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Il Turismo e la Sharing Economy. Il caso Airbnb

Caratteristiche della Sharing Economy

La Sharing Economy è un sistema economico emergente a cui manca ad oggi «una definizione univoca e condivisa e il dibattito, su quali servizi comprenda e quale sia il suo reale significato in termini di implicazioni e impatti, è acceso», come fa emergere Monica Bernardi in "Un'introduzione alla Sharing Economy": «Termini come economia della condivisione, consumo collaborativo, peer to peer si fondono nel concetto di Sharing Economy, nel quale confluiscono prassi e pratiche anche molto diverse e distanti le une dalle altre, dall'open source alle Social Street, passando per quelli che sono ormai oggi dei colossi come Airbnb e Uber.».

Sharing Economy è diventato un vero e proprio "termine–ombrello" come evidenzia la giornalista Gea Scancarello in "Mi fido di te", sotto il quale «sono nate iniziative molto diverse tra loro, sia per vocazione sia per risultati. In linea di massima, si tratta di progetti che vogliono scardinare i tradizionali modelli di consumo, e spesso anche di produzione, puntando sui rapporti diretti tra persone (peer-to-peer) grazie all'utilizzo della tecnologia».

Iniziative che Marta Mainieri definisce come servizi collaborativi digitali che «prediligono l'accesso al bene invece della proprietà, il servizio invece del prodotto, lo scambio invece dell'acquisto, la fiducia verso sconosciuti invece della diffidenza, la collaborazione al posto della competitività» e lo fanno eliminando l'intermediazione istituzionale, commerciale e finanziaria mettendo direttamente in contatto persone con persone, attraverso le piattaforme digitali.

Nel 2010 Rachel Botsman e Roo Rogers con "What's mine is yours" inquadrarono per primi l'avvento di questo nuovo sistema economico parlando di Consumo Collaborativo e dei sistemi in cui è organizzato:

• Product Service Systems: sistemi che permettono di accedere a prodotti di proprietà di altri. Tale sistema permette al proprietario di massimizzare l'utilità del bene, allungandone il suo ciclo di vita e riducendone l'impatto ambientale, mentre l'utente che beneficia del servizio risparmia sui costi di acquisto e mantenimento del bene.

• Redistribution Markets: mercati di redistribuzione di beni, non utilizzati o sottoutilizzati, da dove non sono necessari a luoghi o persone dove lo sono. Lo scambio può essere gratuito o meno, o può essere un vero e proprio baratto; molto spesso interessa persone totalmente sconosciute. Questo mercato permette il riuso e la rivendita di oggetti che altrimenti getteremo via, riducendo spreco e consumo e allo stesso tempo permette di interagire e socializzare con altre persone.

• Collaborative Lifestyles: scambio di risorse intangibili come spazio, capacità, tempo. Lo scambio avviene prevalentemente a livello locale, ma Internet ne sta permettendo una diffusione su scala globale, richiedendo un sempre più un alto livello di fiducia. Il focus di tale sistema non è più tanto lo scambio ma l'interazione con l'altro.

Alla base di tutti e tre vi sono quattro principi che hanno tutti la stessa importanza:

• Massa critica (critical mass): la presenza sia di un buon numero di utenti sia di prodotti e/o servizi da scambiare che permettano all'utente di percepire di avere una vasta scelta.

• Pieno utilizzo delle risorse, ridistribuendole dove sono necessarie (Idling capacity)

• Credere nella comunità (Belief in the Commons): dare valore alla comunità perché più persone partecipano, più il sistema funziona; ogni
singola persona che partecipa, inconsciamente, crea valore per un altro individuo

• Fiducia tra sconosciuti: i vari servizi richiedono di doversi fidare di persone del tutto sconosciute, questo rappresenta anche uno dei principali ostacoli alla pratica della Sharing Economy. I vari servizi collaborativi hanno inserito nelle loro piattaforme dei meccanismi che permettono di accrescere la fiducia, come il sistema del feedback, con cui si chiede di lasciare un commento sul comportamento dell'altro. Si forma, così, una vera e propria reputazione on-line, che è «un sostituto della carta d'identità». Ma si tratta anche di una vera e propria moneta, come l'hanno definita Botsman e Rogers perchè più commenti e feedback positivi si ricevono, maggiori saranno le possibilità di poter continuare a partecipare ai vari servizi e allo stesso tempo più si utilizzano tali servizi e più facile sarà parteciparvi, perché la reputazione cresce e quindi anche la fiducia.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il Turismo e la Sharing Economy. Il caso Airbnb

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Informazioni tesi

  Autore: Alessandra Matteoli
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2014-15
  Università: Università degli Studi di Pisa
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze del turismo
  Relatore: Barbara Antonioli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 52

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