Geopolitica di una regione transfrontaliera: il Regionalismo culturale della valle del Fergana
Cos'è il Regionalismo Culturale
" […] da decenni noi pratichiamo l'agricoltura, non è possibile trovare nessun altra professione da noi. Non ci sono divisioni tra noi, tra uzbechi e kirghizi; noi viviamo come una famiglia. La nostra vita economica è sempre stata connessa con gli uzbechi. Prendendo ciò in considerazione, noi speriamo che il Comitato Centrale Esecutivo del Turkestan consideri la nostra richiesta e ci lasci nell'uezd di Marghilan nella repubblica uzbeca".
Iniziare la terza parte del lavoro con questa richiesta della popolazione "kirghiza" del volost di Ichkilik di restare nell'uezd di Marghilan perché, anche se "kirghizi" si sentono più vicini alla cultura sedentaria "uzbeca", potrebbe essere utile per cominciare a dare un significato a quello che definisco Regionalismo Culturale della valle del Fergana.
Prima della Nazione, intesa come ideologia contemporanea di riferimento ad un'unità politica, culturale e territoriale, applicata al territorio centrasiatico negli anni '20 del XX secolo e parallelamente alla cultura religiosa, intesa come soggetto legato agli usi e costumi religiosi che influenzano le tradizioni identitarie di una determinata popolazione, è possibile evidenziare, nel contesto ferganiano, una sorta di identità culturale indipendente dal contesto nazionalistico e parallelo a quello religioso, che permette agli abitanti del Fergana di sentirsi appartenenti ad un insieme geografico e culturale, indipendentemente dalla lingua o dall'origine dei loro antenati.
Come abbiamo già abbondantemente spiegato nei capitoli precedenti, il concetto di Nazione nel senso "occidentale" del termine è un principio importato in Asia centrale dal colonizzatore russo. Il territorio centrasiatico era diviso secondo clivage tradizionali e non era né abituato ad essere categorizzato attraverso una distinta divisione etnica e politica né era adatto a questo, essendo uno spazio privo di rigide frontiere linguistico-culturali.
Il territorio era diviso in regioni geograficamente uniformi che permettevano dunque al suo abitante di adattare un modello di vita adeguato al territorio. Quest'ultimo e le sue caratteristiche, dunque, diventavano parte del patrimonio culturale che caratterizzava una tribù o un gruppo sociale da un'altro. Come dice Bartol'd: "Quando chiedi ad un turkestano qual è la sua identità, egli ti risponderà prima di tutto musulmano, poi l'abitante di qualcosa, di qualche città o qualche villaggio […] o se è un nomade, membro di qualcosa o qualche tribù".
La valle del Fergana quindi, cominciò col tempo, a rappresentare: un'unità geografica, quel riferimento che permetteva ai suoi abitanti di identificarsi con quel "qualcosa" di Bartol'd e questo è sicuramente l'elemento portante e creatore del Regionalismo culturale, importante per le sue risorse e la sua ricchezza rispetto alla maggior parte delle aree della regione, un territorio strategico considerato come anello di congiunzione tra la Transoxania, la Sogdiana e la Kashgaria e a sua volta tra queste tre e la cultura nomade di montagna (Kirghizi del Tian Shan).
Il Fergana rappresentava inoltre, un'unità culturale, non omogenea etnicamente che però, grazie alla geografia dei luoghi diede origine ad un insieme geo-identitario che permise agli abitanti della valle di riconoscersi nel loro territorio indipendentemente dalla lingua parlata. Il Fergana era abitato da una popolazione di origine sogdiano-persiana, eredità delle colonie macedoni e persiane. Sedentari e mercanti, i primi abitanti della valle avevano creato delle città-oasi disseminate nelle zone fertili del bacino. Essi erano abituati a gestire la loro porzione di "Via della seta ferganiana" come terra di passaggio e di scambi commerciali tra i due Turkestan. L'elemento turco penetra nelle città della valle durante il periodo mongolo (XIII secolo), cominciando a prevalere sia nei contesti urbani (i sarti) sia in quelli rurali (gli uzbechi), l'elemento persiano perderà potere, soprattutto nel contesto urbano del bacino settentrionale, rilegandosi soprattutto nell'ambito montano sud-occidentale. La componente nomade più consistente arrivò nel bacino del Fergana intorno al XVII secolo, quando le tribù kirghize, cacciate dal territorio siberiano di origine dagli Zungari, scesero lungo la catena del Tian Shan e una parte di loro si stabilì lungo i pendii montani e pedemontani che sorgevano intorno alla valle. Tuttora resta una divisione tra le federazioni claniche kirghize: gli Otuz Uul del nord e gli Ich Kilik del sud, più prossimi alle popolazioni sedentarie del bacino del Fergana. Nonostante la loro propensione nomade e la loro economia legata soprattutto alla pastorizia e l'allevamento, i kirghizi del Fergana furono rapidamente integrati all'interno del sistema sociale ferganiano, sia dal punto di vista strettamente economico, apportando un aumento consistente dei prodotti derivati dalle pratiche nomadi sui mercati delle oasi ferganiane. Inoltre la componente religiosa di cui abbiamo già parlato (la maggiore islamizzazione delle tribù kirghize del Fergana rispetto a quelle del Nord) fu un elemento importante di integrazione tra i nomadi kirghizi delle montagne e i sedentari (turchi e persiani) delle città-oasi. Il Fergana, inoltre fu terra di attrazione per molte altre minoranze come per esempio gli Uiguri (provenienti soprattutto dalla Kashgaria, lo Xinjiang meridionale).
La vicinanza culturale e geografica del Fergana con le città-oasi di Kashgar e Yarkand (la colonizzazione turco-mongola e l'appartenenza all'Impero Chagatai) fece del Fergana una regione terra di arrivo di numerosi
"turkestani orientali". Ad esempio, nel censimento sovietico del 1926, gli uiguri rappresentavano la quarta etnia dopo uzbechi, tagichi e russi, per quanto riguarda l'okrug di Andijan. Sempre per quanto riguarda questo censimento, i Kashgari erano considerati come un'etnia a parte, rappresentando anch'essi un gruppo minoritario consistente, con Armeni, Ebrei e Tatari. Questo insieme etnicamente difforme, condivise per secoli un territorio, una valle, un ricco bacino chiuso lungo quasi tutto il suo perimetro, che attirò popolazioni da fuori, ma nello stesso tempo permise alle popolazioni che lo abitavano di amalgamarsi, di creare proprie peculiarità culturali e sociali che resero il Fergana un'unità geografica, culturale, sociale e politica fino a pochi decenni fa. Il Fergana contribuì così alla creazione e alla preservazione di una popolazione autoctona multirazziale, una sorta di Macedonia centrasiatica. Ma perché Regionalismo culturale? In generale, nel caso di autonomia culturale o politica di una regione europea, usiamo il termine Nazionalismo regionale, come il nazionalismo basco o sardo, poiché si tratta di movimenti che danno al loro territorio lo statuto di Nazione e aspirano di conseguenza ad avere il livello di autonomia di uno Stato-Nazione. Ho deciso di usare il termine Regionalismo perchè se consideriamo la definizione di Giblin nel "Dizionario di Geopolitica" di Yves Lacoste : "Il regionalismo è un movimento politica e/o culturale che, nel caso di uno Stato, ha per obiettivo la difesa delle particolarità e degli interessi della regione alla quale appartengono gli animatori del movimento […]
Il Regionalismo viene spesso accompagnato da una rappresentazione negativa da parte del potere politico centrale che cerca di soffocarlo, di far sparire tutte le culture locali a favore della sola cultura nazionale. La regione, vittima della dominazione del potere centrale è considerata come un attore politico […] La popolazione della regione forma un tutt'uno omogeneo, senza classi sociali (e per il Fergana io direi anche etniche), senza scontri interni e senza divergenze d'interessi". Secondo questa definizione, il Fergana riflette perfettamente un contesto regionalista. L'uso del vocabolo Regionalismo, inoltre, serve a dare maggior importanza alla componente regionale, in una ricerca geografica di questo tipo, l'elemento territorio costituisce il fattore principale, anche in relazione al fattore politico. Infine, l'espressione Regionalismo culturale permette di definire, in maniera più concreta, l'attore antagonista al Nazionalismo (uzbeco, tagico o kirghizo) e l'aggettivo culturale sottolinea, come spiegheremo meglio più avanti, che oggi, questo fenomeno non è presente che a livello culturale, senza alcuna forma ufficiale o organizzazione politica che lo sostenga. Ma dunque, cosa resta di questa unità? E soprattutto, perché considerare il Regionalismo culturale del Fergana come terzo attore territoriale all'interno delle rivalità di potere geopolitiche?
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Geopolitica di una regione transfrontaliera: il Regionalismo culturale della valle del Fergana
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Informazioni tesi
Autore: | Isabella Damiani |
Tipo: | Tesi di Dottorato |
Dottorato in | Politiche transfrontaliere per la vita quotidiana |
Anno: | 2011 |
Docente/Relatore: | Alberto Gasparini |
Correlatore: | GiuseppeBettoni BéatriceGiblin |
Istituito da: | Università degli Studi di Trieste |
Dipartimento: | Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 452 |
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