Il ruolo del sindacato a 20 anni dalla riforma della Polizia di Stato
Bisogno di riforma
Il primo uomo politico italiano a denunciare le reali cause delle croniche disfunzioni del sistema della sicurezza, nel nostro Paese, è stato Francesco Cossiga. Dalla sua azione quale Ministro dell'Interno, prima, e Presidente del Consiglio, poi, dal concorso del PCI, delle organizzazioni sindacali confederali, dei movimenti di base interni al Corpo delle Guardie di PS, nasce il grande progetto di riforma che si conclude con la L 121/8112.
La legge di riforma della Polizia rappresenta il punto di arrivo di un processo le cui origini risalgono agli anni 1968/69, anni questi in cui si affermava una impressionante crescita della criminalità nelle sue forme più pericolose, gli anni di gravissime tensioni sociali, della contestazione studentesca. Gli avvenimenti di allora posero in luce due problemi: il primo riguardante l'impreparazione delle Forze di Polizia a reggere il confronto con la nuova criminalità organizzata e il secondo riguardante la scarsa affidabilità di alcuni settori degli stessi servizi di Polizia nella difesa delle istituzioni.
Tuttavia in quegli anni, ed in quelli successivi, nasceva anche un'altra volontà: quella di trovare la soluzione dei problemi che affliggevano la Polizia, e quindi la stessa collettività, in un'iniziativa politica tendente a realizzare un'organica riforma delle stesse strutture della Pubblica Sicurezza. Da questa volontà nasceva così il Movimento per la riforma della Polizia, si stabilivano i primi collegamenti con le forze sindacali che a loro volta offrivano il loro pieno appoggio. I collegamenti che così si creavano tra gli appartenenti alle Forze di Polizia e le forze politiche, sindacali e sociali, permettevano alla fine di superare la tradizionale separatezza tra questo apparato dello Stato e la società, di trasformare i poliziotti da “sbirri” in lavoratori al servizio della società.
A seguito di un lungo e movimentato iter legislativo, durato più di dieci anni fu finalmente varata la legge 1 Aprile 1981, n°121 che ha per oggetto il nuovo ordinamento dell'Amministrazione della Pubblica Sicurezza. Essa rappresenta uno dei fatti politici di maggiore rilievo della vita italiana di questi ultimi anni. Certamente l'approvazione delle legge di riforma non può essere giudicata come un punto di arrivo, semmai come una intermedia tappa di un lungo cammino tendente a sfociare in un assetto organizzativo della Polizia di Stato che risponda a criteri di razionalità, di efficienza e di professionalità, che colleghi più strettamente la Polizia di stato alla vita sociale e civile del Paese, inserendola contestualmente in un quadro istituzionale in grado di dare ad operatori di pubblica tutela, dignità, sicurezza, certezza dei propri compiti e dei propri diritti.
La polizia che risulta oggi dal nuovo ordinamento dell'Amministrazione della P.S. è la conferma, legislativamente sancita, di un'istituzione maggiormente inserita nel nostro tessuto sociale, posta a difesa dei diritti e delle libertà dei cittadini, ma al tempo stesso dotata di una maggiore professionalità il che non solo garantisce migliori condizioni di sicurezza agli operatori di Polizia, ma anche una maggiore efficacia operativa dal momento che la professionalità del poliziotto è considerata come elemento indispensabile per il buon funzionamento dell'intera struttura.
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Il ruolo del sindacato a 20 anni dalla riforma della Polizia di Stato
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Informazioni tesi
Autore: | Giovanni Bianco |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2000-01 |
Università: | Università degli Studi di Salerno |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Paolo Greco |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 92 |
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