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Città e genere: un'analisi dell'Urbanistica moderna per ripensare le politiche urbane con una prospettiva di genere

Critica alla pianificazione tradizionale, lo sguardo delle donne

Le ricerche elaborate dalla geografia femminista sono state fondamentali nell’analisi della relazione fra divisione spaziale e divisione dei ruoli in base al genere. Diverse studiose partirono dalle loro proprie esperienze nella città per costruire la critica ai modelli urbani dominanti, quello progressista e funzionalista, costruiti in base a dualità come lavoro-casa, città-periferia, vita pubblica-vita privata. Ambiti che nella città si manifestano in separazioni di funzioni - dentro e fuori le città - come si osserva nelle città del XX secolo, e che ha nelle aree urbane degli Stati Uniti e Inghilterra le massime espressioni.

Anche per questo motivo la maggior parte degli studi sullo spazio e la città con una prospettiva di genere vengono dagli Stati Uniti e dall’Inghilterra. Una delle prime teoriche dell’approccio di genere sulla pianificazione e la qualità delle abitazioni è stata l’architetta Statunitense Dolores Hayden: nelle sue opere espone le rigide divisioni che governano gli spazi della città e le sue possibili configurazioni con una visione non sessista. Hayden raccoglie alcune delle utopie femministe del XIX secolo, per esempio il desiderio di “infrastruttura per la vita quotidiana” con cucine, sale da pranzo, lavanderia e spazi per svolgere i lavori di cura dei figli, per liberare le donne dalle mura domestiche e dai compiti di casa.

L’autrice studia il contesto americano nel suo libro “The grand domestic revolution” (1980) e dimostra gli svantaggi del modello dominante d’occupazione del territorio: relaziona il tipo di città ai vantaggi e svantaggi della vita quotidiana, in uno dei suoi esempi descrive una casalinga che abita in centro città e un’altra che abita nelle periferie. La seconda, a differenza della prima, affronterà più difficoltà nell’accedere alle zone di commercio, all’attrezzatura urbana, ai servizi pubblici, al lavoro e altre attività.

Nel libro “Redesigning the American Dream The Future of housing, Work and Family”, Hyden analizza le periferie americane degli anni 50 e dimostra come quest’organizzazione del territorio rafforza la divisione sessuale del lavoro: le periferie sono il contesto che contiene il lavoro femminile non retribuito, in contrapposizione al lavoro maschile, retribuito e lontano dalle periferie.

In Inghilterra, Clara Greed scrisse la sua opera “Women and planning”(1994) che critica la disciplina della pianificazione, la quale ha nascosto l’esperienza delle donne come pianificatrici e utenti della città. Secondo l’autrice sono stati soltanto gli uomini a modificare le diverse realtà urbane, partendo dalle loro percezioni e necessità e con molta poca attenzione verso le reali necessità della popolazione.

La geografa urbana Linda McDowell spiega come la divisione spaziale fra ambito privato della casa e ambito pubblico del lavoro retribuito, politica e potere, sono stati utilizzati nelle società industriali per costruire attributi che vengono assegnati ad ogni sesso. Questa divisione si materializza all’interno delle mura domestiche e anche nel tracciato delle aree urbanizzate, ovvero nell’organizzazione monofunzionale del territorio, lo zoning: si divide la città in aree di residenza, associate alla vita di quartiere, alla famiglia, e dall’altra parte i poli dell’industria, dove si svolge il lavoro produttivo e la componente maschile è dominante, la città viene divisa secondo i sessi.

Ovvero, nelle sue parole:
“Le relazioni di potere, che determinano gli spazi, instaurano le norme che definiscono i confini spaziali (situazione o posizione di una determinata esperienza) e sociali (chi appartiene ad un luogo e chi viene escluso)”

Le critiche verso il modello di città dominante si concentrano nell’affermare l’esistenza degli svantaggi notevoli nell’attuale modello di città funzionalista segregata di fronte ai vantaggi nei quartieri che costruiscono ambienti adatti alla vita quotidiana e di prossimità. La critica è rivolta alla dicotomia degli spazi pubblici e privati, visti come due sfere independenti e impenetrabili, che in realtà si combinano e complementano nella realtà quotidiana.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Città e genere: un'analisi dell'Urbanistica moderna per ripensare le politiche urbane con una prospettiva di genere

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Informazioni tesi

  Autore: Dalia Bertila Mercado Tanchiva
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2016-17
  Università: Università IUAV di Venezia
  Facoltà: Pianificazione del Territorio
  Corso: Urbanistica e scienze della pianificazione territoriale e ambientale
  Relatore: Francesca Gelli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 117

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Parole chiave

donne
donna
femminismo
città
genere
politiche urbane
disuguaglianze
femminismi
diritto alla città
cura e città

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