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Costituzionalismo Risorgimentale e Statuto Albertino

Costituzionalismo Moderato

Il costituzionalismo moderato affonda le proprie radici dottrinali ed istituzionali nella cultura del costituzionalismo rivoluzionario del 17° e 18° secolo. Nell’ambito di un contesto puramente italiano possiamo definire il costituzionalismo moderato quel movimento intellettuale e tutti quei processi storici che, per mera convenzione, occupano il secolo intercorrente tra gli anni delle Restaurazioni sino alla crisi del primo dopoguerra. Questo tipo di movimento ricerca principalmente un punto di equilibrio, quasi a voler frenare quella potenza profetica delle inedite energie che gli eventi rivoluzionari tra il Seicento ed il Settecento, avevano prodotto nel contesto del più ampio processo di evoluzione e di articolazione di uno Stato moderno.

La dimensione propria del costituzionalismo moderato italiano non può prescindere da alcuni aspetti quali l’immediata dominazione francese sino all’età napoleonica, il perdurare di presenze straniere e la frammentazione politico-istituzionale nell’età della Restaurazione, l’avvio e lo sviluppo del Risorgimento nazionale, il carattere proprio degli strati borghesi ed il dibattito dottrinale sulle scelte istituzionali compiute e sulla costruzione di uno Stato liberale e di diritto. Sino all’unificazione emergono con maggiore evidenza le politiche costituzionali e la costituzione come ideologia che non un’organica costellazione concettuale di tipo giuspubblicistico. Possiamo affermare che il costituzionalismo moderato in Italia si avvicina all’esperienza francese postrivoluzionaria.

Le costituzioni in Italia prendono avvio principalmente negli anni del cosiddetto triennio giacobino. È proprio in questi anni che si scorge l’influenza della costituzione francese dell’anno III sui complicati progetti di assetto costituzionale delle repubbliche italiane, alla ricerca di un ordine che sarà trovato più sul piano delle forze reali che su quello del rendimento e delle culture istituzionali.

Massimo D’Azeglio, di cui si tratterà in seguito, quale esponente del costituzionalismo moderato, nella sua celebre opera “Proposta d’un programma per l’opinione nazionale italiana” (1847), costruisce la figura dell’opinione pubblica – di cui invoca il ruolo decisivo – come forza morale trasparente. È proprio la necessità di uscire definitivamente dalla stagione della forza materiale segnata dalle società segrete a spingere verso mezzi capaci di influire sull’opinione pubblica che ê la prima dispensatrice della forza morale. D’Azeglio intravede, specie dopo il programma di Pio IX, la possibilità per il partito moderato di non essere più considerato come fazione ma come opinione nazionale italiana.

Il costituzionalismo moderato si sviluppa nell’ambito dottrinario del costituzionalismo moderno inteso come teoria e pratica istituzionale di limitazione e regolazione politico-giuridica dei poteri pubblici di governo allo scopo di garantire ambiti di autonomia definiti da diritti e libertà. Il costituzionalismo moderato italiano nasce nella c.d. stagione dell’”octroi”, ossia delle costituzioni concesse dai monarchi. Il conte Giacinto Borelli, dirà a Carlo Alberto, relativamente allo Statuto Albertino da lui emanato il 4 marzo 1848: «La costituzione bisogna darla e non lasciarsela imporre; dettare le condizioni, non riceverle; bisogna avere il tempo di scegliere con calma i modi e l’opportunità, dopo aver promesso di impiegarli».

L’obiettivo del costituzionalismo moderato ê il perseguimento di un bilanciamento e di un equilibrio, la collaborazione e l’unione dei poteri tra monarca e parlamento.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Costituzionalismo Risorgimentale e Statuto Albertino

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Informazioni tesi

  Autore: Giovanni Franzoni
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2014-15
  Università: Università degli Studi Guglielmo Marconi
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Scienze dei servizi giuridici
  Relatore: Dante Cosi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 114

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Parole chiave

statuto
costituzionalismo
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