Condotte antisociali come conseguenza di TCE
Criminali e traumi cranici
Possono essere citate numerose ricerche in cui è stata esaminata la struttura cerebrale di soggetti criminali. Uno dei primi studi di questo tipo è il follow-up di Gibbens (1959) svolto su 72 “criminali gravemente psicopatici” e su 59 detenuti di controllo per un periodo di otto anni conseguente alla carcerazione. Nonostante non si volesse focalizzare l’attenzione della ricerca su questo, emerse che 29 soggetti (ovvero il 40%) del gruppo degli “psicopatici” avevano subito in qualche epoca traumi cranici. Mancano però dati circa gli eventuali traumi subiti dal gruppo di controllo. Un altro dato interessante è che il primo gruppo durante il periodo di follow-up riportò nuove condanne, anche per crimini di violenza.
Mednick et al. (1982) studiando campioni di “offenders” scovarono nella loro storia clinica alti tassi di episodi di perdita di coscienza e/o traumi cranici. Sembra che nella maggior parte dei casi la perdita di coscienza fosse imputabile proprio al trauma subito. Questo indice è di particolare interesse, specie quando non è transitorio, in quanto è sintomatico di una lesione cerebrale che può comportare conseguenze psicologiche preoccupanti.
Bryant et al. (1984) presero in esame un campione carcerario di 110 detenuti. In seguito alla somministrazione della Batteria neuropsicologica Luria-Nebraska, (usata per diagnosticare deficit cognitivi, lateralizzazioni e danni cerebrali focali) i soggetti vennero suddivisi in due sottogruppi: coloro che avevano subito un trauma cerebrale e quelli senza danno. Dai risultati emerse che il 73% dei delitti violenti era stato commesso dai detenuti che avevano subito una lesione cerebrale, mentre il 28% dal gruppo di controllo. I primi diedero prova alla batteria di prove di avere difficoltà di pianificazione, di organizzazione e di esecuzione del comportamento finalizzato.
Lewis et al. (1986) valutarono un gruppo di 15 detenuti in attesa di esecuzione nelle carceri americane. Tutti avevano avuto qualche forma di lesione cranica, ma soltanto in dieci casi (67%) c’erano stati episodi di perdita di coscienza. Gli stessi ricercatori due anni dopo esaminarono 14 minori su 37 condannati a morte in attesa di esecuzione sempre in penitenziari americani. Otto di loro (che equivale al 58% del campione) avevano subito un trauma cranico talmente grave da richiedere un’ospedalizzazione.
Wright et al. (1990) notarono che nei sex offenders le aree frontali e temporali sinistre erano ridotte rispetto alla normalità. Si deve segnalare, però, che le anomalie funzionali nei criminali sono di gran lunga più frequenti rispetto a quelle strutturali, così come provato dalle osservazioni mediante tecniche di neuroimmagine delle disfunzioni prefrontali negli omicidi (Raine et al.,1994), dalla rilevazione in pedofili di un ridotto flusso sanguigno cerebrale nelle aree frontali (Hendricks et al, 1988) e dalla constatazione di disfunzioni temporali sinistre e di ipofrontalità in pazienti violenti (Volkow e Tancredi, 1987).
Blake et al. (1995) presero in esame 31 omicidi a differenti gradi di giudizio del processo legale negli USA. Il 10% di questo campione aveva subito in passato traumi cranici. Questa è la percentuale più bassa registrata, ma di questo gruppo un’alta percentuale soffriva di disfunzioni neurologiche.
Come si può vedere la variabilità delle percentuali di traumi cranici riscontrati nella popolazione degli offenders non è trascurabile (si va da un 10% dello studio di Blake a un 67% dello studio di Lewis), ciononostante tale dato risulta utile.
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Condotte antisociali come conseguenza di TCE
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Informazioni tesi
Autore: | Rossana Otera |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Torino |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | curriculum: Criminale e Investigativa |
Relatore: | Marina Zettin |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 168 |
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