Le pendici nord-orientali del Palatino tra tarda antichità ed età moderna (Ambiente 2). Contesti, stratigrafia, storia
Ceramica a pareti sottili
Il primo tentativo di sistemazione tipologica di questa classe è quello operato da Marabini, per i materiali provenienti da Cosa, basato essenzialmente sulle caratteristiche morfologiche dei vasi. L’incompletezza di questo repertorio tuttavia dipende dalla scarsa attenzione rivolta verso i centri di produzione dei recipienti a pareti sottili.
Le opere di Mayet e di Greene hanno poi cercato di supplire a questa mancanza, chiarendo il quadro delle produzioni. Il primo si sofferma infatti su quelle ispaniche, il secondo sulle produzioni galliche e renane, ponendo l’accento anche sulla problematica storico-economica. Infine, la pubblicazione all’interno dell’Atlante delle Forme Ceramiche, II di un repertorio tipologico dei vasi in ceramica a pareti sottili, curato da A. Ricci, ha permesso di tirare le somme sullo stato degli studi.
La ceramica a pareti sottili nasce in un’area localizzabile tra il Lazio settentrionale e la Toscana meridionale, ed è proprio in questa zona che si sono avuti i più massicci rinvenimenti di bicchieri Ricci 1985 1/1 - cioè dei più antichi vasi prodotti in questa classe - databili a partire dal secondo quarto del II secolo a.C. Le forme maggiormente prodotte sono vasi potori da mensa: bicchieri, boccalini, coppe e anche unguentari, destinati, questi ultimi, a contenere profumi, sostanze oleose, balsami e medicinali. A partire dalla seconda metà del I secolo d.C. si assiste ad uno scadimento della qualità dei prodotti con la scomparsa pressoché totale dell’apparato decorativo, il progressivo ispessimento delle pareti e una maggiore standardizzazione dei vasi; non è un caso che i recipienti in ceramica a pareti sottili, a partire da questo periodo, divengano difficilmente distinguibili da quelli in ceramica comune.
Il successo immediato riscontrato da questa classe fu tale che da subito cominciarono a sorgere numerose produzioni regionali e provinciali, tanto che risulta difficile l’attribuzione ai diversi centri di produzione. Gli unici elementi utili consistono nel valutare l’area di diffusione di elementi decorativi, morfologici o di impasto peculiari di alcuni vasi61. Le prime aree produttive identificate sono state quella campana e quella romano-ostiense, grazie ai massicci ritrovamenti nelle stratigrafie di Pompei e di Ostia. Presumibilmente la produzione romano-ostiense nasce nel corso dell’età augustea ed è caratterizzata da bicchieri decorati a pettine, seguiti dai boccalini a decorazione sabbiata, a rotella e à la barbotine, la cui produzione dura fino alla metà del II secolo d.C.
In ambito urbano una delle ultime officine localizzate è quella in località La Celsa sulla via Flaminia: a suffragare quest’ipotesi c’è il rinvenimento di tracce di una fornace e di numerosi scarti di lavorazione; i tipi enucleati sono circa 41 e testimoniano una produzione romana tipologicamente molto vasta.
Nel corso del II secolo si assiste alla crisi di questa classe ceramica; è innegabile, infatti, uno scadimento della fattura artigianale: i rivestimenti e le decorazioni sono poco accurati e il repertorio formale si impoverisce notevolmente.
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Informazioni tesi
Autore: | Antonia Falcone |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2005-06 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Scienze Umanistiche |
Corso: | Lettere |
Relatore: | Clementina Panella |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 437 |
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