La fiscalità nel commercio elettronico

Con la conferenza di Ottawa sono stati raggiunti risultati più significativi. Rispetto alla precedente, i Paesi membri hanno coinvolto, in questa conferenza, anche organizzazioni internazionali, imprese, sindacati, organizzazioni dei consumatori ed operatori del settore, favorendo in questo modo l'incontro tra istituzioni e privati. L'accordo unanime in questa conferenza è stato di non creare ostacoli a questo nuovo mezzo di commercializzazione, anzi salvaguardarlo evitando imposizioni fiscali peggiorative rispetto ai tradizionali sistemi di vendita. Anche l'importanza di riconoscere l'e-commerce come strumento utile allo sviluppo economico dei paesi ha trovato consenso unanime. Argomento importante all'interno della conferenza anche l'impegno ad una maggiore cooperazione e dialogo tra settore privato e le organizzazioni internazionali. All'interno della conferenza sono emerse due diverse linee di pensiero circa una politica di regolamentazione fiscale comune. La prima, presentata dai paesi del nord America, riconosceva la difficoltà degli stati nel regolamentare il commercio elettronico e pertanto proponeva un'autoregolamentazione da parte degli operatori, limitando l'intervento pubblico. La seconda al contrario, portata avanti dai Paesi europei, poneva l'accento sulla necessità di una completa regolamentazione per tutelare i consumatori. Il cuore della conferenza si è basato sull'individuazione di regole uniformi da adottare per disciplinare la fiscalità legata all'e-commerce. Questo obiettivo si è concretizzato nell'approvazione dell'accordo intitolato: Electronic Commerce: Taxation Framework Conditions.
Fulcro del documento è stato l'individuazione e condivisione di cinque principi identificati come “prioritari e fondamentali” a cui far riferimento in una visione comune che disciplinasse la materia.