Aggiornamento dello stato di inquinamento da composti azotati nelle acque superficiali e sotterranee della Piana del Fucino
Attività agricola nella Piana: evoluzione e mutamenti
La Piana del Fucino grazie al favorevole assetto idrogeologico ha da sempre assunto una spiccata vocazione agricola, diventando nel tempo una delle aree più dinamiche dell’intera regione dal punto di vista economico e sociale.
Dopo la bonifica operata nella metà del IX secolo, la risultante area di 14000 ettari è stata destinata alle tre colture tradizionali, costituite da grano, barbabietola da zucchero e patata, sulla base della classica rotazione triennale, rimasta costante fino alla riforma agricola degli anni ’50.
La progressiva meccanizzazione ha poi favorito le colture di patata e barbabietola, le quali negli anni ’70 occupavano circa il 70% del territorio della piana. Negli anni ’80 le colture tradizionali vennero progressivamente abbandonate, ad eccezione della patata che mantiene comunque una certa rilevanza (>20%), e sostituite da colture orticole, principalmente carote e insalata, sicuramente più redditizie. Già nel 1988 si osserva un loro incremento sostanziale; passano infatti dal 15% al 35%, (Burri e Petitta, 1999).
Trattasi di colture altamente idroesigenti; il fabbisogno idrico delle colture stimato è riportato nella tabella sottostante, (Burri e Petitta, 22002).
Il fabbisogno irriguo estivo risulta aumentato a seguito della maggiore idroesigenza delle colture orticole e alla necessità di irrigare abbondantemente anche le seconde e le terze coltre, le cui fasi di crescita rientrano nel periodo di maggiore siccità estiva. Dai 6.4 milioni di m• per il periodo pre-1958 si arriva a circa 155 milioni di m• attuali, passando per i 12 milioni di m• relativi al periodo 1959-1988 (Petitta, 2009).
La ricerca di una maggiore produttività determina inoltre la diffusione della pratica della seconda coltura annuale e col tempo, anche della terza. L’imporsi di una produzione agricola di tipo industriale ha determinato la necessità di ricorrere all’utilizzo abbondante di fertilizzanti e pesticidi, che consentono il massimo sfruttamento del territorio e garantiscono i raccolti. L’uso di tali composti è stato considerevole, ben oltre la media nazionale: 35 kg/ha rispetto alla media nazionale di 12,8 kg/ha e ai soli 9,9 kg/ha del resto dell’Abruzzo (Burri e Petitta, 1999). Anche a fronte di un uso considerevole di tali composti, le acque del Fucino non hanno mai sofferto in passato di problemi di inquinamento, grazie alla notevole disponibilità idrica ma soprattutto alla bassa permeabilità dei terreni. Tuttavia le variazioni nelle pratiche colturali unite alla diminuzione della disponibilità idrica dovuta all’aumento dei pompaggi e anche allo spreco determinato dalla scarsa propensione a ricorrere a tecniche di irrigazione moderne che consentano il risparmio della risorsa, hanno reso necessario un monitoraggio delle acque superficiali e sotterranee, per verificare la capacità di assorbimento e diluizione degli inquinanti.
Dato il crescente sfruttamento della risorsa idrica per uso irriguo e data la constatazione negli ultimi anni degli evidenti segni di squilibrio nel bilancio idrogeologico dell’area relativamente al periodo di maggiore sfruttamento irriguo, si è posta l’attenzione sugli effettivi fabbisogni irrigui delle coltivazioni locali. Si sono dunque considerati i fabbisogni delle singole classi colturali e la loro distribuzione nel corso dell’anno. Partendo dal presupposto che il fabbisogno idrico fino al mese di maggio venga completamente coperto dalle precipitazioni efficaci, si è concentrata l’attenzione sui fabbisogni irrigui del quadrimestre giugno -settembre (Petitta e Burri, 2006).
I calcoli relativi ai quantitativi irrigui necessari in funzione delle tipologie colturali e dell’andamento climatico eseguiti nel periodo 1989-2003 evidenziano che, a scala mensile, i prelievi per irrigazione vanno effettivamente a coprire il fabbisogno delle colture soltanto nella misura del 50%, mentre il restante 50% va a sopperire al deficit idrico del suolo e in parte viene perso nei processi di evapotraspirazione (Petitta e Burri, 2006). Ciò evidenzia un utilizzo non ottimale delle acque di irrigazione, sebbene i calcoli eseguiti a scala mensile non mostrino la distribuzione giornaliera dell’attività irrigua, ovviamente concentrata in ore in cui il processo di evapotraspirazione è ridotto.
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Aggiornamento dello stato di inquinamento da composti azotati nelle acque superficiali e sotterranee della Piana del Fucino
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Informazioni tesi
Autore: | Lavinia Colasanti |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2012-13 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali |
Corso: | Scienze Geologiche |
Relatore: | Marco Petitta |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 208 |
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