I meccanismi di diversion: comparazione giuridica ed esperienza pratica
Cenni sulla responsabilità del minore nel diritto ebraico
Quanto al tema particolare e delicato della responsabilità penale del minorenne, in perenne bilico fra esigenze di giustizia e istanze di clemenza”, secondo Rabello nel diritto biblico affiora, pur se quasi in nuce, un modello autonomo di responsabilità del minore. Mentre per la sua più compiuta definizione, occorre guardare ad altre fonti, come la Mishnà e il Talmud.
In generale l’Halachà, nella disciplina delle singole fattispecie – e la capacità di porle in essere – comprende diverse fasce d’età. Quanto all’argomento qui affrontato, in particolare, due sono quelle individuabili. Il primo periodo, che va da zero a dodici anni per le femmine e tredici anni per i maschi, è caratterizzato dalla non imputabilità. Con il manifestarsi dei segni della pubertà inizia l’età adulta, e si diventa imputabili. Il ragazzo diventa ish, e bar mizvot (cioê figlio del precetto) e perciò “passibile di pena per tutti i precetti stabiliti nella Torà”.
Il percorso interpretativo, volto a determinare la posizione del minore rispetto al reato, è stato lungo e graduale. Inizialmente la Mishnà equiparava il minore al sordomuto e al malato di mente, dettando un regime di assoluta non
imputabilità, sia civile che penale. Nel Talmud e nel Midrash, nell’evidenziarsi il nesso tra una inadeguata educazione paterna e la condotta criminosa del minore, s’inizia a delineare l’eventualità per cui le autorità
pubbliche possano giungere a processare minori, e ed applicare – se del caso – determinate pene previste nella Torà.
Nel periodo post biblico, poi, ulteriori elementi contribuiscono a delineare l’impianto della responsabilità penale dei minorenni, come ad es. l’importanza del dato della conoscenza e comprensione di ciò che si fa e del dato volontaristico. Dunque, da un lato viene confermata la teoria della irresponsabilità per i minorenni: d’altra parte, l’orientamento originario si evolve, tenendo in considerazione la peculiare condizione dei minorenni, i.e. il fatto che si tratti di soggetti fortemente suggestionabili, con una personalità ancora in formazione.
Un contributo in tal senso è stato apportato dall’istituto dell’hatraà (avvertimento) che serviva dapprima a distinguere tra un delinquente minore ed uno adulto. E così, in base alle risposte date a tale avvertimento, sarebbe comunque emersa la sua capacità di distinguere tra vietato ed illecito: anche il soggetto minorenne sarebbe stato cosu “considerato adulto e ritenuto passibile di pena.”
Questo brano è tratto dalla tesi:
I meccanismi di diversion: comparazione giuridica ed esperienza pratica
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Informazioni tesi
Autore: | Mihaela Martorana |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2015-16 |
Università: | Università degli Studi di Palermo |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Giuseppe Di Chiara |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 159 |
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