La figura del disabile nella fiction italiana
Approccio struttural-funzionalista: disabilità come devianza involontaria
Lo studio della disabilità dal punto di vista sociologico ha inizio verso la fine degli anni ’40 del secolo scorso e prosegue nei decenni successivi, ma senza assumere un carattere sistematico. Perfino il modello medico, nonostante la sua diffusione, non è mai stato formulato in maniera organizzata. Il sociologo americano T. Parsons è stato tra i primi all’inizio degli anni ’50 a concettualizzare la malattia in termini sociologici. Parsons definisce la malattia come uno stato di alterazione del “normale” funzionamentodell’individuo nel suo complesso, in quanto comprende
dimensioni:
i) “disease” (malattia, infermità), è la dimensione biologica, che fa riferimento al corpo e può essere osservata e descritta secondo categorie mediche, che possono rilevare gli scostamenti dell’organismo e delle sue funzionalità dai normali standard;
ii) “illness” (malattia, indisposizione), rappresenta l’esperienza della malattia da parte del soggetto e include le percezioni del soggetto stesso sia a seguito delle variazioni del suo organismo sia in previsione delle conseguenze di queste sulle proprie funzioni sociali;
iii) “sickness” (malattia, malessere), fa riferimento al mancato assolvimento delle attività connesse con il ruolo ricoperto all’interno della società. Secondo l’impianto di questa teoria, che è di tipo funzionalista, Parsons sviluppa le implicazioni della terza dimensione da lui categorizzata in relazione al problema dell’ordine sociale. Per il funzionamento della società è necessario che ogni individuo svolga in maniera adeguata i propri ruoli.
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La figura del disabile nella fiction italiana
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Informazioni tesi
Autore: | Riccardo Rutigliano |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Teoria dell'Informazione |
Relatore: | Marina Villa |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 146 |
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