L'applicazione delle teorie di Paul Ekman nell'intervista osteopatica e durante il trattamento

Paul Ekman ( 1934 -), psicologo americano, uno dei l 00 psicologi più importanti del XX secolo, è stato un pioniere dello studio delle emozioni e delle espressioni facciali ad esse correlate. Ha studiato nelle università di Chicago, New York e Adelphi, ed è poi entrato al Langley Porter Neuropsychiatric lnstitute, dove è rimasto fino al 2004. Nel 1954 ha iniziato le sue ricerche sulle espressioni facciali e il movimento del corpo, prima per la tesi e poi per la sua prima pubblicazione. l suoi primi lavori in questo campo mostrano la sua formazione in psicologia della personalità, mentre nelle ricerche successive il suo interesse si è spostato verso aspetti di psicologia sociale e interculturale. Ha inoltre approfondito lo studio sull'inganno e le bugie. Il suo lavoro sulle espressioni facciali è iniziato partendo dagli studi dello psicologo Silvan Tomkins. Ekman ha dimostrato che, contrariamente a quanto affermato da molto antropologi, tra i quali Margaret Mead, le espressioni facciali che esprimono le nostre emozioni fondamentali o primarie non sono culturalmente determinate ma sono universali in tutte le culture e hanno dunque presumibilmente origine biologica.

Tra le espressioni universali ci sono quelle che esprimono le emozioni fondamentali quali rabbia, disgusto, paura, gioia, tristezza e sorpresa. In studi successivi ha inoltre studiato le universalità delle espressioni relative a disprezzo, appagamento, imbarazzo, eccitazione, il senso di colpa, orgoglio per i risultati ottenuti, sollievo, soddisfazione, piacere dei sensi, vergogna e divertimento. Partendo dai suoi studi ha sviluppato un sistema di classificazione delle espressioni facciali , il FACS Facial Action Coding System ( Paul Ekman, 2008), che classifica tutte le espressioni umane. Ha inoltre partecipato ad un progetto sull'uso del1e espressioni per individuare chi mente. Solo 50 dei 20.000 volontari testati hanno mostrato la capacità naturale di capire chi mente senza una precedente formazione. La scelta di utilizzare gli studi di Paul Ekrnan e non di altri è stata motivata dal fatto che questo studioso ha codificato un linguaggio non verbale di cui ipotizza che non solo non è controllato cognitivamente, ma soprattutto non può essere controllato cognitivamente. Se per questo studio avessi scelto il linguaggio non verbale del corpo, questo sarebbe potuto essere inficiato dalle conoscenze del soggetto sull'argomento; una persona avrebbe potuto quindi simulare ad esempio un atteggiamento di apertura al dialogo anche mentre stava subendo un momento di disagio. Personalmente ho ritenuto che le espressioni del viso avessero meno possibilità di errore, o meglio l'errore al massimo sarebbe stato interpretativo.