Letteratura e ideologia: Conversazione in Sicilia di Elio Vittorini

Si affianca, alla logica dello “strapaese”, che mira a restituire identità e dignità alle minoranze culturali e linguistiche (protagoniste della nuova narrativa perché considerate più vive e più vere), un orientamento europeista e americanista da parte degli intellettuali italiani.
Quest’atteggiamento può apparire antitetico al primo , ma in verità s’inserisce perfettamente nel clima di rinnovamento culturale e letterario, e ha forte valore reazionario nei confronti del provincialismo nazionalista promosso dal fascismo, tutt'altro che favorevole alla promozione delle culture subalterne.
Ed è proprio il carattere autarchico e nazionalista del regime a spingere i giovani intellettuali verso la cultura europea e americana.
Nel celebre articolo “Scarico di Coscienza” pubblicato nell'ottobre del 1929 su “L'Italia letteraria”, Vittorini afferma la sua ideale affinità con la cultura europea da un lato, e il rifiuto della tradizione italiana recente dall'altro: " La letteratura dei giovani e' nata da un incontro fortunato e peregrino della nostra più pura originalità grammaticale con la grande tradizione europea. In un battibaleno si sono riconosciuti, proclamati i nostri maestri e con l'amara certezza ch'essi non ci avevano parlato nella nostra lingua".
In particolare la cultura e la letteratura nord americana vengono contrapposte alla cultura e alla letteratura “ufficiale” italiana, che appare appesantita dal suo stesso bagaglio di civiltà, incapace di rispondere, alle esigenze e ai bisogni dell'uomo moderno.
All'immagine della vecchia civiltà letteraria è contrapposta un'immagine di vitalità culturale nuova, fresca, progressista e democratica: l'America appare come la patria di un nuovo umanesimo.
Sergio Pautasso a questo proposito scrive: "Opporre, attraverso la letteratura, l'America e la sua way of life a una falsa e retorica idea di umanità latina, equivaleva allora a un'opposizione che tendeva a ritrovare un filone vergine in grado di rinsanguare l'inaridita vena letteraria italiana e, in un certo senso, anche quella europea. Ma perché proprio l'America ? (...) Per una convergenza di ragioni morali e politiche, ma anche per una fondamentale ragione letteraria. La libertà che dimostravano di possedere e vivere gli scrittori americani (...) prometteva molto più spazio che non lo sperimentare chiuso, fisso nel solco della corrente del decadentismo europeo".