La popolazione di Napoli dal 1650 al 1700
Conseguenze economico - sociali della peste e della carestia
Il terzo ciclo della circolazione monetaria fiduciaria, a Napoli, comprende i sette anni che vanno dal 1651 al 1657, un periodo caratterizzato da una crisi demografica e dal relativo aumento di mortalità dovuto alla peste e alla carestia che si ebbe fra il 1656 e il 1657.
La peste arrivò nel Regno di Napoli nell'aprile del 1656 e vi rimase fino alla fine del 1657, con conseguenze di diversa gravità sull'attività dei banchi e la relativa circolazione della moneta fiduciaria e con conseguenze devastanti per quanto riguarda la situazione demografica ed il conseguente aumento dei prezzi e della malavita.
La peste cominciò ad imperversare dal 1649. in molte città europee come Londra, Copenaghen, Amsterdam e Ledia, e colpì particolarmente le città che si affacciavano sul Mediterraneo, dove quest'ultima veniva diffusa dai marinai o attraverso le merci trasportate dalle navi. Le città che furono meno colpite da tale epidemia furono quelle francesi e siciliane.
Poiché tale epidemia fu diffusa per via mare, si ravvisa nella Sardegna,con cui il Regno intratteneva numerosi scambi, l'origine del contagio napoletano; infatti l'isola era già stata sospettata, nell'anno precedente, di trovarsi in stato epidemico ed il governo napoletano aveva infatti già pensato di interrompere con essa il traffico di merci; inoltre l'epidemia si era diffusa ancora prima in Spagna e quindi l'origine del contagio può essere ricondotto anche ad essa.
Nel Regno di Napoli, per difendersi da questa terribile epidemia, si era disposto, sin dal 1654, il divieto di commercio con gli stati colpiti. Quando colpì la capitale, molto probabilmente, nei primi mesi del 1656, il male colse di sorpresa un po’ tutti, popolo e governanti, in quanto era dal 1526 che una tale epidemia, non si verificava nel Regno.
La causa del dilagare così devastante di tale epidemia, si deve anche, alla mancanza di tempestività da parte del viceré, di prendere provvedimenti per fronteggiare tale morbo, in quanto pochi decenni prima erano state già adottate misure straordinarie per prevenire un evento simile a quello del 1656. Infatti, nel 1619, il popolo aveva deciso di costruire un lazzaretto per la necessità di avere a disposizione luoghi più ampi ed attrezzati in quanto il Mediterraneo era già minacciato dalla peste.
Quindi davanti a tutto ciò e soprattutto dinanzi all'inesistenza di conoscenze mediche appropriate, l'unica maniera di evitare la sua propagazione era la prevenzione. Si dispose infatti, da parte delle autorità di governo, che fossero isolate le località sane, di controllare i porti sia via mare che via terra, di imporre quarantene a chi fosse entrato in contatto con gli appestati e di vietare il commercio di merci ritenute sospette e con paesi che erano stati contagiati; era poi necessario controllare la qualità di alcuni alimenti come la carne, il pesce e la frutta prima di consumarli; bisognava pensare alla pulizia delle strade e alla sepoltura dei cadaveri fuori dalla città.
Ma tale prevenzione, necessaria ad uno stato iniziale di tale divulgazione della peste, non servì ad evitare la diffusione dell'epidemia, in quanto a lungo si era negato che gli strani mali che avevano colpito alcune persone fossero collegabili ad un'epidemia di peste, ciò per evitare di allarmare la popolazione e quindi di evitare ulteriori rivolte, che, negli anni precedenti, avevano caratterizzato il Regno. Grave colpa dell'autorità fu anche quella di permettere che da gennaio a maggio ci fosse un enorme esodo da Napoli verso le provincie.
Questo brano è tratto dalla tesi:
La popolazione di Napoli dal 1650 al 1700
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Informazioni tesi
Autore: | Ilaria Petrone |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi di Napoli - Federico II |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia Aziendale |
Relatore: | Francesco Balletta |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 100 |
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