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Movimenti sociali e democrazia nell'epoca della crisi: il caso degli indignados

Cosa chiedono? Temi e rivendicazioni degli indignados

Illustrato il contesto politico e sociale all’interno del quale nascono le mobilitazioni, e individuato nella trasversalità del movimento una delle ragioni del suo consenso, vediamo ora di analizzare quali sono i temi, i nodi delle proteste, le rivendicazioni che questo porta avanti.

Il carattere trasversale ed eterogeneo del movimento, la struttura orizzontale dello stesso (l’elaborazione e le decisioni vengono prese in maniera assembleare), la mancanza di leader, rendono complicato trovare un discorso “unico” del movimento. Per analizzare quindi i discorsi, i temi portati avanti dagli indignados, bisogna guardare a quelli che sono stati gli slogan utilizzati nelle mobilitazioni, i temi portati avanti nelle assemblee, i documenti che si trovano sul web, e analizzare quelle che sono state le organizzazioni più rilevanti del nuovo movimento sociale, come Democracia real ya, di cui abbiamo già detto, o come nel caso madrileno, Juventud sin futuro.

Quello che è chiaro dagli slogan, dai cartelloni, dall’appello che ha lanciato la manifestazione, è la centralità del tema della democrazia tra le rivendicazioni del movimento. Gli slogan “democrazia reale subito”, “lo llaman democracia y no lo es”, esprimono la richiesta di una democrazia reale, accusando quella attuale di non essere tale in quando ostaggio dei mercati, di decisioni ormai prese al di fuori dei confini nazionali, e di politici che non rappresentano più i cittadini.

Molte delle critiche sono infatti rivolte verso il sistema politico e i partiti, lo slogan “No nos representan!”, indica una critica sia alla democrazia rappresentativa sia ai partiti accusati di non rappresentare gli interessi dei cittadini, ed in particolare, nella gestione della crisi, di aver dato l’immagine di un’assenza di alternative, a cui i manifestanti non credono. Vi è poi una denuncia della corruzione dei politici, degli imprenditori, dei banchieri; in particolare viene preso di mira il ruolo delle banche e della finanza accusate di essere i principali colpevoli della crisi economica e di conseguenza del peggioramento delle condizioni socioeconomiche.

Altro tema centrale è il rifiuto della precarietà, delle condizioni precarie di vita e di lavoro; questo tema ben si riassume nello slogan di Juventud sin futuro, “Sin casa, sin curro, sin pension, sin medio”. All’interno di questo slogan troviamo alcuni temi che si riferiscono alle condizioni materiali di vita di molti spagnoli, soprattutto giovani, e che il movimento vuole portare al centro dell’agenda politica del paese.

Il tema del diritto costituzionale alla casa, ad un alloggio decente che molti spagnoli non hanno, denunciando come non manchino le case ma che ormai queste siano solo un bene su cui il mercato fa profitto: “Nos dicen que hacen falta más viviendas y que se necesita urbanizar más suelo para construirlas. La realidad es que sobran: hay más de tres millones de viviendas vacías en el estado español.” (AA.VV., 2011, p. 30)

Il tema del lavoro che manca, gli alti tassi di disoccupazione giovanile in Spagna, ed in Europa in generale, sono chiari al riguardo; però il tema in questo caso non è solo la disoccupazione, ma anche le condizioni precarie di chi lavora, “acceder a un puesto de trabajo no significa ya hoy materializar el derecho de un trabajo digno” (AA.VV., 2011, p. 37)
Il tema delle pensioni, “sin pension”, ovvero le riforme previdenziali che aumentano l’età pensionabile e rendono sempre più complicato per i giovani, per chi ha un lavoro precario, riuscire ad avere i requisiti per poter arrivare un giorno alla pensione e di poterne avere una dignitosa.

Questi che abbiamo elencato sono i temi e le critiche che il movimento degli indignados porta nelle piazze; sebbene queste critiche sono di differenti tipi, e la maggior parte di queste riguardano la situazione socioeconomica e segnalano le banche e la finanza come principali colpevoli, queste sono vincolate tra loro per la loro condizione di sintomi e/o cause della mancanza di democrazia reale. È la richiesta di democrazia a mettere insieme e a dare significato alle altre richieste. (Errejón Galvàn, 2011, p. 136)

Dopo aver fatto una panoramica dei temi, delle critiche che gli indignados portano in piazza, vediamo quali sono le rivendicazioni che questi fanno. Già all’interno del manifesto di democrazia real ya che chiamava la manifestazione del 15 maggio, troviamo insieme ai temi e alle critiche un elenco di valori che dovrebbero essere alla base della società: “Le priorità di tutta la società avanzata devono essere l’uguaglianza, il progresso, la solidarietà, il libero accesso alla cultura, la sostenibilità ecologica e lo sviluppo, il benessere e la felicità delle persone.”

Oltre a questa serie di valori, nelle assemblee ed in Rete si sviluppano una serie di proposte specifiche, che non sono da leggere come un programma elettorale, ma che danno un’idea più precisa di quelli che sono i temi e gli obiettivi che il movimento porta avanti. Le seguenti proposte sono state prese dalla pagina di Democracia real ya, e dalla pagina dell’acampadas di Puerta del Sol.

Le proposte riguardano fondamentalmente:
1) l’abolizione dei privilegi della classe politica, con ad esempio l’abolizione dell’immunità e l’imprescrittibilità dei reati di corruzione.
2) Il miglioramento delle condizioni di lavoro tramite ad esempio la riduzione della giornata lavorativa, la possibilità di andare in pensione a 65 anni e forme di sussidio per i disoccupati.
3) Il diritto alla casa, tramite l’esproprio degli stock di abitazioni non vendute e il loro trasferimento ad un mercato di affitti controllati; un aiuto per l’affitto ai giovani e alle persone con reddito basso.
4) La qualità dei servizi pubblici, ovvero un trasporto a basso costo, di qualità ed ecologicamente sostenibile; la diminuzione dei costi per l’università; il finanziamento pubblico della ricerca per garantirne l’indipendenza; un’educazione pubblica e laica; una sanità pubblica gratuita ed universale.
5) Misure di controllo sulle banche, ovvero una serie di misure per regolare le istituzioni bancarie e il mercato finanziario dando attuazione all’articolo 128 della costituzione, che determina che “tutta la ricchezza del paese nelle sue differenti forme è subordinata all’interesse generale”.
6) Fiscalità, ovvero una riforma fiscale favorevole ai redditi più bassi; aumento dell’imposizione sulle grandi fortune e sulle banche; rilancio dell’imposta patrimoniale, introduzione della Tobin Tax, che tassa le operazioni finanziarie internazionali e abolizione dei paradisi fiscali.
7) Libertà dei cittadini e democrazia partecipativa tramite la riforma della legge elettorale in senso proporzionale per garantire un sistema realmente rappresentativo e che non discrimini nessuna forza politica; democrazia partecipativa e diretta, nella quale la cittadinanza sia parte attiva; referendum obbligatori e vincolanti in caso di decisioni su materie che cambiano le condizioni di vita dei cittadini.
8) riduzione delle spese militari, chiusura immediata delle fabbriche d’armi e maggior controllo sulle forze dell’ordine.

Facendo un’analisi di quelle che sono le proposte si può vedere come queste vengano fuori in risposta ai motivi che attivarono la protesta. La sfiducia nei confronti dei partiti politici si trasforma nella proposta di abolirne i privilegi; l’individuazione delle banche e della finanza come responsabili della crisi economica fanno sì che vengano proposte misure per diminuirne l’influenza e tassarne l’attività; l’attacco delle politiche d’austerità nei confronti del welfare state, viene rovesciato chiedendo un aumento della qualità e la diminuzione dei costi dei servizi pubblici; si chiedono leggi che migliorino le condizioni di lavoro, che rispettino diritti, quali quello alla casa, messi ancora più in discussione dalla crisi; la richiesta di democrazia reale si traduce nella riforma della legge elettorale in senso proporzionale, per dare spazio a tutte le voci e rompere la logica del bipartitismo PP/PSOE, ritenuti entrambi responsabili della crisi, un aumento della democrazia diretta e partecipativa tramite l’introduzione di referendum obbligatori sulle materie più importanti per la vita dei cittadini.

Quello che emerge dalle proposte, senza entrare nel merito delle stesse, è l’intenzione del movimento di esigere una gestione alternativa della crisi; e la forza iniziale del movimento è stata proprio questa, di rompere la rassegnazione, di rompere la logica del “there is no alternative” di thatcheriana memoria, di mostrare come la crisi non fosse un fatto naturale indicandone responsabili e vittime, e di politicizzare l’indignazione per individuare un’uscita collettiva dalla crisi e dalla sua gestione tramite la mobilitazione collettiva. (Chaves Giraldo, 2012)

La forza del movimento quindi non si esaurisce nell’indignazione o nelle rivendicazioni, ma risiede nella sua capacità di politicizzare questi sentimenti, e di costruire e mettere in pratica una ridefinizione della politica, opposta alla “politica dei politici”, intesa come qualcosa alla portata di chiunque, l’arte di interrogarsi e risolvere le questioni comuni in maniera collettiva. Lo spirito degli indignados si ritrova nelle acampadas, nelle assemblee, nello sforzo di praticare una concezione diversa della politica e della democrazia.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Movimenti sociali e democrazia nell'epoca della crisi: il caso degli indignados

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Informazioni tesi

  Autore: Antonio Scornaienchi
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2015-16
  Università: Università degli Studi della Calabria
  Facoltà: Scienze politiche e sociali
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Giorgio Giraudi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 117

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