Modelli matematici per la valutazione del rischio di concentrazione nei portafogli creditizi
Basilea II: il patrimonio di vigilanza
Basilea II è un accordo internazionale di vigilanza prudenziale, maturato nell’ambito del Comitato di Basilea, sulla base del quale gli istituti di credito aderenti devono accantonare una quota di capitale proporzionale al rischio assunto (il coefficiente di solvibilità da applicare al capitale ponderato per il rischio è dell’8%).
Basilea II si struttura in tre pilastri: il primo riguarda i requisiti patrimoniali, il secondo il controllo delle Autorità di vigilanza e il terzo è inerente alla trasparenza e disciplina di mercato. Per la parte riguardante la gestione del rischio di credito la novità rispetto a Basilea I sta nella modalità di calcolo del requisito patrimoniale: il nuovo accordo presenta una maggiore flessibilità rispetto al passato. Infatti, da un lato introduce la possibilità per gli istituti di credito di utilizzare i rating esterni per valutare la rischiosità (e conseguentemente il coefficiente di ponderazione) delle imprese che sono valutate da agenzie specializzate (ECAI8) e dall’altro c’è un’apertura ai rating prodotti all’interno degli istituti di credito stessi. Le banche possono dunque dotarsi di metodologie interne (metodi IRB - International Rating Based) per la misurazione del rischio di credito.
Esistono due principali metodologie di ponderazione del rischio di credito: la metodologia standard (Standardized Approach) e la metodologia IRB (di base o avanzata).
La metodologia standard consiste nella suddivisione dell’attivo di bilancio in categorie in ipotesi omogenee per grado di rischio, a ciascuna di queste categorie viene successivamente applicata una ponderazione sulla base della rischiosità a per la determinazione dell’attivo ponderato per il rischio (risk weighted assets) su cui calcolare il requisito.
L’attivo ponderato per il rischio è dunque calcolato con un semplice schema di pesi. Per quanto riguarda i prestiti alle imprese, l’accordo prevedeva inizialmente un coefficiente di ponderazione pari al 100% senza distinguere tra imprese più o meno rischiose, ma la possibilità di agganciarsi ai rating esterni permette una ponderazione più adeguata alla reale rischiosità della posizione.
L’approccio IRB, diversamente da quello standard, prevede che i requisiti patrimoniali minimi non siano calcolati sulla base di coefficienti predeterminati, ma attraverso specifiche funzioni di ponderazione del rischio i cui input, ossia i fattori di rischio, sono stimati dalle banche al proprio interno. Ciascuna esposizione viene quindi moltiplicata non per un singolo coefficiente di ponderazione ma per una funzione di ponderazione legata alla probabilità di default (PD), alla loss given default (LGD) e alla scadenza dell’esposizione stessa (M) al fine di ottenere un attivo ponderato per il rischio (RWA) che rispecchi maggiormente la reale rischiosità del portafoglio.
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Modelli matematici per la valutazione del rischio di concentrazione nei portafogli creditizi
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Informazioni tesi
Autore: | Angela Argentieri |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Roma Tor Vergata |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Finanza |
Relatore: | Alessandro Ramponi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 137 |
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