Criminalità organizzata e immigrazione

L’intera storia dell’umanità è costellata di ampi processi di mobilità delle popolazioni e le grandi migrazioni internazionali sono state sin dagli inizi dell’età moderna, il principale fattore che ha concorso alla formazione dell’attuale sistema globale.
Tuttavia, globalizzazione e migrazioni internazionali sono delle variabili dipendenti. Il processo di globalizzazione ha lasciato irrisolti i problemi della crescente ineguaglianza tra le diverse aree del mondo, della povertà e della fame, del divario sociale, culturale ed anche sanitario e attraverso la diffusione dei mezzi di comunicazione di massa, i popoli del Sud del mondo hanno appreso che al Nord le condizioni di vita sono notevolmente migliori, incrementando così le migrazioni internazionali.
Le migrazioni, dall’altro lato, concorrono al processo di globalizzazione creando società multirazziali e multiculturali nei paesi di accoglienza, e concorrendo all’omologazione culturale. Rispetto al passato, però, le migrazioni dell’era della globalizzazione sono molto più particolari: non sono più solo spostamenti dei poveri del Sud verso il Nord del mondo, ma migrazioni interne o regionali all’interno dei paesi in via di sviluppo, paesi di emigrazione e disoccupazione che diventano paesi di immigrazione, migrazioni di élite, labour migrations, migrazioni transfrontaliere, migrazioni volontarie e migrazioni coatte o forzate, migrazioni culturali e politiche, migrazioni temporanee, stagionali e definitive, soprattutto da parte delle donne che vedono nell’emigrazione la possibilità di emanciparsi.
Inoltre, dal 1492, per quattro secoli e mezzo, i flussi migratori erano andati dal centro del sistema mondiale, allora costituito dall’Europa, alle sue periferie: le Americhe, l’Africa, l’Asia e l’Oceania. Dopo la seconda guerra mondiale si ebbe un’inversione di tendenza: i flussi migratori cominciarono ad andare sempre più dalle periferie al centro del sistema mondiale, costituito ormai da Europa e Stati Uniti.