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Tradizione e modernità: i matrimoni tra bambini in India

Cosa spinge i genitori a far sposare i figli ancora bambini?

Come visto, nel Codice non c'è alcuna disposizione riguardante l'età minima degli sposi.
La pratica dei matrimoni tra bambini è particolarmente diffusa in alcune zone rurali come lo Stato del Rajastan e del Madhya Pradesh, rispettivamente a occidente e nel centro del subcontinente indiano, dove gli sposi sono spesso preadolescenti o addirittura neonati.
Francesca Marino, studiosa della società indiana, spiega che le ragioni che spingono i genitori a far sposare i figli ancora minori sono diverse a seconda del loro stato sociale, infatti, per le famiglie povere una figlia femmina è innanzitutto una bocca da sfamare, dunque prima si sposerà, prima il suo mantenimento non peserà sui genitori. Inoltre, far sposare una figlia ancora piccola permette alla famiglia di risparmiare i soldi della dote necessaria per il matrimonio di un'adulta, che più consistente.
In sostanza, il bambino viene promesso e venduto in cambio della dote e la bambina come forza riproduttiva e di lavoro servile nella famiglia dello sposo.
Per i più ricchi si tratta invece di una questione di potere: le unioni tra bambini consolidano le unioni familiari e garantiscono una facile conservazione di beni e proprietà, evitando i problemi che potrebbero causare dei giovani adulti.
Alla base di una matrimonio tra minori c'è anche la volontà da parte dei genitori di controllare la sessualità dei figli: anticipando il matrimonio all'età prepuberale si elimina la possibilità di rapporti sessuali fuori dal matrimonio, che sono vietati dal Codice di Manu poiché considerati impuri.
I genitori delle bambine, in particolare, sono spinti dalla paura che le figlie possano perdere la verginità prima delle nozze, poiché con essa perderebbero anche il valore di negoziazione del matrimonio.
L'UNICEF ha analizzato le conseguenze dei matrimoni tra minori e dalle ricerche è emerso che sono soprattutto le ragazze a subire gravi ripercussioni: in diversi casi diventano mamme troppo presto, con gravi complicazioni per la salute, in altri sono ridotte in condizioni di semi-schiavitù e sono costrette ad abbandonare gli studi.
Nei villaggi, l'influenza della tradizione induista è fortissima e i matrimoni tra adolescenti sono quasi la regola, come afferma la Marino che spiega: "Dipendono dalla visione della famiglia, patriarcale e allargata. Secondo la concezione induista, l'uomo, una volta sposati i figli, deve ritirarsi a una vita di preghiera. In casa rimane la moglie, che, al contrario, non può raggiungere la cosiddetta realizzazione".

Sul piano religioso, le unioni tra bambini sono giustificate facendo ricorso al concetto di Dharma, ossia al dovere collegato alle proprie azioni e in questo caso all'agire dei "buoni genitori", che si traduce in una serie di comportamenti ritenuti "appropriati" e che sono giustificati dal concetto di compattezza sociale, anche se realmente sono dettati da dinamiche di censo.
La Marino spiega che il destino dei bambini può prendere due strade: nel primo caso restano nelle rispettive famiglie fino alla pubertà e poi la sposa si trasferisce a casa del marito, solitamente in seguito alla prima mestruazione (in quanto è diffusa la credenza che sia peccato tenere in casa una figlia dopo che sia diventata fertile); nel secondo caso il trasferimento della bambina avviene immediatamente. Secondo i seguaci di questa tradizione, i genitori non fanno altro che anticipare l'affidamento della figlia alla sua "vera" famiglia.
Secondo i testi vedici, l'età della sposa deve essere pari a un quarto di quella dello sposo; nonostante oggi il Codice di Manu non sia più applicato è ancora comune la pratica secondo la quale le bambine vengono date in sposa a uomini maturi, molto più anziani di loro.
Si crea così un circolo vizioso che va ad alimentare le schiere delle vedove bambine, altra piaga che affligge la società indiana.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Tradizione e modernità: i matrimoni tra bambini in India

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Informazioni tesi

  Autore: Gloria Galbusera
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi dell'Insubria
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Scienze della mediazione linguistica
  Relatore: Barbara Pozzo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 34

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