Gli Stati Uniti e la manipolazione dell'Informazione - Dalla guerra del Vietnam ai due conflitti del Golfo: il racconto di mezzo secolo tra propaganda, disinformazione e bugie
Cinema propagandistico e cinema critico
Ma il cinema è stato da sempre utilizzato anche dai governi Usa per la propaganda in tempo di guerra e per aggiustare il corso della storia.
Molto spesso però il grande schermo è servito ad aprire anche gli occhi su alcuni episodi controversi della storia e guardarli da una prospettiva diversa.
Uno degli esempi più recenti in questo senso, che abbraccia trasversalmente queste due definizioni, è "Pearl Harbor" (2000) di Michael Bay, uscito nei cinema qualche tempo prima rispetto agli attacchi dell'11 Settembre 2001: «è la metafora della necessità della trasformazione e modernizzazione dell'apparato di difesa e dell'acquisizione di mezzi per una difesa efficace contro un'eventuale minaccia tecnologica proveniente dal cielo […] "Pearl Harbor" è quindi la messa in scena del fantasma americano della guerra sognata in termini di stretto confronto tecnologico tra sistemi di armi non ugualmente sofisticati e moderni, per attingere a una purezza di combattimento libera dalle problematiche riguardanti la vita e la morte dei soldati santificati con il loro martirio. L'utilitarismo americano se ne trova legittimato, così come la corsa agli armamenti aerospaziali e l'obbligo di non perdere più uomini in battaglia». È una pellicola che sembra quasi anticipare gli attacchi al World Trade Center e al Pentagono: ci sono elementi incredibilmente anticipatori di quello che sarà il futuro dell'America.
Nel 1968 invece Jonh Wayne, uno dei più grandi attori americani della storia, realizzava il film "Berretti Verdi": una pellicola che ha il sapore di propaganda, che racconta come il sacrificio dei combattenti americani sia giusto, per non darla vinta ai comunisti. John Wayne era a favore dell'intervento armato: lo scrisse anche al presidente Johnson, con una lettera accorata nel quale esaltava lo spirito patriottico degli Usa nei momenti di crisi e di difficoltà. Peccato però che quel film uscì subito dopo l'offensiva del Tet, attraverso la quale l'opinione pubblica americana cambiò idea sul conflitto.
Un film simbolo della disfatta americana è "Apocalypse Now", capolavoro del regista Francis Ford Coppola: il famoso direttore de "Il Padrino" «fa così della guerra del Vietnam l'esperienza collettiva del male in nome della grande strategia di lotta contro il comunismo. Questa quasi dannazione dell'esercito americano corrisponde, individualmente, a quella dei soldati che, in quanto coscritti, rappresentano le classi medie e sfavorite della società americana».
Attraverso il cinema gli Usa, come detto, hanno provato a correggere il corso della storia, e talvolta, nel caso della guerra in Vietnam, a recitare il "mea culpa": durante la prima presidenza di Ronald Reagan, che annoverava anche un passato da attore, molti sono i film che escono al cinema riguardanti il conflitto Indocinese. Il 1982 è l'anno di "Rambo" diretto da Ted Kotcheff, con protagonista Sylvester Stallone. E' un film molto potente, che avrà grande successo in America: «[…] ha per problematica strategica l'errore che commette la società civile nel respingere il suo esercito stigmatizzandolo come criminale, rifiutandosi perfino di ammettere che abbia obbedito al potere eletto. Un'ingiustizia che è un fattore di incomprensione, risentimento e divisione sciolto soltanto quando la violenza lascerà il posto alla presa di parola: questa ristabilisce il legame democratico tra i cittadini, ma anche tra istituzioni politiche e di difesa. Rambo esprime il grido di rabbia e di sofferenza della comunità di difesa respinta da coloro ai quali si è dedicata».
Il cinema che racconta la guerra del Vietnam, dopo la conclusione della stessa, lo fa in maniera tale da rendere quel tragico episodio un qualcosa di immaginario, quasi come fosse un incubo da scacciare via. Era un trauma che doveva essere interiorizzato e rielaborato: per cui si crea una sorta di realtà virtuale, in cui tutto viene rimesso in discussione. Molto di questo atteggiamento deriva della strategia reaganiana di voler tornare a primeggiare nel mondo, combattendo il nemico comunista, dopo le sconfitte degli anni '60 e '70. Il seguito di "Rambo" nel 1985 incarna alla perfezione quel sentimento: Rambo torna in Vietnam per liberare alcuni prigionieri americani non riconsegnati. Arrivato nel paese asiatico, scopre che i sovietici stanno preparando l'esercito in maniera tale da prendere il potere nel Vietnam del Sud. Rambo viene catturato, ma riuscirà con la sua forza e potenza muscolare a sconfiggere i sovietici e i vietnamiti, liberando i soldati americani. E' un seguito molto fantasioso, quasi da "fumetto" che dimostra però come sia tornata la sinergia tra Hollywood e il Pentagono dopo alcuni film in cui venivano messe in luce le reali difficoltà dell'esercito statunitense in Vietnam. Il presidente Reagan ne era entusiasta e citava molto spesso nei suoi discorsi la forza di Rambo per simboleggiare la forza di un'America che torna a primeggiare.
Un anno prima Chuck Norris, attore anch'esso molto noto in America, interpretò nel film "Rombo di Tuono"(1984) il colonnello Braddock che va a liberare alcuni prigionieri in Vietnam. Il film pone l'accento sulla vittoria militare americana, «le tattiche […] sono quelle dell'utilizzo del terreno, dell'accerchiamento, dell'imboscata e dell'attacco a sorpresa, tutte imparate dai vietnamiti […] e afferma la capacità americana di adattarsi e ritorcere contro il nemico le astuzie da esso apprese».
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Informazioni tesi
Autore: | Francesco Agliata |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2012-13 |
Università: | Università degli Studi di Palermo |
Facoltà: | Scienze della Formazione |
Corso: | Scienze della Comunicazione |
Relatore: | Salvatore Lombardo |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 46 |
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