"Break Every Rule": Carole Maso e il suo nuovo modo di comunicare
Break Every Rule - Saggi su linguaggio, bramosia e momenti di desiderio
In Break Every Rule, uscito nel 2000, Carole raccoglie brani che spiegano il suo sviluppo come scrittrice e riflette sullo stato della produzione letteraria del ventesimo secolo.
Con gioia, brio e irriverenza Carole Maso, portabandiera degli studi umanistici sperimentali, sogna, in questi saggi, il luogo in cui la lingua e la forma potrebbero liberare – liberare da forme prese in prestito o ereditate, liberare dalla prescrizione, dal formulaico – un luogo dove una pagina vuota o uno schermo brillano davanti al lettore, invitano e tutto è possibile. “Accuse me again, if you like, of overreaching”, afferma l’autrice con aria di sfida. Rifiutando di essere emarginata o categorizzata dal genere letterario, Maso, come già detto, è una scrittrice incisiva, compassionevole e pioniera nella combinazione di poesia e narrativa con critica, giornalismo e arti visive. Conosciuta per la sua audacia, sia nell’esplorare la lingua e la memoria che lo sviluppo dell'anima artistica, Maso ci dà una collezione di saggi dalla forma impegnativa, intelligente e persuasiva.
In questo lavoro innovativo di critica estatica, Carole Maso mostra perché è diventata, nel corso degli ultimi quindici anni, una delle stelle più brillanti del firmamento della letteratura contemporanea. Mai rifiutandosi di essere emarginata o categorizzata dal genere letterario, Maso si considera “figlia” di William Carlos Williams, e di Allen Ginsberg, anch'egli nativo di Paterson, New Jersey:
An then there is Allen Ginsberg, the other native of Paterson I grew up with. I adored his great heart and hunger, his music and outrage and audacity. His fallibility. How, as a teenager, I howled his Howl. I feel thankful to have had these two as my literary fathers. It feels like a much more fortunate literary inheritance than my southern friends who have Faulkner to contend with. Williams, the troubled iconoclast, seems to me a far more benevolent, happy influence simply in terms of what he allows. Somehow Faulkner continues to look best far from home on the Latin American writers. I, as a North American, am grateful not to have to wear his necklace of crows and thorns.
Nel corso dei saggi, Carole cita frequentemente i suoi eroi culturali - Woolf, Stein, Susan Howe, Jean-Luc Godard, Tarkovsky, ecc; impiega la sua caratteristica ripetizione di alcune righe e, come per il saggio su Stein, mostra attraverso degli esempi il potere liberatorio della prosa lirica. L’impulso cresce man mano che si va avanti nella lettura, creando lentamente un lamento estatico che richiama lo stile di Ginsberg, che si libera completamente nel saggio conclusivo, denunciando il convenzionale e sfidando il lettore e lo scrittore allo stesso modo a rompere ogni regola, come modo di salvare se stessi, una strada verso la salvezza artistica, verso la libertà. Leggere questi saggi intelligenti e appassionati è un’esperienza esaltante. E il messaggio, così forte e chiaro e così necessario in questo mondo guidato dai mercati, non potrebbe essere espresso o “cantato” in un modo migliore di questo. Alcuni troveranno il suo invito a “rompere ogni regola” della narrativa veramente sovversivo, mentre altri potrebbero trovarlo bloccato nella fantasia adolescenziale della ribellione contro l’autorità che è intrinsecamente liberatoria.
Ognuno dei saggi raccolti in questo libro ha una sua peculiarità. Il primo, autobiografico, The Shelter of the Alphabet, porta il lettore a conoscere più da vicino la personalità di Carole, il suo profondo desiderio di scrivere per sentirsi realizzata in uno spazio da lei stessa creato:
I am a wandering soul – but not an aimless one. I’ve learned well how to listen and I’ve gone wherever my work told me to go. Wherever my work took me, insistent, I went. I have been forced, in order to continue writing on my own terms, to leave over and over again. I who live everywhere and nowhere have built a house of language. I have been forced to create a home of my own making. A home of music and desire. I can at this point make a home wherever I go. I open my large artist’s notebook, I pick up a pen, I turn on the radio; I dream of you – the best, the most mysterious one, the most remote and beautiful aspect of self.
Maso, come altre scrittrici italoamericane, ha ridefinito i ruoli femminili imposti dalla propria cultura d’origine e dalla cultura americana, negoziando, all’interno della suaidentità, famiglia e società, passato e presente, tradizione e innovazione, appartenenza ed esclusione. Carole afferma di sentirsi a casa solo quando scrive: “All I need to do is to pickup a pen and begin to write – safe in the shelter of the alphabet, and I am taken home”.
In una cultura che ha origine nel senso di spaesamento provocato dallo sradicamento dellamigrazione, la ricerca di un luogo dove sentirsi a casa coincide con una ricerca di identità personale e collettiva, che alla fine viene trovata proprio nella scrittura. La differenza etnica, la coesistenza di due mondi e il senso di ambivalenza divengono allora una fonte di ricchezza da cui le scrittrici e gli scrittori italoamericani attingono per creare una tradizione letteraria.
Nella parte finale del saggio, Carole descrive con parole toccanti il suo profondo desiderio di esprimersi con la scrittura:
When I write sentences I am at home. When I make shapes. When I do not, I am damned, doomed, homeless; I know this well – restless, roaming; the actual places I’ve lived become unrecognizable, and I, too, monstrous, am unrecognizable to myself. In the gloating, enormous, strangeness and solitude of the real world, where I am so often inconsolable, marooned, utterly dizzied – all I need do is to pick up a pen and begin to write – safe in the shelter of the alphabet, and I am taken home. Back into the blinding waves, the topaz light, the fire. Or far off into the enthralling, voluptuous dark.
Nel suo saggio, Notes of a Lyric Artist Working in Prose: A Lifelong Conversation with Myself Entered Midway, Carole ci rivela alcune tecniche poetiche che, secondo lei, gli scrittori devono inserire per prolungare il momento lirico, come architettura, musica, costellazioni e intensità delle immagini. L’autrice fa riferimento principalmente a opere di narrativa, ma queste strategie, ovviamente, possono essere applicate anche alla saggistica.
Maso accenna all’erotismo della prosa lirica estesa, che per lei ha un ruolo fondamentale nell’aumentare ed espandere un testo in prosa. Lo chiama “an opening”. Scrive, “There is compression in lyric fiction, yes, but also expansion. Elongation. The longing for clearings. An opening up of perceptions, possibilities, every time the writer or the reader sits down. And duration, and the obvious erotics of this”. Quest’idea dell’erotismo della durata, dell’espansività nello scrivere prosa lirica, dell’apertura, qui agisce su vari livelli. C’è il livello della possibilità nella composizione della prosa lirica, ma c’è anche la prosa del desiderio e l’abilità di due scrittori nello scrivere all’interno di questa espansività, per avvicinarsi al lavoro come anticipazione, come collegamento intimo.
Nel suo saggio, Carole Maso parla di architettura. Questo termine descrive ciò che tutti proviamo a fare quando costruiamo una narrazione. È l’arte del progettare. Come dobbiamo progettare i nostri saggi, le nostre storie? Qual è la forma più adatta al contenuto? La sua idea di architettura è di spaziosità, in cui la passione della mente può rilasciare la sua creatività sulla pagina. Maso intende la costruzione della forma come un processo organico, misterioso ed elusivo, in cui la costruzione è un’esperienza di spazio.
Spesso non troviamo l’architettura di una prosa estesa finché non iniziamo a scrivere, mentre esploriamo la storia che proviamo a raccontare e pensiamo come la forma potrebbe migliorare il contenuto. Maso suggerisce, “To create whole worlds through implication, suggestion, in a few bold strokes. Not to tyrannize with narrative. Allow a place for the reader to live, to dream”. Questo è il nostro obiettivo nell’assemblare una narrazione: creare una cattedrale in cui entrare come lettori, contemplando in tutte le direzioni lo spazio in cui possiamo sentire la profondità di una storia.
Maso scrive che dovremmo “sing in prose, to somehow get the urgency of bone and blood and hair, entire histories, into prose”. Lei chiama questo tipo di scrittura “symphonic, fugue”. Possiamo manipolare il suono nelle nostre frasi come suggerisce Carole, leggendo ad alta voce tutto ciò che scriviamo.
La definizione di costellazione si riferisce a un gruppo o un insieme di cose correlate. Deriva dal termine astrologico che denota le posizioni relative delle stelle. Maso fa riferimento alle costellazioni nella prosa lirica in quanto schemi o associazioni casuali.
Queste costellazioni si evolvono nel corso di una storia o di una narrazione, cambiano e aumentano l’azione della lirica. In riferimento alle proprie opere, Carole scrive: “I wanted it all: the moment and the elongation of the moment, and then another moment, and the cumulative pleasures of an intensifying, building content”. Successivamente, continua a spiegare ciò che voleva ottenere nella sua prosa: “The pleasure of accumulated meanings, of accretion, which is the narrative act. A fragile constellation, through time and space, of relationship”.
L’intensità significa potenza, vigore, e se dobbiamo usare figure all’interno della nostra prosa, queste dovrebbero trasmettere la forza di ciò che esse descrivono, proprio come in poesia. Le immagini sono i mezzi che abbiamo per portare significato ad una storia e per esplorare il peso di una narrazione. È il modo in cui il lettore può immaginare un mondo intero. Maso scrive: “Images follow a progress through interplays and modulation until they reach a level of nearly unbearable intensity”. E continua:
Throughout, images such as boats, dream, figs, swans, roses, horses, gloating, angel, butterfly endlessly repeat themselves in varying configurations as the imagination gropes and tries to make sense of chaotic experience. As the imagination tries to save, the outward world distorts to speak of the interior world. The internal world informs the external world. A hallucination.
Perciò le immagini, l’intensità di certe immagini, diventano un sogno, o un’allucinazione per il lettore. Uno strumento per rispecchiare ciò che sentiamo dentro. La forza di uno scrittore è quando può prendere un’immagine, intensificarla all’interno di un brano di prosa estesa, e farlo funzionare in modo tale che le nostre immaginazioni traggono un senso dall’esperienza come suggerisce Maso.
Notes of a Lyric Artist Working in Prose è una serie di epigrammi brillanti, e a volte enigmatici, sulla scrittura, sulla poesia lirica, sul romanzo. Ad un certo punto, l’autrice scrive: “Language engenders language. Language itself presents unexpected and often extraordinary solutions. It leads you to the what next? To the how and why. To the what if, and if only”.
Inframmezzando citazioni di Jean-Luc Godard, Andrey Tarkovsky e Virginia Woolf, Maso riflette sulla scrittura dei suoi romanzi AVA e The American Woman in the Chinese Hat. Paragona quest’ultimo a The Notebooks of Malte Laurids Brigge di Rainer Maria Rilke, perché “both, as lyric novels, move image by image toward intensity. Images follow a progress through interplays and modulation until they reach a level of nearly unbearable intensity. Action is a concern, but a secondary one”. I pensieri di Maso sui propri romanzi sono intriganti, ma le sue riflessioni espansive sul romanzo lirico in particolare sono molto più interessanti: “The novel’s capacity for failure. It’s promiscuity, its verve. Always trying to attain the unattainable. Container of the uncontainable. Weird, gorgeous vessel. Voluptuous vessel.”
Questo brano è tratto dalla tesi:
"Break Every Rule": Carole Maso e il suo nuovo modo di comunicare
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Informazioni tesi
Autore: | Michela Marinelli |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2016-17 |
Università: | Università degli Studi di Roma Tor Vergata |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Lingue e Letterature Europee e Americane |
Relatore: | Elisabetta Marino |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 132 |
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