Fecondazione Artificiale nella cavalla

La capacità riproduttiva della cavalla, al pari di quella di altre specie, prende inizio con l’instaurarsi della gametogenesi a cui si associa il desiderio di esercitare un’attività sessuale (libido). Tali eventi si osservano dopo il conseguimento della pubertà e si continuano per tutta la vita riproduttiva dell’animale, fino alla senescenza. La pubertà si verifica prima che la crescita corporea sia stata completata, cioè quando l’animale ha raggiunto un determinato sviluppo somatico, che varia da specie a specie e da razza a razza nell’ambito della stessa specie (Beghelli, 1995).
Diversi fattori concorrono a determinare il raggiungimento della maturità sessuale che, nella cavalla, si ha in un periodo che oscilla tra i 12 e i 24 mesi (Mitchell e Allen, 1975). Ad esempio, alcuni studi hanno evidenziato un’importante relazione tra la qualità della dieta e il raggiungimento della pubertà.
Kinder ed altri (1987) hanno, infatti, verificato che una scarsa quota energetica nell’alimento provoca un ritardo della maturazione dei normali processi ipotalamo-ipofisi. Tale ritardo esita in una scarsa frequenza nel rilascio dell’ormone luteinizzante (LH), il quale sembra essere il principale fattore limitante nell’attività sessuale nella cavalla. Anche la stagione delle nascite influenza l’entrata in pubertà della cavalla: le femmine nate alla fine della stagione riproduttiva cominciano a ciclare tendenzialmente più tardi di quelle nate all’inizio della stessa stagione.
Fino al raggiungimento della pubertà, i giovani maschi e le giovani femmine non mostrano alcun interesse per l’attività sessuale. Tale fenomeno, invece, si manifesta nel momento in cui l’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi avvia una serie di processi ormonali in grado di influenzare l’attività dell’apparato genitale. Suddette influenze ormonali sono continue nel maschio, ma intermittenti nella femmina in cui si continuano, una volta iniziate, per tutto il resto della vita riproduttiva post-puberale dell’animale (Beghelli, 1995).
Nella femmina, la pubertà indica che l’ipotalamo ha raggiunto un sufficiente grado di maturità; ovvero, ha perso quella esagerata ipersensibilità al feedback negativo esercitato dagli estrogeni ovarici prodotti dalle gonadi degli animali prepuberi, e che rendono il soggetto incapace di produrre i segnali opportuni per avviare un’adeguata attività gonadotropa da parte dell’adenoipofisi. Questo fenomeno sarebbe determinato da un calo del numero di recettori per l’estradiolo a livello ipotalamico (Nadent et al., 1990). Il sistema che porta alla secrezione di gonadotropine, a seguito della ridotta sensibilità ai feedback negativi precitati, consente alla secrezione gonadotropi di aumentare e di generare i necessari eventi endocrini, pulsatili o a scariche, che riguardano sia il GnRH (Gonadotropin Releasing Hormone) ipotalamico, che l’LH (Luteinizing Hormone), l’FSH (Follicle Stimulating Hormone) e la PRL (Prolattina) ipofisaria, in grado di influire opportunamente sulle gonadi e di conseguenza sull’intero apparato genitale.