L’economia delle banche tra crisi finanziaria e nuove regole prudenziali e di vigilanza

Durante la crisi, il deterioramento della qualità dei crediti delle istituzioni finanziarie in maniera altamente correlata ha provato che queste sono più sensibili al rischio sistemico rispetto alle imprese non finanziarie. Le istituzioni finanziarie sono, quindi, risultate più correlate di quanto aveva previsto Basilea 2 nei modelli IRB. Le ricerche e gli studi condotti dal Comitato hanno rivelato che l’asset value correlation (AVC) nel settore finanziario è superiore a quella dei settori non finanziari del 25% e più; per questo motivo, il Comitato ha ritenuto opportuno che questo venisse riportato anche nei modelli IBR, proponendo un coefficiente di 1,25 da applicare alle imprese finanziarie.
In questo modo, il valore dell’AVC tra due imprese finanziarie potrebbe oscillare in un range tra 15% e 30%, mentre, seguendo i principi di Basilea 2, sarebbe stato compreso in un range tra 12% e 24%.
La definizione di impresa/istituzione finanziaria potrebbe includere banche, società assicurative o d’intermediazione mobiliare ed altre entità con un leverage elevato, come ad esempio i fondi d’investimento. Tuttavia, poiché non tutte queste tipologie di imprese hanno mostrato la stessa sensibilità nei confronti della crisi, soprattutto in base alla dimensione, il Comitato di Basilea ha definito imprese finanziarie solo le banche, le società assicurative e di intermediazione mobiliare con valori dell’attivo almeno pari a 25 milioni di dollari.
Il Comitato di Basilea è consapevole, tuttavia, del fatto che un aumento del 25% dell’AVC si tradurrà in un aumento anche maggiore del fabbisogno di capitale, data la relazione non proporzionale esistente tra le due grandezze. Gli effetti saranno più evidenti per le controparti con bassa PD ed elevato AVC, per le quali il fabbisogno di capitale potrebbe aumentare approssimativamente del 35%.