Il fenomeno della devianza adolescenziale nell'epoca della globalizzazione.

Un individuo competente non è un ricettore che reagisce passivamente agli stimoli, ma un agente attivo e reattivo in riferimento al proprio sviluppo e alle condizioni ambientali. Questa competenza scaturisce da un insieme di fattori e componenti fondamentali (capacità interne o cognitive; equilibrato rapporto fra socievolezza e individualità), particolarmente critiche nell’adolescenza.
I “compiti di sviluppo” dell’adolescenza possono differire da cultura a cultura ed anche all’interno della stessa cultura vi possono essere delle priorità diverse; fra i principali vi sono: l’affrontare i cambiamenti fisici, il gestire le relazioni con i pari dello stesso sesso o di sesso opposto, il richiedere maggiore autonomia e indipendenza, il relazionarsi alle istituzioni sociali, lo scegliere un sistema di valori, il costruire il concetto di sé, il rapportarsi ad una prospettiva temporale più ampia.

Le difficoltà dell’adolescente sembrano però legate non tanto all’urgenza di dover affrontare queste situazioni, quanto al doversi confrontare con più compiti simultaneamente in condizioni strutturali e relazionali non sempre supportive e gratificanti.
L’adolescente quindi deve affrontare una serie di compiti evolutivi riguardanti sia l’area dello sviluppo personale, sia le relazioni interpersonali e sociali.

Accettazione del proprio corpo in rapida evoluzione. Con il sopraggiungere della pubertà, il preadolescente deve adattarsi alle mutate condizioni psico-fisiche conseguenti alle mutazioni che in questa epoca avvengono. Il ragazzo si sente diverso da come era prima, fisicamente e psicologicamente, non si riconosce; non sa fino a che punto i cambiamenti che sente avvenire corrispondono alla norma che i compagni e i mass-media prospettano e che viene spesso indebitamente ed irrealisticamente idealizzata, senza tener conto delle naturali differenze tra soggetto e soggetto.

Il corpo cui il ragazzo si riferisce e con il quale spesso entra in conflitto non è tanto il fisico reale, obiettivabile, quanto il corpo immaginato, fantasticato, vissuto. Sono drammatica testimonianza di questa dispercezione i casi di anoressia mentale, che comportano un radicale rifiuto del corpo sentito come pesante, estraneo, fino a doverlo distruggere e annientare.
Il corpo cioè viene avvertito come un “estraneo perturbante”, nel senso di estraneo ed esterno sia a sé che agli altri e contemporaneamente inquietante, poiché non gestibile da parte del soggetto.