La tecnologia RFID nel settore retail: il caso della Metro Future Store Initiative

Nonostante le grandi potenzialità, la tecnologia RFID ha avuto finora una diffusione relativamente modesta dovuta a barriere che sembra difficile superare. Data per certa la fattibilità tecnica di un progetto RFID, resta il problema del valutare i ritorni economici i quali non sempre sono agevolmente identificabili e misurabili. Molte società e istituzioni non sembrano disposte ad investire in una tecnologia non ancora ampiamente adottata e si rischia quindi di creare un circolo vizioso. Nel panorama italiano, la maggior parte delle imprese sembra manifestare ancora un velato scetticismo verso questa tecnologia e ciò sembra essere confermato dalla modesta incidenza della dimensione economica dei progetti sul fatturato, dal basso grado di complessità degli stessi e dal limitato coinvolgimento di altri soggetti di filiera. La tendenza in atto sembra quella di un atteggiamento di “attesa”. Questo atteggiamento, rischia di avere pesanti ricadute in futuro. Imparare a conoscere ed usare la tecnologia oggi, infatti, consentirà di comprendere meglio (e anche di sprecare meno denaro) domani, quando le tecnologie RFID saranno consolidate e non sarà possibile fare a meno di impiegarle nel proprio ambito produttivo. Occorrono iniziative in grado di creare circoli virtuosi, in grado di promuovere l'interoperabilità e di coinvolgere l'intera supply chain, come quelle intraprese dai principali trailer mondiali (Wal-Mart, Metro, Tesco, Marks & Spencer, Carrefour), dagli enti di standardizzazione come ISO e EPCglobal, e dalle associazioni, le quali possono lavorare su standard comuni e guidare le scelte tecnologiche delle aziende membri. Occorre più fiducia nei benefici, ormai noti, dell'RFID e, più in generale, sono necessarie iniziative di sensibilizzazione verso l'innovazione logistica.