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Bitcoin: profili evolutivi di un'annunciata ''rivoluzione'' nel sistema dei pagamenti

Che ne sarà del Bitcoin?

Arrivati a questo punto non resta che provare a proiettare Bitcoin nel futuro per capire quali siano le probabilità di sopravvivenza, gli scenari di sviluppo, le problematiche non ancora evidenti (ma che in futuro potrebbero manifestarsi) e le opportunità di utilizzo alternative.

Nei capitoli precedenti è stato ricostruito un quadro breve ma concreto su come funziona Bitcoin, sulle potenzialità come sistema dei pagamenti e sulle problematiche della moneta. Una problematica su tutte evidenziata è la sua quantità prefissata e convertibile nel mercato monetario che la rende una moneta deflazionistica, elevando, di conseguenza, la funzione di riserva di valore ma con una volatilità che influenza negativamente tutte e tre le funzioni monetarie, spingendo il bitcoin ad un utilizzo puramente speculativo. Una moneta che non ha incentivi ad essere utilizzata negli scambi non ha grandi possibilità future di utilizzo massiccio in quanto il problema risiede nella struttura stessa. Tra l'altro, non è detto che il valore continui ad aumentare costantemente nel tempo ma potrebbe verosimilmente accadere che, arrivati ad un certo punto, nell'immaginario collettivo si diffonda l'idea che un ulteriore estensione nell'uso del bitcoin sia improbabile. A tal proposito i dati a sostegno di questa tesi di certo non mancano, come evidenziato in parte dalla Figura 2.2 che mette in risalto lo scarso utilizzo di bitcoin come mezzo di pagamento. Queste aspettative di scarso utilizzo provocherebbero inevitabilmente una svalutazione del bitcoin molto forte e non è escluso che l'intero sistema imploda.

Un secondo importante aspetto da sottolineare è che una moneta così inegualmente distribuita com'è bitcoin, se si diffondesse nell'economia, potrebbe causare forti pressioni da parte dei possessori nei confronti degli effettivi utilizzatori (che ad esempio hanno icevuto un prestito). Detto in altri termini potrebbe accadere una vera e propria centralizzazione del potere nelle mani di pochi, tra l'altro ingiustificata in termini di lavoro svolto visto che una quantità significativa di bitcoin è stata estratta già nei primi anni e con uno sforzo di calcolo relativamente basso. Un altro segnale con il quale si potrebbe auspicare una centralizzazione del sistema bitcoin è legato alla tendenza all'aumento dello spread fra prezzo di acquisto e prezzo di vendita nei mercati in cui bitcoin è quotato. Questa tendenza all'aumento del differenziale tra i prezzi di acquisto e di vendita è riconducibile sia al ridotto numero di scambi, ma in particolare fa riferimento all'aumento del numero di intermediari coinvolti nella transazione, tra cui: marketplace, fornitori di portafogli elettronici, piattaforme di pagamento, cambiavalute, agenzie di rating specializzate e, infine, non è da escludere che in futuro si aggiungeranno anche banche e altri intermediari finanziari tradizionali. In tal modo si creerebbe un controsenso: Bitcoin ha le sue ragioni di vita proprio nella disintermediazione ma di giorno in giorno si sviluppano sempre più servizi che ne centralizzano l'utilizzo e la circolazione, con i loro inevitabili rischi di insolvenza, di frode e operativi riscontrabili anche nei tradizionali intermediari. Quindi bitcoin nasce per contrastare la centralizzazione del potere ma con passare del tempo rischia, a causa dei sui difetti strutturali, di dar vita a forme di oligopoli da parte di società fornitrici di servizi che ne rendono più intuitivo e rapido l'utilizzo.

In un futuro prossimo, molti esperti del settore ma anche autorità bancarie internazionali, tra cui l'EBA (Autorità Bancaria Europea) hanno avanzato la possibilità che la tecnologia utilizzata dal sistema Bitcoin, la blockchain, possa essere adottata anche dalle banche centrali per migliorare lo svolgimento dei loro compiti e la convergenza agli obiettivi, in particolare attraverso l'emissione della moneta virtuale da parte della banca centrale stessa. Questo sarebbe anche terreno fertile per abbandonare la predisposizione della quantità di moneta estratta senza però rinunciare ai vantaggi della blockchain e in generale di Bitcoin come mezzo di pagamento. Si parlerebbe in tal caso di un modello misto in cui non solo si manterrebbero i vantaggi del contante digitale e la disintermediazione delle banche commerciali ma si conferirebbe alla cripto-valuta quella flessibilità nell'offerta di moneta che potrebbe favorire l'evoluzione e stabilizzarne il corso grazie all'adeguamento della quantità a seconda delle esigenze del tasso d'inflazione e del tasso di cambio. Tutto questo influirebbe positivamente sull'utilizzo della moneta come mezzo di scambio piuttosto che per un utilizzo di natura speculativa. Dinnanzi a queste prospettive di apertura delle banche centrali alle cripto-valute bisogna, però, considerare anche gli ostacoli che potrebbero renderne difficile l'applicazione. In particolare, se la banca centrale emettesse cripto-valuta senza coinvolgere le banche commerciali, dovrebbe farsi carico anche di decidere a chi distribuirla. Di conseguenza la banca centrale si ritroverebbe ad applicare non soltanto una politica monetaria ma anche una politica di distribuzione dei redditi e fiscale. Quest'ultime sono politiche che, in Europa, sono lasciate ai governi dei paesi membri e quindi, in questo caso, la BCE andrebbe a violare il suo statuto, inoltre, il principio di indipendenza, uno dei principi cardine delle politiche europee, potrebbe essere messo a repentaglio. Tale principio è stato introdotto per evitare che i governi dei paesi membri possano ricevere degli aiuti diretti da parte della BCE e porre delle pressioni al fine di ottenere dei vantaggi, ad esempio tramite l'acquisto di titoli di debito pubblico (come tra l'altro sta avvenendo con i programmi di quantitative easing) o, come in questo caso, ricevendo quantità di cripto-valuta.

Una strada alternativa a quella appena descritta, ma comunque rivolta a salvaguardare le potenzialità del sistema Bitcoin e a risolvere le problematiche della moneta, potrebbe dispiegarsi nell'ancorare la cripto-valuta ad una moneta ufficiale, come il dollaro, garantendo in ogni istante la convertibilità in dollari a un tasso fisso prestabilito. Un po' come un Gold Echange Standard ma senza l'ancoraggio del dollaro all'oro. Un meccanismo del genere, però, creerebbe una forma di centralizzazione nei confronti del fornitore del servizio di cambio e di conseguenza implicherebbe dei rischi (operativi, di liquidità). La banca centrale potrebbe eliminare questi rischi grazie al suo potere di creare potenzialmente moneta in quantità illimitata ma con la conseguenza, per alcune banche centrali, di violare il proprio statuto. [...]

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Bitcoin: profili evolutivi di un'annunciata ''rivoluzione'' nel sistema dei pagamenti

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Informazioni tesi

  Autore: Melchiorre Marino
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2016-17
  Università: Università degli Studi di Palermo
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia e Commercio
  Relatore: Enzo  Scannella
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 37

FAQ

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