Disagio scolastico e didattica delle scienze, un approccio motivazionale all'insegnamento della fisica con ragazzi a basso rendimento scolastico
Aspetti motivazionali
Molte discipline scientifiche, in particolar modo la fisica, vengono viste dalla maggior parte degli studenti come materie difficili, noiose, astratte e fini a se stesse. Pensiamo, per esempio, ad uno studente del primo anno delle scuole superiori che si cimenta in numerose ripetizioni della misura di un chiodo per poter comprendere cosa si intende per “indeterminazioni di misura”. Per quanto fondamentale per la costruzione di un metodo di lavoro, questa esperienza risulta essere un’attività poco attraente e decisamente fine a se stessa (cerchiamo di vedere le cose con gli occhi di un adolescente).
In alcune scuole queste attività sperimentali non vengono neppure prese in considerazione, lo studio dei fenomeni fisici diventa un attività puramente teorica non agevolandone la comprensione, specialmente nelle fasi di approccio ad essa.
Fra tutte le scienze, la fisica risulta essere sicuramente quella dove gli alunni hanno maggior difficoltà ad avere un riscontro pratico e quotidiano, di conseguenza necessita particolarmente di stimoli motivazionali che ne facciano apprezzare il fascino e agevolino la comprensione dei contenuti. Un insegnante può suscitare interesse in relazione a vari possibili contenuti dell’insegnamento delle scienze, ponendo i propri allievi di fronte a situazioni problemiche che richiamino con forza la loro attenzione, li coinvolgano in una discussione che apra la strada all’organizzazione di osservazioni sistematiche, o anche a vere e proprie attività sperimentali.
Come può essere creata una “situazione cognitiva problemica” nel campo delle scienze? In certi casi basta porre in modo opportuno delle domande che evidenzino una lacuna nelle conoscenze, o una apparente contraddizione, prendendo le mosse da una situazione più o meno nota a tutti, per esempio: “perché quando si mette del ghiaccio in un bicchiere d’acqua questo galleggia? …e perché quando lo si riscalda si trasforma in acqua?…come mai la grandine viene d’estate quando fa molto caldo, e non d’inverno quando sembrerebbe più logico attendersi la formazione di ghiaccio?
In altri casi si possono porre gli allievi di fronte a certi situazioni paradossali che suscitano stupore e curiosità. Per esempio: si può porre il proprio orologio da polso (purché sia piuttosto pesante) sulla cattedra, appoggiato su un foglio di carta, trascinando pian piano verso il bordo: poi, dopo un attimo di sosta si può con un colpo netto togliere il foglio mentre l’orologio, che pur fino a quel momento era stato trasportato dal foglio resta fermo sul tavolo. Lo stupore dei ragazzi apre la via a un discorso sui rapporti fra massa, quiete e movimento, e sul fenomeno dell’attrito ed anche alla resistenza dell’aria (un discorso che può essere allargato alle situazioni di vita quotidiana come la maggiore facilità di lanciare lontano una pietra pesante piuttosto che una pietra leggera).
E’ allora importante che partendo da un problema ben scelto, non soltanto si sviluppi una discussione di gruppo che possa portare alla formulazione d’ipotesi, all’effettuarsi di osservazioni o ricerche, e infine a una risposta soddisfacente, ma vengano poi fatti nascere dalla risposta stessa nuovi problemi, nuovi spunti per discussioni, per ricerche per eventuali excursus che allarghino il tema e lo arricchiscano suggerendo collegamenti, lasciando intravedere tematiche limitrofe e suscitando il desiderio di esplorarle.
Un altro aspetto che può fornire ottimi stimoli motivazionali ad apprendere è l’aspetto ludico. Proporre, cioè, giochi o piccoli esperimenti che colpiscano l’attenzione degli studenti e li incuriosiscano può portare ad aspetti particolarmente interessanti. Ovviamente questi “giochi” devono essere scelti con cura a seconda dell’età e del livello scolastico del gruppo, devono essere rappresentativi di un argomento già svolto o punto di partenza come introduzione ad un nuovo argomento.
Il primo aspetto da considerare è di natura didattica: un gioco da cui vogliamo ricavare dei contenuti di fisica, deve essere uno stimolo attraente, non noioso ma concreto. Deve quindi dare, con maggior semplicità, una visione corretta e completa di un determinato fenomeno fisico e può essere punto di partenza (talvolta punto di arrivo) di una discussione fra alunni e insegnanti su ciò che si è visto, non solo su ciò che si è capito da libri o a lezione. Un approccio di questo tipo mette alla pari ragazzi con differenti risultati scolastici, in quanto, se opportunamente stimolato, ogni studente è in grado di osservare l’esperienza pratica. L’aiuto di questi metodi “divertenti” di apprendere serve a superare quell’ostico scalino fra teoria e pratica, che è spesso presente nei primi anni di approccio alla fisica.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Disagio scolastico e didattica delle scienze, un approccio motivazionale all'insegnamento della fisica con ragazzi a basso rendimento scolastico
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Informazioni tesi
Autore: | Michele Bommassar |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2004-05 |
Università: | Università degli Studi di Trento |
Facoltà: | Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali |
Corso: | Scienze e tecnologie fisiche |
Relatore: | Luigi Maria Gratton |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 93 |
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