Roger Corman e la Pop Art: immaginario americano e origini dell'epoca postmoderna

Un atteggiamento propositivo nei confronti di un’epoca di trasformazioni, contraddistingue anche Roger Corman e la sua attività di regista e produttore di cinema low budget.
Corman tratta i modelli del cinema di genere allo stesso modo in cui l’ artista Pop si serve dell’oggetto quotidiano, entrambi attuano dunque una rielaborazione di ciò che costituisce l’immaginario popolare della loro epoca. Per definire il cinema di Corman degli anni Cinquanta, Franco La Polla si riferisce al concetto di novità della tradizione formulato da Renato Barilli in merito all’arte degli anni Ottanta, vale a dire il rovesciamento della tradizione della novità teorizzata da Harold Rosenberg, il rimbalzo, il proponimento del citazionismo nell’arte, dimostrando come il “riferimento”, elemento pregnante nel gusto estetico postmoderno, fosse già presente nelle prime pellicole cormaniane.

I film a basso costo di questo cineasta si discostano dalla solita produzione di serie B che si limita a una dozzinale riproposta degli stilemi del cinema di prima categoria; Corman realizza prototipi, le sue pellicole sono di serie A ma girate in assoluta economia di mezzi, sono opere in cui si rispecchia un cinema che per esistere si nutre di se stesso. Corman è il cinema posto in quanto tale, nella sua purezza, come finzione della verità.

Il cinema americano, nel corso degli anni Cinquanta, necessitava di un rinnovamento a causa dell’avvento della televisione nelle case, che contribuiva a modificare i modi di fruizione cinematografica attraverso una programmazione di spettacoli rivolti alle famiglie, le quali, preferendo un intrattenimento che consentiva di rimanere tra le mura domestiche, si sarebbero recate sempre di meno al cinema; le sale cinematografiche avrebbero da quel momento ospitato un diverso tipo di pubblico, i giovani, ed era quindi necessario formulare un linguaggio filmico volto a soddisfare i nuovi spettatori. Nel 1948, inoltre, la sentenza della Corte suprema sul caso Paramount sanciva il declino del monopolio delle majors, con la conseguenza di aprire nuove possibilità ai distributori e ai produttori indipendenti.

Corman è tra i primi a comprendere il ricambio generazionale del pubblico cinematografico, facendosi autore di un cinema commerciale, indipendente e a basso costo, volto a rispecchiare i gusti e le tendenze delle fasce giovanili di quegli anni; la produzione cinematografica cormaniana rientra nell’ambito dell’exploitation risorto nei primi anni Cinquanta con lo smantellamento del codice Hays, che costituisce un tipo di cinema di cui il fascino e l’interesse risiedono non tanto nelle visioni che mostra, quanto nelle implicazioni sociali e psicologiche che evoca in riferimento all’epoca a cui appartiene.
Per realizzare le sue pellicole, il cineasta sfrutta ogni elemento di richiamo per le nuove generazioni, rivelando di essere perfettamente in sintonia con un pubblico adolescenziale che aveva la forte necessità di un cinema capace di riprodurre il punto di vista ribelle e antisociale dei giovani, e in cui fosse assolutamente bandito il “politicamente corretto” degli adulti.