Per una lettura storico-religiosa de "L'isola di Arturo" di Elsa Morante
Arturo: eroe d'altri tempi
In questo romanzo tutta la realtà che ci appare attraverso gli occhi di Arturo ha qualcosa di mitico, a partire dal nome stesso del protagonista, il quale inizia la sua narrazione proprio dicendoci «Uno dei miei primi vanti era stato il mio nome» e seguita poi a spiegarcene il duplice significato. Arturo, infatti, è il nome di una stella della costellazione di Boote nel cielo boreale, ma è anche il nome del re britannico della leggenda, e il diminutivo con cui Nunziata lo chiama, “Artù”, probabilmente vuole essere anche un rimando all'ordine mitico in cui si pone il nostro eroe-stella. Nadia Setti coglie, a mio parere, nel segno quando scrive «Si potrebbe dire che Arturo viene dal cielo, dall'alto, e solo in seguito diventa un ragazzo terrestre. Il nome sovrasta, traccia l'appartenenza al mondo di sopra che è anche quello dell'immaginario e quindi degli eroi leggendari», e ancora «la sua genealogia umana appare quasi secondaria, almeno in un primo momento, rispetto a quella astrale, mitologica e eroica». Ed un importante eroe leggendario a cui mi pare ci sia un chiaro riferimento è, oltre al re Arturo, Achille: infatti, come cita Marco Bardini a partire da una dichiarazione di Franco Serpa, la Morante «esortava con impazienza a capire, a sentire quanto dell'Achille omerico rivive nell'Arturo dell'Isola»; Achille, al contrario di Ulisse, uomo dal multiforme ingegno e capace di ricorrere spesso a stratagemmi e ai suoi molti talenti, è un personaggio che agisce principalmente in base ai suoi istinti primordiali, ed è questo forse il tratto che più lo avvicina al nostro Arturo, il quale non sa nascondere la rabbia che prova nei confronti di Nunziata dopo quella famosa prima notte di nozze. Ma è anche il suo essere coraggioso che lo accomuna all'eroe omerico. Molto coraggio ha richiesto infatti la decisione di lasciare per sempre i suoi tre amori mitici, l'isola, il padre e Nunziata, per qualcosa di spaventoso come la guerra, che per Arturo è anche qualcosa di ignoto, poiché egli non è informato sui famosi “eventi internazionali”: «In sostanza, io conoscevo la storia fino dai tempi degli antichi egiziani, e le vite degli eccellenti condottieri, e le battaglie di tutti i passati secoli. Ma dell'epoca contemporanea , non sapevo nulla».
Omero torna in questa veste ma non solamente in questa: c'è infatti chi, come Garboli, parla del romanzo come di un'Odissea alla rovescia: se, dunque, il viaggio di Ulisse è un viaggio per tornare a Itaca, quello di Arturo è un viaggio, in questo caso interiore, per approdare alla vita fuori dall'isola. Procida dunque non costituisce un punto di arrivo ma di partenza, ma già la scelta di ambientare la vicenda su un'isola è comunque il segno di volersi riallacciare ad un passato mitico e leggendario. Non dimentichiamo poi che tra i diversi motivi che hanno probabilmente spinto la Morante nella scelta dell'ambientazione c'è anche il significato che realmente deve aver avuto l'isola di Procida per la scrittrice, che infatti la scoprì durante gli ultimi mesi della Seconda Guerra Mondiale, quando con il marito Alberto Moravia era stata costretta a scappare e nascondersi; nonostante la tragicità degli eventi contingenti, nel luogo incantato dell'isola Elsa Morante aveva trascorso alcuni dei momenti più belli della sua vita. I diversi rimandi ad Omero pongono la Morante in un contesto ben preciso del panorama letterario del dopoguerra, che vede la ripresa di due miti in particolare, Ulisse e Orfeo; per quanto riguarda questa seconda figura «in generale il viaggio orfico viene inteso come possibilità, attuata o negata, di recuperare l'integrità, l'unitarietà del proprio essere». In quest'ottica il viaggio di Arturo mi pare quindi, oltre che ulissiaco, anche orfico, e proprio per questo anche viaggio alla ricerca del sé junghiano, come spiegherò più avanti.
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Per una lettura storico-religiosa de "L'isola di Arturo" di Elsa Morante
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Informazioni tesi
Autore: | Diletta Bosso |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi di Torino |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Lettere |
Relatore: | Natale Spineto |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 69 |
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