che suscita la fragilità di un neonato.