La questione dei ''bambini soldato'' in Congo: uno sguardo antropologico
Arruolamento forzato e volontario
I bambini soldato sono reclutati in modi molto differenti: secondo il rapporto Machel "alcuni sono arruolati, altri sono forzati o rapiti e altri ancora sono costretti a unirsi a gruppi armati per difendere le proprie famiglie”. Nella maggior parte dei conflitti, il reclutamento forzato di bambini avviene per lo più attraverso il rapimento: in genere, gli addetti al reclutamento ricevono istruzioni sulle fasce di età a cui mirare, che cambiano in base ai bisogni e agli obiettivi del gruppo. Il criterio principale riguarda le dimensioni fisiche, e di norma lo spartiacque è la capacità di trasportare un’arma. Riguardo alla scelta dei luoghi in cui i gruppi svolgeranno le loro operazioni di reclutamento, tanto gli eserciti nazionali quanto i gruppi ribelli prendono in genere di mira i luoghi più vulnerabili e dove i bambini sono più numerosi: stadi, autobus, mercati, moschee e chiese ad esempio, ma soprattutto scuole secondarie o orfanotrofi, dove i bambini sono raccolti in un unico luogo, inaccessibile ai genitori, che tenterebbero di riprenderli e nasconderli.I bambini provenienti dai settori più poveri della società, in particolare quelli che lavorano nel settore informale, sono naturalmente i più vulnerabili; quelli appartenenti a famiglie benestanti corrono rischi minori: vengono lasciati indisturbati o vengono rilasciati, se i genitori hanno la possibilità di “ricomprarli”. Altre categorie a rischio sono i senzatetto o “bambini di strada”, i profughi e i rifugiati interni. Tuttavia, non tutti i bambini sono obbligati ad arruolarsi:molti scelgono spontaneamente di entrare in un gruppo armato. Ad esempio, una ricerca sui bambini soldato in quattro paesi dell'Africa Centrale ha rilevato che il 64 per cento si era arruolato senza aver subito alcuna minaccia di violenza. In Congo, la pratica di rapire bambini per l’ arruolamento è meno diffusa che in altre zone di guerra, sebbene in certe regioni, in particolare l’Ituri, l’arruolamento forzato sia molto frequente. Tra le cause che possono avvicinare i giovani all’arruolamento troviamo le conseguenze simboliche e materiali dell’uso della violenza, che analizzeremo in seguito in particolare riguardo al caso del Congo. Altri studiosi, come Singer, ritrovano le ragioni dell’arruolamento volontario in fattori di natura economica: la garanzia di pasti regolari, indumenti o cure mediche che si può trovare all’interno di gruppi armati.La fame e la povertà possono spingere gli stessi parenti a offrire i loro bambini ai gruppi armati: in alcuni casi gli eserciti pagano i salari dei soldati minorenni direttamente alle famiglie. Alcuni bambini si sentono obbligati a diventare soldati per la loro stessa protezione: in un contesto di violenza e caos pensano di essere più sicuri con un fucile in mano. È evidente che in situazioni del genere la dicotomia volontari/forzati perde di senso: “quando imbracciare un’arma diviene l’ unica alternativa alla morte si è infatti volontari e forzati allo stesso tempo”. Anche il desiderio di vendetta, ad esempio per la morte della propria famiglia, può essere un fattore di spinta: questo aspetto è particolarmente forte nelle cosiddette “culture dell’onore”, nelle quali il desiderio di difendere l’ onore e di evitare l’ onta è particolarmente forte. C’ è inoltre da notare che, crescendo in zone di guerra, spesso i bambini sperimentano una sostanziale “militarizzazione” della loro vita quotidiana: la minaccia di morte diventa un fatto normale e le esperienze di tutti i giorni sono modellate dall’onnipresenza dei combattenti. È in questo “vuoto amorale” che i gruppi alla ricerca dei bambini soldati fanno sentire una voce che può esercitare un richiamo su bambini privi di futuro.
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La questione dei ''bambini soldato'' in Congo: uno sguardo antropologico
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Informazioni tesi
Autore: | Chiara Sganga |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi Roma Tre |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze politiche e delle relazioni internazionali |
Relatore: | michela fusaschi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 92 |
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