Rotolando verso Sud. Progetti, per i tratturi
Artigianato industriale o Design artigianale
Se ci stiamo chiedendo, allora, se stiamo davvero parlando della figura del designer e non dell’artigiano, la risposta è che – forse, in fondo – non c’è poi così tanta differenza tra le due. In realtà, la vera differenza tra design e artigianato sta nel progetto.
«Nell’industria il progetto precede per intero il ciclo produttivo mentre nell’artigianato lo accompagna e lo integra passo per passo.»
Il designer si pone, quindi, come figura razionale che sa tener conto della specificità dei luoghi, evidenziandone i punti di forza e rispettandone l’imprescindibile presenza di quelli globalizzanti, stimolando in maniera innovativa le imprese locali. Il tutto cercando di dare una risposta soprattutto alle necessità umane della gente del suo tempo e di quel luogo. E’ in questo contesto che il design salvaguarda e valorizza l’identità territoriale, aiutando le piccole produzioni che rischiano oggi di essere annientate, recuperando mestieri e tecniche tradizionali.
Stefano Follesa, architetto e designer fiorentino parla di quanto «il concetto di identità non è alternativo a quello di progetto, ma è anzi il progetto che genera identità adattando contenuti antichi a linguaggi nuovi.»
Allo stesso modo, Bruno Munari ci ricorda quanto la natura sia presente negli oggetti che ci circondano, individuando una produzione possibile e riconoscibile del mare e di ciò che gli appartiene quale “produttore di oggetti polimaterici di uso incerto, distribuiti senza alcun avviso”. Quindi, oltre alle tradizionali spiegazioni di design è possibile ridefinirlo anche come attività di produzione di elementi sostanzialmente realizzati dalla natura, intorno ad idee progettate.
«L’intero processo di produzione ha posto l’artigiano in una posizione alquanto ambigua, quasi non ci si fida più dell’artigianalità, rendendoci tutti sospettosi del fatto che, se c’è bisogno di un artigiano, allora dev’esserci qualcosa di sbagliato con il prodotto e conseguentemente con il progetto.» dice David Chipperfield parlando di industria e artigianato.
Ettore Sottsass risponde alla domanda “Che cos’è il design?” facendoci capire quanto possa esser ampio e allo stesso tempo indefinito questo tema: «È una domanda generica, potremmo parlarne per una settimana. Forse voi lo sapete già che io, da qualche tempo, distinguo il termine “industrial design” dalla parola “design”. Design in inglese vuol dire “progettare”. Tutto è design; si potrebbe progettare anche un assalto al teatro di Mosca, anche quello è un progetto; invece c’è un disegno particolare, specifico, che è quello che si fa per l’industria, per la produzione, per i mercati e così via: questo è “disegno industriale”. [...] Mi considero un designer teorico, cioè uno che pensa al design, a che cosa è il design, che cosa vuol dire disegnare un oggetto, darlo a qualcuno, appoggiarlo su una tavola; per esempio per disegnare una sedia pensando alla cultura dello stare seduti in ufficio e non pensando all’oggetto sedia in sé.»
Il punto è che non si è ancora giunti, nonostante siano passati un bel po’ di anni dalla rivoluzione industriale in cui il termine è comparso per la prima volta, ad una definizione univoca di design, quindi come si potrebbe pensare di dover associare o meno questi all’artigianato?
Il tema dell’artigianato non è alternativo a quello di design perché essi sono due mondi strettamente legati, oggi entrambi – alla fine – sottostanno all’idea contemporanea di civiltà basata sulla produzione di serie.
Nel XVIII sec. l’interesse dei progettisti industriali era quello di conferire al proprio progetto un’estetica particolare ed unica nel suo genere, motivo per il quale oggi il design spesso identifica i prodotti di una certa qualità estetica. Quindi, se una forma di differenza tra le due “discipline” potrebbe essere la qualità, allo stesso tempo si sbaglia a pensarlo: artigiano e designer dovrebbero lavorare insieme per produrre oggetti di qualità, dovrebbero unirsi e non dividersi. La qualità non è un appellativo unico per una molteplicità di cose, ma è un carattere univoco per ogni oggetto, che sia prodotto industriale o artigianale. Piuttosto, sarebbe scontato differenziare le due cose in termini di “quantità” legata alla velocità di produzione che caratterizza l’industria e le sue macchine al contrario delle mani dell’artigiano.
La parola italiana “artigiano” è la traduzione del termine greco demiourgos, unione della parola demios (pubblico, che appartiene al popolo) e ergon (lavoro). Si parla, quindi, dell’artigiano come di una figura il cui talento riesce a lavorare la materia partendo da valori sostanzialmente immateriali quali basi di civiltà, costumi e tradizioni. Ed è a questo punto che il designer interviene, perché accompagna e “guida” l’artigiano nel passaggio dalla fase immateriale a quella materiale.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Rotolando verso Sud. Progetti, per i tratturi
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Informazioni tesi
Autore: | Anna D'addario |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2013-14 |
Università: | Università degli Studi di Firenze |
Facoltà: | Design e Arti |
Corso: | Disegno industriale |
Relatore: | Giuseppe Lotti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 98 |
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