Il metodo Coerver Coaching applicato ai calciatori della categoria Esordienti
Aspetti moderni del Calcio giocato
Negli ultimi cinque anni la Spagna e il Barcellona hanno dominato lo scenario calcistico mondiale. La Nazionale iberica è campione d’Europa e del Mondo in carica. Le Nazionali minori (dall’Under 21 all’Under 17) hanno vinto cinque competizioni europee nello stesso arco di tempo. L’F.C. Barcellona si è aggiudicata quasi tutti i tornei ai quali ha partecipato, potendo esibire ad oggi, tra i tanti trofei, due delle ultime tre edizioni della “Champions League” (competizione europea per club di maggior rilievo) e del “Mondiale per Club” (a cui partecipano le vincitrici dei tornei continentali equivalenti alla Champions League europea), diventando, a detta di tutti, dominatrice assoluta del calcio mondiale; battezzata dall’opinione pubblica, addirittura, come la squadra più forte di tutti i tempi.
Dove vanno ricercate le motivazioni che rendono il calcio spagnolo il dominatore assoluto del ranking internazionale, regalando ai tifosi uno dei cicli più vincenti di un singolo paese nella storia del calcio? Certamente, questi eccellenti risultati si abbinano ad una filosofia di gioco chiara e riconoscibile, traducibile, sul campo, in continui fraseggi corti caratterizzati dal “pase y control” (passaggio e controllo), dove gli interpreti ricevono la palla, la trasmettono ai compagni e si smarcano di continuo, quasi a creare un moto perpetuo che disorienta gli avversari. Tutti i giocatori partecipano alla manovra creando azioni, costituite da fitte reti di passaggi, che possono addirittura arrivare a durare alcuni minuti.
Questa filosofia di gioco non è nata dal nulla, ma è stata coltivata negli anni e fatta crescere con pazienza, costanza e serenità, ed ora che è al culmine del proprio potenziale, affascina il mondo intero, poiché esprime un gioco che, per fluidità, naturalezza, estetica e concretezza, sfiora la perfezione.
Questo modo di interpretare il gioco del calcio, grazie alle numerosissime vittorie ottenute, è inevitabilmente divenuto il modello di riferimento da seguire e da imitare. Tuttavia sarebbe decisamente arduo pensare di riproporre questa filosofia di gioco in Italia, paese calcisticamente pragmatico per tradizione. Tale caratteristica in alcune occasioni ha portato alla vittoria, ma è complessivamente responsabile di un grave effetto collaterale: ha portato la nazione a non possedere un pensiero forte, un’identità di gioco, una filosofia originale. Il nostro Paese ha assistito ad un continuo avvicendamento di diverse interpretazioni di gioco da parte di allenatori italiani e stranieri, eppure nessuna è riuscita a radicarsi e, di conseguenza, a portare un reale e significativo cambiamento di mentalità: è stato, dunque, impossibile veder nascere una scuola calcistica coraggiosa, ma soprattutto propositiva.
Arrigo Sacchi (Coordinatore tecnico delle Nazionali Giovanili) sintetizza così l’attuale panorama calcistico italiano: Difesa folta e spunti individuali; un sistema di gioco che in Italia può dare risultati, ma con tutti i limiti che il calcio europeo ha evidenziato; portieri che non partecipano al gioco, attaccanti estranei agli schemi, centrocampista preposto più a rompere che a costruire e mezzapunta che deve dare emozioni e fare quello che vuole in un contesto non ben definito; spero di essere smentito, ma in Europa senza un calcio diverso dalle nostre tradizioni, la vedo dura (Dolcetti e Valanzano, 2011).
E ripensando ai risultati negativi che il calcio italiano sta ottenendo all’estero (vedi mondiali sudafricani o le recenti edizioni delle coppe europee, fatta eccezione per l’Inter di Mourinho nel 2010), è palese che il movimento calcistico italiano ha bisogno di un cambiamento, di una ventata d’aria fresca, di un’inversione di tendenza. Si devono gettare le basi, partendo dal basso, cioè dalle Scuole Calcio, per un futuro migliore.
Il filo conduttore all’interno di qualsiasi società, professionistica o dilettantistica, che tiene legate tutte le formazioni, dai “Piccoli Amici” alla “Prima squadra”, dovrebbe essere la mentalità positiva. È proprio questa qualità che deve essere recuperata dagli addetti ai lavori del mondo del calcio, in particolar modo dagli allenatori e dai dirigenti che operano nei Settori Giovanili nel ruolo di educatori, perché sono loro, essendo a contatto con gli uomini del domani, che possono dare il via al cambiamento, plasmando nuovi calciatori, migliori sotto ogni punto di vista. Questo cambiamento della mentalità presente nei Settori Giovanili avrà effetti anche nel calcio d’elite, poiché esiste un legame molto stretto tra prime squadre e squadre giovanili.
Se a livello giovanile non viene svolto un serio lavoro di formazione tecnica orientata al miglioramento dei fondamentali e delle abilità motorie coordinative specifiche, a lungo andare questa mancanza di qualità arriverà anche nel calcio dei grandi e in quello professionistico, dove il livello del gioco complessivo calerà in maniera drastica. E se manca la qualità, difficilmente si vedranno dei risultati soddisfacenti. A supporto di tali convinzioni si presta un’analisi della relazione diretta tra il calcio giovanile e quello professionistico condotta da Dolcetti e Valanzano nel 2011 in cui risulta che l’ultimo grande successo del calcio italiano (la vittoria della nostra nazionale ai mondiali tedeschi del 2006) fu preceduto dalle affermazioni europee ottenute dall’Under 19 (2003) e dall’Under 21 (2004), che costituiscono anche le nostre ultime affermazioni giovanili in campo internazionale. Questa correlazione è stata ulteriormente confermata dall’analisi dei risultati degli ultimi campionati del mondo svolti in Sudafrica nel 2010, nei quali le tre nazioni europee che hanno conseguito i risultati migliori – la Spagna, vincitrice, la Germania e l’Olanda, semifinaliste – hanno tutte ottenuto, negli anni immediatamente precedenti, significative affermazioni nelle competizioni internazionali giovanili. La Germania, infatti, ha riportato tre vittorie (Europei Under 19 nel 2008, Europei Under 17 nel 2009 ed Europei Under 21nello stesso anno), l’Olanda due (Europei Under 21 nel 2006 e 2007) e la Spagna quattro (Europei Under 19 del 2006 e 2007, Europei Under 17 del 2007 e 2008). In termini assoluti, le tre formazioni sopra indicate hanno dunque vinto complessivamente circa l’80 % dei tornei giovanili europei dell’ultimo quinquennio. [...]
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Informazioni tesi
Autore: | Gianluca Di Girolamo |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Ferrara |
Facoltà: | Medicina e Chirurgia |
Corso: | Scienze delle attività motorie e sportive |
Relatore: | Luciana Zaccagni |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 97 |
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