Il debito pubblico comunitario nel processo di integrazione economica europea
Considerazioni sul debito pubblico comunitario
La mancanza di una “zona euro fiscale”, ovvero di un organismo centrale di spesa finanziata da un pool condiviso di entrate fiscali ha impedito una risposta efficace alla crisi economica83. Resta il fatto, che come spiegato in precedenza, senza l’euro gli effetti sarebbero stati peggiori di quelli attuali, coordinare una serie di crisi valutarie tra loro concatenate sarebbe stato molto più complicato. La Grecia e l’Irlanda in particolare, nonostante i rischi paventati di default, sono stati in grado di finanziare i prestiti sottoscritti, anche se il rischio di un elevato deficit e debito pubblico mette in serio pericolo il futuro economico e non solo, di molti paesi appartenenti ad Eurolandia. La prospettiva che un paese possa lasciare l’euro per far fronte a necessità di finanze pubbliche è abbastanza remota però non vi sono soluzioni a riguardo qualora questo si dovesse verificare.
Tale incertezza deve essere forzatamente affrontata anche nel rispetto degli obbligazionisti. A quanto pare una ristrutturazione ordinata del debito per un paese della zona euro non sarebbe la fine del mondo e potrebbe essere sostenuta economicamente senza troppi problemi, evitando così rischi di contagio. Però è fuor dubbio che una situazione del genere potrebbe danneggiare sia la credibilità della moneta unica che la governance dell’Unione Europea. Molti degli architetti dell’euro vedevano la moneta unica come mezzo per progredire verso un’unione politica, oggi le loro speranze sono state deluse comunque sia l’euro rappresenta un enorme successo (già assistiamo ad una embrionale rivalità tra euro e dollaro come moneta di riserva internazionale).
Secondo Helmut Kohl, che come cancelliere tedesco è stato uno dei padri fondatori del Trattato di Maastricht, la moneta unica non poteva sopravvivere senza l’unione politica. Nel 1991, un mese prima del vertice di Maastricht davanti al parlamento tedesco disse: «è un errore pensare che la moneta unica possa durare senza unione politica». Con gli obiettivi raggiunti oggi si può tranquillamente affermare che il cancelliere tedesco si sbagliava, anche se questa era una credenza fondata perché il denaro in fondo è una forma di debito pubblico, quindi si pensava che questa unione avesse necessariamente bisogno di uno stato alle spalle. Esempi storici di monete non sostenute da uno stato unitario, sono rari e per pochi che siano sono sempre stati dei fallimenti.
L’unione politica di impronta federalista non sembra uno scenario possibile nel breve e medio termine però viene spontaneo pensare che forse il percorso di integrazione economica non sia ancora giunto al termine. Oggi abbiamo una serie di norme fiscali dettate dai parametri di Maastricht e dal Patto di stabilità e crescita che però non sembrano reggere ancora per lungo tempo. Le norme fiscali garantite dal Patto di stabilità e crescita infatti hanno lo scopo di impedire ai paesi più imprudenti di imporre costi sugli altri; un eccessivo deficit di un paese potrebbe rendere più difficile per gli altri competere, facendo leva sul tasso di interesse che si alzerebbe per tutti .
Questo brano è tratto dalla tesi:
Il debito pubblico comunitario nel processo di integrazione economica europea
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Informazioni tesi
Autore: | Eugenio Maria Bernardi |
Tipo: | Diploma di Laurea |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Bologna |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze politiche e delle relazioni internazionali |
Relatore: | Roberto Fanfani |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 38 |
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