Benessere ambientale indoor (IEQ): studio sperimentale sulla percezione soggettiva degli occupanti
Benessere visivo
Il grado di illuminazione di un ambiente gioca un ruolo chiave nel livello di benessere all’interno dello stesso. In particolare, per essere ben illuminato, un ambiente deve avere i seguenti requisiti:
• Una buona prestazione: tale da consentire lo svolgimento del compito visivo in condizioni ottimali;
• Benessere visivo: tale da garantire un ambiente interno confortevole;
• Sicurezza: tale da consentire lo svolgimento delle attività ed il movimento in condizioni in maniera sicura.
La luce è rappresenta l'elemento essenziale per una buona visione così come la sua qualità ed intensità ne determina il grado di benessere (evitare affaticamenti, disturbi visivi, percettivi, sensoriali, abbagliamenti ecc. anche se di breve durata).
La luce di cui si parla è sia quella naturale che artificiale, per cui assumono rilevanza il controllo progettuale dei livelli di illuminamento, le luminanze, le radianze o più in generale la luminosità.
La presenza di luce diurna costituisce una risorsa importante per la progettazione di edifici energeticamente sostenibili e qualitativamente confortevoli. Infatti negli ambienti confinati una buona integrazione tra luce naturale ed artificiale può influire in maniera considerevole sia sul risparmio energetico che sul benessere visivo. Proprio quest’ultimo aspetto è oggi preso in seria considerazione, in quanto in un ambiente di lavoro è considerato fondamentale il benessere dell’utente per ottenere una migliore prestazione e, quindi, anche una superiore produttività.
Tuttavia esistono difficoltà tecniche e scientifiche da risolvere prima che la metodologia d’impiego della luce naturale possa essere usata in tutte le procedure di progettazione degli edifici. Il problema principale sta nella definizione di metodi ed indici oggettivi, perché sia le sensazioni di beneficio che di fastidio percepite sono sostanzialmente di carattere soggettivo. Un esempio lampante è l’abbagliamento, prodotto da una elevata o non uniforme luminanza all’interno del campo di vista o da eccessivi contrasti di luminanza della sorgente, che genera una sensazione di fastidio percepito diversamente da persona a persona.
Purtroppo non esistono regole semplici atte a garantire una buona illuminazione in tutte le ore del giorno, questo perché la quantità di luce naturale non può essere né fissata né controllata in quanto variabile a seconda del clima e delle stagioni. Per questo in fase progettuale la modulazione dell’impiego di luce naturale risulta difficoltosa anche perché deve tener conto soprattutto dei fenomeni critici, quale abbagliamento ed irraggiamento difficilmente controllabili.
Sta al progettista dimensionare in modo appropriato la luce artificiale in base al compito visivo, le caratteristiche architettoniche dell’edificio, la sua orientazione, la presenza di altri edifici in prossimità delle finestre, utilizzando possibilmente sistemi di controllo automatizzato atti a garantire sia il benessere visivo durante l’effettiva presenza di occupanti che un buon comportamento energetico dell’edificio.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Benessere ambientale indoor (IEQ): studio sperimentale sulla percezione soggettiva degli occupanti
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Informazioni tesi
Autore: | Carlo Mazzenga |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2014-15 |
Università: | Università degli Studi di Roma Tor Vergata |
Facoltà: | Ingegneria |
Corso: | Ingegneria energetica |
Relatore: | Angelo Spena |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 162 |
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