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Carry Trade, politica monetaria e dinamiche speculative

Carry Trade e crisi finanziarie

Molti paesi (Australia, Islanda, Nuova Zelanda e Sudafrica) hanno sperimentato afflussi di valuta straniera guidati dal carry trade durante l'ultimo decennio. La maggiore vulnerabilità alle crisi finanziarie nel contesto di un improvviso svolgimento delle posizioni di carry trade è un problema fastidioso per le economie in cui il carry trade è diffuso. I carry traders richiedono capitale per le loro operazioni speculative in un altro paese e, generalmente, prendono in prestito denaro da ogni altro ad un basso tasso di interesse, spesso usando titoli ad elevato rendimento come garanzia. Il valore di questa garanzia può eccedere l'ammontare del denaro depositato in cambio dell'asset posto a garanzia. La differenza tra il valore di mercato del titolo e il collateralized asset è chiamato haircut. Quando c'è una distorsione finanziaria, i currency traders rilevano degli effetti sull'impatto di un tale shock sulle condizioni di finanziamento e questo comporta una crescita dell'entitàà dell'haircut (Gorton e Metrick 2009).
Quando i traders sono avversi al rischio, in situazioni di difficoltà come nel caso di crisi finanziarie prendono misure "precautionary hoarding".

Durante questi periodi essi si aspettano un aumento dell'haircut e un inasprimento delle condizioni di finanziamento. Nella misura in cui l'haircut atteso aumenta, la liquidità del singolo carry trader diminuisce. Quindi, al fine di mantenere la liquidità, i carry traders o richiamano i loro prestiti fatti ad altri traders oppure svolgono le loro posizioni nei paesi in cui è stato fatto l'investimento. Il ritiro da un paese ricevente di fondi derivanti dal carry trade, da parte di un carry trader, aumenta i costi per gli altri traders. Come conseguenza, il sistema bancario nello stesso paese non riesce a finanziarsi ed è costretto a vendere gli attivi illiquidi sul mercato nazionale per soddisfare le esigenze di finanziamento. Questa difficoltà di liquidazione porta al ribasso i prezzi degli asset nel paese beneficiario di fondi del carry trade e porta al rapido deprezzamento del tasso di cambio.
Sulla base di queste considerazioni, Wanaguru (2011), esaminando le vicende di carry trade che coinvolgono la corono islandese, fornisce una spiegazione teorica alle bolle valutarie e conseguenti crisi, che tiene conto del comportamento strategico tra carry traders, degli effetti feedback tra gli asset prices e il tasso di cambio nel paese beneficiario del carry trade, e dell'amplificazione degli effetti che hanno gli shock sull'haircut delle collateralized assets.
Wanaguru (2011) tenta di capire come un shock, come quello dei subprime, possa influenzare i carry traders attraverso le loro condizioni di finanziamento, costringendoli a ritirarsi dal carry trade recipient country e portando un brusco declino nel tasso di cambio del paese stesso, nonché nei prezzi delle attività.

Il suo lavoro esamina il punto di vista secondo il quale le esternalità positive tra i traders generano un unico percorso di equilibrio con "triggers" endogeni per le bolle valutarie e i relativi crashes. Il modello dimostra che gli shock di liquidità, sotto forma di shock nella dimensione dell'haircut, porta a una diminuzione negli asset prices e nel tasso di cambio della carry trade economy. Gli shock di liquidità influenzano il comportamento dei currency carry traders in due modi. Il primo è un effetto diretto: lo shock nell'haircut accresce l'anticipata liquidazione di alcune operazioni di carry trade, inducendo la vendita delle attività e portando al ribasso i prezzi degli asset e il tasso di cambio nel paese beneficiario. Il secondo è un effetto strategico: dato che il ritiro dei fondi da parte di qualche carry trader incrementa i costi per gli altri traders, una crescita dell'haircut non fa altro che indurre gli operatori a chiudere le loro posizioni, seguendo il "gregge".
Ciò porta gli investitori del paese beneficiario del carry trade a vendere anche più delle loro attività illiquide.
Come conseguenza, i prezzi degli assets e il tasso di cambio del paese recipient decresce più che proporzionalmente rispetto al ritiro dei fondi, portando ad una crisi finanziaria.
Analisi statiche comparative dimostrano che uno shock al differenziale del tasso di interesse ha anche la capacità di scatenare una crisi di liquidità nel mercato domestico e amplificare una crisi finanziaria nel paese beneficiario del carry trade. Il lavoro di Wanaguru (2011) indicano che l'interazione tra l'entità dell'haircut e gli afflussi valutari esteri può potenzialmente destabilizzare le operazioni di carry trading, creando un circolo vizioso che porta bruscamente il mercato in calo. Quindi, i policy makers nei mercati che sono aperti ad ampi flussi di investimenti stranieri dovrebbero introdurre una regolamentazione macroprudenziale e creare un sistema finanziario efficace e sostenibile per prevenire i currency crashes.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Carry Trade, politica monetaria e dinamiche speculative

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Informazioni tesi

  Autore: Sabrina Galluccio
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Messina
  Facoltà: Economia
  Corso: Finanza
  Relatore: Carlo Migliardo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 137

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