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Orientamento nella Scuola dell'Infanzia: teoria e pratica

Autonomia ed educazione emozionale

La centralità delle emozioni in tutti gli aspetti della nostra vita è ormai questione risaputa. Sentiamo parlare di intelligenza emotiva in svariati contesti, non ultimo quello che riguarda i percorsi di carriera. Lo psicologo americano Daniel Goleman, nel volume L’intelligenza emotiva, ci parla dell’attitudine emozionale come di una meta-abilità, poiché è in grado di determinare quanto le persone siano in grado di servirsi di tutte le capacità che possiedono. Le persone emozionalmente competenti sono quelle capaci di controllare i propri sentimenti e «leggere» quelli altrui; come conseguenza di questa capacità, sono persone avvantaggiate in tutti i campi, nelle relazioni intime come nel cogliere le regole che conducono al successo professionale e hanno quindi maggiori probabilità di essere felici e di realizzarsi nella vita (Goleman D., 2005).
Risulta quindi evidente quanto, l’alfabetizzazione emotiva, sia elemento cardine di un discorso sull’orientamento e lo sia, in modo ancora più significativo, in un discorso sull’orientamento nella scuola dell’infanzia dove “[...] l’esperienza dei legami affettivi è ineliminabile, costantemente presente, attiva e determinante” (Frabboni F., Pinto Minerva F., 2008, pag. 77).
Guardando i siti internet delle istituzioni scolastiche sparse nel nostro Paese, si può notare come in ogni nido, scuola dell’infanzia e primaria si trovino progetti dedicati alle emozioni che, nella maggior parte dei casi utilizzano, quale sfondo integratore, libri come I colori delle emozioni di Anna Llenas pubblicato in Italia dalla casa editrice Gribaudo (Llenas A., 2012). Questi libri, tuttavia, hanno spesso il limite di fornire descrizioni preconfezionate di emozioni e sentimenti per cui, per esempio, la rabbia è rossa, la tristezza è blu e così via, senza lasciar spazio ai reali vissuti dei bambini; si rischia così, in questa frenesia del progetto bello da presentare, di banalizzare e che vada persa l’autenticità preziosa che nasce nell’esperienza della vita quotidiana dei servizi educativi.
Non solo, si corre il rischio di incentivare una cultura del consumismo (si veda Figura 4) che, come spiegato da Giuliano Franceschini ne La scomparsa dell’infanzia: il bambino contemporaneo tra consumismo e conflitti planetari, influisce drasticamente sulla formazione e la crescita dei bambini e pregiudica anche lo sviluppo della società del futuro, che dovrà invece essere consapevole ed in grado di intervenire per risolvere le sfide che ci attendono (Franceschini G., 2014, pag. 71).

Si deve anche tenere in conto che, nonostante le emozioni siano fenomeni che hanno una base biologica innata, la cultura ha il potere di modificarne le manifestazioni; la società reprime certi comportamenti e i bambini, fin da piccoli, imparano che certe manifestazioni emotive non sono accettate. Tuttavia “[...] soltanto quando le emozioni e i sentimenti anche quelli difficili da accettare vengono ascoltati, riconosciuti e nominati è possibile trasformarli in risorse; se, invece, si diffida di essi e si tenta di tacitarli ed escluderli, rischiano di manifestarsi in maniera inconsapevole, perversa, distorta e spesso dannosa all’interno delle relazioni [...]” (Iori V., 2009, pag. 10).
L’educazione emozionale deve invece partire dal presupposto che “[...] l’emozione è al centro dell’individuo [...]” e che “[...] saper ascoltare e rispettare le emozioni significa ascoltare e rispettare la persona nella sua globalità” (Buccolo M., 2019, pag. 23). Inoltre, per quanto detto nel Capitolo 1, è fondamentale un’autentica educazione emozionale in quanto “[...] educare alle emozioni vuol dire superare una visione statica dell’educazione, in cui si fanno prevalere solo gli aspetti cognitivi a discapito di quelli emozionali, a favore di un’idea di educazione globale, fondata sulla convinzione che la pratica educativa debba considerare nel suo insieme intelletto ed emozioni, corpo e anima” (Balzaretti C., 2003, pagg. 10-11).
Nel titolo di questo Paragrafo l’educazione emozionale è associata all’autonomia in quanto, come vedremo più nel dettaglio nel Capitolo 3, per essere autonomo il bambino necessita di riconoscere i propri stati emotivi.
Da quanto detto fino ad ora, risulta chiaro, che l’alfabetizzazione emozionale all’interno della scuola dell’infanzia non può essere demandata a semplici progetti ma deve far parte della quotidianità ed esplicarsi attraverso un atteggiamento degli adulti che sappia raccogliere gli stati d’animo del singolo e del gruppo e li aiuti a dargli un significato.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Orientamento nella Scuola dell'Infanzia: teoria e pratica

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Informazioni tesi

  Autore: Sara Dante
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2021-22
  Università: Università Telematica "Italian University Line" - IUL
  Facoltà: Scienze dell'Educazione
  Corso: Scienze dell'educazione e della formazione
  Relatore: Immacolata Messuri
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 81

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