Il problema dell'immunità parlamentare nell'evoluzione più recente. Le posizioni della stampa
Crisi dell’istituto e susseguente riforma: l’approvazione della legge costituzionale n°3/1993
La riforma costituzionale dell’art. 68 Cost. è inserita in un contesto sociale molto particolare. Il clima politico di quell’anno era altamente surriscaldato. Il sistema politico su cui si era retta la vita della Repubblica dalla sua fondazione stava per sgretolarsi sotto i colpi di una serie di inchieste giudiziarie che vedevano coinvolti quasi tutti i notabili di quella stagione. L’inchiesta Mani pulite64 era apparsa subito agli occhi della maggioranza dei cittadini come una salutare ventata d’aria fresca, capace, pur tra mille difficoltà, di mettere un freno al perdurante e dilagante costume corruttivo che caratterizzava i rapporti tra mondo politico e mondo economico. Tra le difficoltà più ardue che i magistrati incontravano sulla strada delle loro indagini vi era certamente l’istituto dell’autorizzazione a procedere. Istituto introdotto a difesa della solidità dell’istituzione principe della democrazia rappresentativa, il Parlamento. Tuttavia al di là delle intenzioni originarie dei nostri Costituenti, l’art. 68 per lungo tempo era stato applicato dalle Camere in maniera talmente distorta da trasformarlo in un vero e proprio privilegio di personale impunità per quella categoria di cittadini che sono i parlamentari, con la perdita così di qualsiasi ancoraggio con le funzioni parlamentari. Negli anni seguenti alla entrata in vigore della Costituzione fino alla riforma costituzionale del 1993, il tema che dominò il dibattito sulle prerogative parlamentari, fu l’impiego del parametro del fumus persecutionis. Tale criterio, concretandosi in un giudizio di valore, piuttosto che in una considerazione di fatto, e per giunta in una valutazione meramente revisionistica e probabilistica, non poteva che essere ampiamente discrezionale e risolversi in un criterio di mera opportunità politica. Non ci fu perciò di che stupirsi se, sull’onda dell’indignazione68 per il malcostume della classe politica che emergeva in quegli anni, l’opinione pubblica individuò nell’autorizzazione a procedere e nelle sue prassi applicative un feticcio dell’arroccamento da parte di chi quel malcostume aveva coltivato o non aveva fatto nulla per impedirlo. Per queste ragioni, il Parlamento della XI° legislatura si vede costretto a metter mano a quella norma votando una riforma costituzionale che accogliesse le pressanti richieste di cambiamento dei cittadini.
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Informazioni tesi
Autore: | Giada Gasperoni |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Sapienza- Università di Roma |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze dell'amministrazione |
Relatore: | Achille Chiappetti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 140 |
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