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Le rappresentazioni mentali, una prospettiva biologica

Apprendimenti non associativi e apprendimenti associativi

Nell’abitudine, il primo tipo di apprendimento non associativo, si assiste alla riduzione di intensità con cui viene prodotta una risposta riflessa (innata), in seguito alla ripetizione dello stimolo. Naturalmente, sono esclusi effetti dovuti ad adattamento dei recettori o a fatica muscolare. Da un punto di vista biologico si può notare che l’abitudine produce nell’organismo una graduale inefficacia degli stimoli (risposte riflesse o innate).
La sensibilizzazione induce effetti opposti a quelli dell'abitudine, perché accentua l’intensità e/o la frequenza di una risposta riflessa (innata). Più è intenso lo stimolo utilizzato, più aumenta la probabilità di produrre sensibilizzazione. Dal punto di vista biologico l’importanza di questo apprendimento risiede nel riuscire a potenziare delle risposte innate, motivo per cui si può considerare una forma primitiva di apprendimento associativo.
Al contrario di abitudine e sensibilizzazione, l'apprendimento di tipo associativo implica la formazione di un'associazione tra uno stimolo neutro e uno stimolo che induce una risposta comportamentale. Di conseguenza, lo stimolo neutro diventa capace di indurre la stessa risposta. In questo modo l’apprendimento associativo contribuisce ad arricchire il repertorio comportamentale dell’animale che perfeziona il suo adattamento all'ambiente.
Si possono distinguere due tipi di apprendimento associativo: il condizionamento classico o pavloviano, e il condizionamento strumentale o operante. Si ha condizionamento classico quando uno stimolo inizialmente neutro (stimolo condizionato o SC) è seguito da uno stimolo in grado di indurre una risposta non condizionata (RNC). Questo secondo stimolo è noto come stimolo non condizionato o innato (SNC). La ripetuta presentazione della sequenza SC-SNC porta alla correlazione tra stimolo condizionato e innato e avrà come risultato la produzione di un comportamento innato a partire da uno stimolo condizionato.
L'esempio più noto di questo tipo di apprendimento è quello inizialmente descritto da Pavlov nei cani da lui utilizzati per lo studio della salivazione. Una volta dimostrato che la salivazione nei cani aumentava per via riflessa (risposta innata o non condizionata) in seguito alla stimolazione dei recettori gustativi, (introduzione del cibo in bocca: stimolo innato o non condizionato) ripetute presentazioni delle stesse condizioni sperimentali avevano fatto notare che un effetto analogo (aumento della salivazione: risposta condizionata) si produceva anche prima dell'attivazione dei recettori gustativi. Ne erano causa gli eventi che la precedevano (l’ingresso dell'inserviente che recava il cibo e, in esperimenti successivi, il suono di un campanello - stimoli condizionati). Inizialmente incapaci di indurre salivazione, gli stimoli condizionati lo diventavano se presentati prima dello stimolo innato. Il manifestarsi della risposta condizionata richiede che la sequenza stimolo-condizionato stimolo-innato sia ripetuta un certo numero di volte.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Le rappresentazioni mentali, una prospettiva biologica

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Informazioni tesi

  Autore: Roberta Marturana
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Catania
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere
  Corso: Lingue e letterature straniere
  Relatore: Marco Mazzone
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 66

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Parole chiave

flessibilità cognitiva
intenzionalità intrinseca
rappresentazioni mentali
sistemi rappresentazionali

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