La donna in India secondo il Kamasutra di Vatsyayana
Bambine in India
La donna in India è considerata inferiore all’uomo in quando dipende economicamente da lui e da lui deve essere protetta. La speranza di ogni famiglia indiana è quella di avere figli maschi in quanto la femmina è considerata un peso e comporta problemi economici soprattutto per quanto riguarda le spese del matrimonio e la dote che può ridurre in estrema povertà l’intera famiglia della futura moglie, costretta spesso a indebitarsi pesantemente. Per questa ragione è diffusa la pratica dell’aborto selettivo e i ricercatori hanno calcolato che sono state eliminate circa cinquecento mila future bambine (è da circa venti anni che la determinazione prenatale del sesso è divenuta pratica diffusa in India).
A Bombay su un campione di 8000 aborti, una volta effettuata l’amniocentesi l’unicef ha scoperto che 7999 erano femmine. Dopo l’ecografia se viene scoperto che il sesso è femminile, la madre torna nel villaggio terrorizzata, sa già che verrà picchiata e probabilmente le verrà causato un aborto.
Prima di queste scoperte mediche, dell’ecografia e dell’amniocentesi, era diffusissimo l’infanticidio femminile. Oltre che doversi veder assassinare la sua bambina, una donna che rimane incinta di una femmina viene colpevolizzata dal marito e dalla società, come viene colpevolizzata quando rimane vedova. Se prova a ribellarsi per tenere la bambina viene picchiata e legata e l’aborto, spesso effettuato anche negli ultimi mesi di gravidanza (per non contare quelle bimbe che vengono uccise pochi secondi dopo il parto), viene fatto in condizioni igieniche pessime con attrezzi non appropriati come pali di ferro o coltelli.
Nel caso in cui nasca una bambina (oltre al rischio dell’infanticidio), a lei spettano meno cure, meno cibo e meno attenzioni rispetto a quelle rivolte ai fratelli. Ai figli maschi va il cibo migliore, alle femmine le briciole, come alle mogli spettano i resti dei mariti.
Anche in caso di malattia le statistiche rivelano che mentre i maschi vengono ricoverati, le femmine vengono lasciate così come stanno e in quel caso la malattia viene considerata solo la conferma della debolezza femminile. Inoltre una femmina rischia di essere venduta ai mercanti di carne che ne faranno una prostituta fin dall’infanzia. Perfino nei rituali c’è discriminazione tra maschio e femmina, fin dall’infanzia, infatti le cerimonie fatte per ottenere il favore degli dei e richiedere una vita di prosperità, sono più complesse per i maschi che per le femmine, per le quali vengono pronunciate meno formule sacrificali e questo pone la cerimonia stessa a un livello sacrale inferiore. Anche da adulte le femmine assumono un ruolo subordinato, nella partecipazione dei riti: “le donne potevano fungere da assistenti nei riti, ma gli dei in linea generale non gradivano i loro doni o quelli di persone inesperte nei Veda” .
Anche per quanto riguarda l’istruzione, sono favoriti i maschi, le ore di scuola sono ore tolte al lavoro e sono poche le famiglie che possono mandare tutti i figli a studiare. I genitori devono fare una scelta su chi deve andare a lavorare e chi a lezione e ovviamente, nella maggior parte dei casi, sono le bambine a rimanere penalizzate. Viene così negata loro la possibilità di istruirsi ed emanciparsi.
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La donna in India secondo il Kamasutra di Vatsyayana
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Informazioni tesi
Autore: | Giovanna Filippozzi |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2006-07 |
Università: | Università degli Studi di Bologna |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Scienze e tecnologie delle arti figurative, musica, spettacolo e moda |
Relatore: | Giovanni Azzaroni |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 49 |
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