Il suono che avvolge. Musica come comunicazione universale.
Behavioural Music Therapy BMT
E’ rivolto alla modifica del comportamento in una ampia accezione (fisiologico, emozionale, cognitivo, ecc.) e si basa sulle teorie comportamentali e cognitive All’interno di questa cornice teorica, la musica è considerata uno stimolo, una ricompensa, per accrescere o diminuire certi comportamenti, compresa l’attenzione o il modo di camminare in soggetti con il Parkinson. Agli esordi, negli Stati Uniti, la musicoterapia si è sviluppata sui principi comportamentisti. Attualmente questo modello è molto praticato e diffuso, con un certo numero di studi e ricerche per comprovarne l’efficacia, come musica in terapia (con metodi attivi e ricettivi), ad un livello accrescitivo, in quanto gli scopi riguardano specialmente i sintomi, osservabili in comportamenti manifesti disadattivi, piuttosto che uno sviluppo integrale della personalità o le cause remote del disturbo. Le aree di applicazione includono problemi di sviluppo, anziani fragili, ecc. comunque può essere utile nei casi che possono beneficiare di un approccio comportamentale insieme ad altri interventi.
Queste esperienze porteranno in breve tempo al moltiplicarsi di tecniche musicoterapeutiche e poi di vere e proprie metodologie, all’ampliarsi dei campi di applicazione ed al nascere di pionieri in molti Stati tra cui, oltre agli Stati Uniti, ricordiamo il Regno Unito, il Belgio, l’Italia, la Svezia, la Danimarca, la Francia, l’Argentina. Già dal suo nascere come disciplina, nella musicoterapia si sono sviluppate due posizioni differenti: in genere, medici e psichiatri la fanno rientrare all’interno delle terapie psicanalitiche rifacendosi alle teorie di Rolando Benenzon in Argentina e Edith Lecourt in Francia; i musicisti, nella maggior parte, si avvicinano alla terapia includendo nei loro studi formativi elementi di psicologia e di pedagogia musicale avendo come punto di riferimento le esperienze di Juliette Alvin in Gran Bretagna, di Paul Nordoff e Clive Robbins negli Stati Uniti e, più recentemente, di Giulia Cremaschi Trovesi in Italia (presidente F.I.M.) Ancora oggi nei Paesi anglosassoni e in gran parte dell’Europa predomina l’impostazione Alvin-Nordoff mentre nella maggioranza dei Paesi latini quella di Benenzon.
La linea Benenzon promuove la figura del musicoterapista attraverso l’istituzione di corsi appositi, generalmente triennali, in cui è richiesta una conoscenza musicale di base unita al diploma di scuola media secondaria. I concetti base sono quelli della psicanalisi. Si parla di “somministrazione” di brani musicali preregistrati e/o si utilizzano strumenti musicali quali quelli a percussione e qualche idiofono. La linea Alvin-Nordoff si serve del complesso mondo dei suoni come strumento per contattare il mondo interiore dell’altro che viene portato a scoprire le proprie potenzialità onde poter operare i cambiamenti necessari. Il paziente è parte attiva della terapia; il musicoterapeuta il facilitatore del processo di crescita.
La musica si fa “improvvisazione clinica”, cioè linguaggio sonoro duttile che si sviluppa attimo dopo attimo sulla base dell’osservazione attenta e continua di ogni singolo paziente che, a sua volta, vive l’esperienza ad un tale livello emozionale da essere in grado di trasferirla nella dimensione quotidiana.
I principi base di questa linea di pensiero, comuni alle tre metodologie menzionate, sono: improvvisazione clinica; uso del pianoforte; uso di strumenti musicali a corde, a percussione e a fiato; dialogo sonoro; visione dell’uomo secondo la concezione della psicologia umanistico-esistenziale. La formazione del musicoterapeuta in tal senso richiede una cultura di base (scuola media superiore) unita a competenze musicali solide (diploma di studi musicali) e riguarda i seguenti aspetti: conoscenze teoriche di carattere medico-psicologico; formazione psicologica personale; supervisione; tirocinio pratico; approfondimento delle conoscenze musicali; studio specifico del suono in relazione all’improvvisazione clinica.
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Il suono che avvolge. Musica come comunicazione universale.
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Informazioni tesi
Autore: | Fabio Cinque |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Padova |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | Psicologia |
Relatore: | Ivano Spano |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 133 |
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