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Metodi di Investigazione Applicati alla Genetica Forense: la “strage di erba” e l’omicidio di Yara Gambirasio

Criticità della certezza del diritto

Ora è opportuno evidenziare quali siano i profili critici di una decisione giuridica presa da un robot. Come già detto poco fa, questa scelta rischia di minare la garanzia di un diritto certo.
Dobbiamo partire dal fatto che il nostro ordinamento è caratterizzato da un problema, ossia dall’incertezza del diritto. Quest’ultima si manifesta nel momento in cui una decisione si può definire “creativa” e cioè non anticipa il dato eloquente che ci si possa trovare di fronte a un alto livello di imprevedibilità della sentenza definitiva. Ciò mette a repentaglio il fattore sicurezza che dovrebbe essere assicurato dal diritto.
Una sentenza prevedibile rappresenta il presupposto indispensabile per attuare un diritto che possa ritenersi stabile e certo. In tal caso, due sarebbero le conseguenze:
1) La cancellazione di contrasti giurisprudenziali;
2) Una diminuzione dei costi che dipendono dalle diverse variazioni giurisprudenziali.

L’incertezza sul futuro è un tema che ha interessato l’uomo fin dall’antichità; Aristotele affermava che in relazione agli eventi che devono ancora succedere non è possibile emettere valutazioni fondate sulla conoscenza, poiché il futuro non è un qualcosa che può essere osservato, allo stesso modo di un cielo stellato. Gli antropologi ritengono che, in epoca molto antica, si può già riscontrare lo sforzo di prevedere il futuro tramite l’impiego di modalità differenti rispetto a quelle utilizzate in tempi più moderni. Lo scopo era quello di farsi trovare pronti di fronte a determinati rischi che si potevano verificare, e quindi insorge la necessità di creare una “scienza del ragionamento giuridico”. I greci, quindi, si recevano a Delfi per ottenere delle profezie sul futuro dalla sacerdotessa Pizia. La qualità di queste divinazioni ha condizionato la storia intera della Grecia Classica.
Ad oggi, seguendo queste concezioni filosofiche, si cerca tramite la giustizia predittiva di predire quelli che saranno gli scenari rivoluzionari.
Questo tipo di previsione non è frutto di rituali o formule, ma si basa sull’impiego di algoritmi i quali possono garantire un certo livello di certezza in relazione ai rapporti umani.
Il problema che mina la garanzia di un diritto certo sta nel fatto che il nostro ordinamento giuridico (raffigurato anche come un diritto oggettivo) si pone come obiettivo quello di trasmettere un certo assetto alla società e, per conseguire tale scopo, usa regole che stabiliscono i lineamenti delle condotte che devono essere attuate dai consociati ossia di quelle persone appartenenti a un gruppo sociale di riferimento. Tali parametri devono essere conosciuti da ogni individuo e per concretizzare l’efficacia di questa comunicazione è indispensabile ricorrere a un linguaggio formato da inserimenti tecnici, i quali alla fine entrano a far parte del linguaggio comune. Per tale motivo, i termini giuridici si estrinsecano nella lingua parlata.
Da un punto di vista della forma scritta lo stile linguistico tipico della legge è dotato di una specifica forza prescrittiva, la quale va a determinare il contenuto di una disposizione. Tutti questi aspetti tecnici non definiscono completamente la procedura esatta di attuazione del diritto. Dopo che una legge è stata scritta, essa deve essere applicata e per farlo nel modo corretto è indispensabile interpretare la normativa assegnando uno specifico significato ai vocaboli scelti dal legislatore.
Il contenuto assegnato alla disposizione è chiamato “norma”, la quale viene applicata nell’ordinamento giuridico soltanto dopo che il giudice ha conferito un significato all’enunciato scritto.
Da qui affiora il primo problema che mette in discussione la certezza del diritto: ogni linguaggio è formato da vocaboli e proposizioni dotati di un certo livello di genericità, elemento che evidenzia approssimazione e indeterminatezza nel loro significato.
Oltre al fatto che il linguaggio giuridico tende, per sua stessa natura, ad essere impreciso, generale e indefinito, è necessario prendere in considerazione il fatto che il diritto ha lo scopo di definire quelle regole da applicare ad un caso concreto e, per tale ragione, si parla di “scienza pratica”.
La definizione degli enunciati viene necessariamente condizionata dal caratteristico caso nei cui confronti il magistrato deve prendere una decisione, e in relazione al quale deve ricorrere all’applicazione della legge che reputa migliore. Questa scelta permette di attribuire alla giurisprudenza una funzione “creativa”.

Detto ciò, è chiaro che se l’attività del magistrato risulta essere inaspettata senza alcun valido motivo, il valore della certezza del diritto viene messo in discussione. Valore che si esterna nel momento in cui si è in grado di anticipare l’esito finale in relazione a una decisione giurisprudenziale. Questa necessità di certezza giuridica si basa sul fatto che un individuo deve poter presumere gli effetti derivanti dalla sua condotta, nel momento in cui il suo campo d’azione rientra nell’ordinamento giuridico.
Con il passare degli anni si è fatta strada un’idea, secondo la quale la generale applicazione del contenuto normativo sarebbe in grado di originare una “calcolabilità del diritto” e cioè la legge potrebbe essere intesa come un mero risultato di modelli matematici.
Questa teoria è stata avanzata da Max Weber, il quale nel tentativo di comprendere le origini dell’attuale sistema capitalistico, ha individuato come elemento di sviluppo dello stesso la calcolabilità giuridica. Il sociologo indica il bisogno per il capitalismo di basarsi su un sistema giuridico determinabile allo stesso modo di una macchina.
Tale necessità può essere conseguita nel momento in cui ci si affida a una decisione robotica fondata su un rapporto che intercorre tra informazioni digitali e meccanismo di funzionamento puramente logico, dal quale non emergano sentimenti umani. In un contesto economico-finanziario è importante essere capaci di quantificare e presumere, nel modo più preciso possibile, un rilevante numero di fattori. Questa esigenza di razionalizzazione che è affiorata nel tempo non è più applicata soltanto nel settore finanziario, ma riguarda ormai la vita di ogni persona così da trasformare ogni individuo in un “essere calcolante”, continuamente impegnato a enunciare congetture in relazione al proprio futuro.
In conclusione, questi profili evidenziati che compromettono la certezza del diritto non consentono, ad oggi, di effettuare una sostituzione del giudice umano con un robot. Questa scelta è stata soltanto abbozzata, e i vari risvolti che si potrebbero verificare non sono ancora stati definiti.

Questo brano è tratto dalla tesi:

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Informazioni tesi

  Autore: Mirko Funicelli
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2021-22
  Università: Università Telematica "E-Campus"
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Criminologia
  Relatore: Marina Baldi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 79

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